Le vulnerabilità nei sistemi IT e la possibilità di risolverle tempestivamente grazie al software open source sono ormai note, consentendo a specialisti indipendenti e comunità globali di esaminarne, testarne e migliorarne costantemente la funzionalità.

Recentemente abbiamo assistito a crisi in tutto il mondo dovute alle infrastrutture IT, sia per le aziende che per i governi. Il caso più recente e di maggiore impatto è stato il blackout in Spagna, che ha causato un'interruzione generalizzata della fornitura di energia elettrica nella Penisola Iberica, nel Portogallo continentale e ad Andorra, nonché in alcune zone della Francia meridionale. L'interruzione ha colpito oltre 50 milioni di persone, con gravi disagi alle telecomunicazioni e al sistema dei trasporti. Sebbene questo evento non abbia generato componenti catastrofiche, gli eventi conseguenti al blackout hanno causato la morte di otto persone.

L'infrastruttura IT si riferisce all'insieme di risorse fisiche e virtuali che consentono a un'organizzazione di gestire i propri sistemi informativi; include hardware, software e reti di servizi necessari per l'elaborazione, l'archiviazione e la trasmissione dei dati. Una gestione adeguata è fondamentale per l'efficienza e il successo di qualsiasi azienda nell'era digitale.

Considerata la situazione, El Economista ha parlato con Luciano Alves, CEO di Zabbix LATAM, esperto di infrastrutture IT che collabora con il Centro Nazionale di Controllo dell'Energia in Messico. Ascoltare la sua opinione su eventi di questa natura è utile per capire come prepararci, sia come grandi utenti che come singoli individui.

—Cosa c'è dietro le interruzioni di sistema come quelle di Microsoft o i blackout di massa come quelli in Spagna e Portogallo a livello tecnologico?

Eventi come interruzioni globali dei sistemi o blackout su larga scala sono spesso il risultato di un guasto in uno dei tre pilastri fondamentali della tecnologia: strumenti, processi e persone. In ambienti altamente digitalizzati, disporre di una tecnologia robusta non è sufficiente. I processi devono essere chiaramente definiti, allineati agli obiettivi aziendali e il personale deve essere formato per utilizzare gli strumenti e rispondere alle crisi. Quando uno di questi pilastri fallisce, a causa di uno strumento obsoleto, di un processo inefficace o di un errore umano, il sistema può collassare. Non tutto è necessariamente un guasto attribuibile esclusivamente alla tecnologia. La sfida sta nell'orchestrare efficacemente questi tre elementi per garantire la resilienza operativa.

—È possibile proteggere l'infrastruttura IT per prevenire vulnerabilità che colpiscono milioni di persone? Come?

Sì, è assolutamente possibile proteggere l'infrastruttura IT e prevenire la maggior parte dei problemi operativi, a condizione che esista una solida cultura di monitoraggio e analisi dei dati in tempo reale. Ogni sistema tecnologico genera costantemente segnali: log, metriche di performance, avvisi di guasto. La domanda è: siamo preparati a interpretare questi segnali e ad agire in anticipo? Con gli strumenti giusti, come le piattaforme di osservabilità e il monitoraggio intelligente, è possibile non solo reagire rapidamente ai guasti, ma anche anticiparli. La chiave è costruire un solido database sul normale comportamento dell'infrastruttura e rilevare le deviazioni che indicano potenziali anomalie. Questa è la differenza tra essere reattivi ed essere proattivi.

—La complessità dell'infrastruttura IT è parte del problema di vulnerabilità?

La crescente complessità dell'infrastruttura IT non è di per sé un problema, ma una caratteristica naturale dell'attuale ambiente digitale. L'aumento di sistemi, integrazioni e piattaforme risponde alla domanda di maggiore agilità, personalizzazione e innovazione. La sfida sorge quando questa complessità non viene gestita correttamente. Senza una strategia chiara, può tradursi in rischi. Tuttavia, con una pianificazione strategica e team qualificati, questa complessità può essere trasformata in un vantaggio competitivo. L'utilizzo di consulenza specializzata, soluzioni modulari e formazione continua sono pratiche chiave per navigare in sicurezza in questo ambiente.

—Qual è la differenza tra sistemi open source e sistemi con licenza nell'infrastruttura tecnologica?

La principale differenza tra software open source e software con licenza risiede nel modello di business, non necessariamente nella qualità o nella sicurezza della tecnologia. Il software open source, quando sviluppato e gestito da aziende affidabili – come nel caso di Zabbix – può essere sicuro quanto, o addirittura di più, delle soluzioni proprietarie. Il suo grande vantaggio è la trasparenza: il codice è disponibile per essere verificato da chiunque, il che moltiplica la capacità di identificare difetti o vulnerabilità. Inoltre, la comunità open source è generalmente più ampia e attiva, il che favorisce miglioramenti costanti e risposte rapide agli incidenti. Il software proprietario, d'altra parte, si basa esclusivamente sul team interno del fornitore. In entrambi i casi, ciò che determina realmente la sicurezza è la serietà dell'azienda che sviluppa, gestisce e supporta la soluzione.

—Il monitoraggio delle infrastrutture IT è sufficientemente diffuso?

Il monitoraggio dell'infrastruttura IT è un pilastro fondamentale nella prevenzione delle crisi. Tuttavia, è ancora comune trovare implementazioni superficiali, focalizzate solo su indicatori di base come la disponibilità della rete o lo stato del server. Il vero valore del monitoraggio risiede nella sua capacità di correlare i dati provenienti da più fonti per generare informazioni approfondite sul comportamento del sistema.

È fondamentale, ad esempio, incrociare le informazioni sull'infrastruttura con gli indicatori dell'esperienza utente. Solo così è possibile comprendere il reale impatto di un guasto e intervenire con accuratezza. Sebbene la sua importanza sia evidente, l'uso avanzato del monitoraggio non è ancora sufficientemente diffuso, soprattutto nelle organizzazioni prive di una cultura IT consolidata. È comune vedere aziende che non sfruttano al meglio i propri strumenti, a causa di un eccesso di piattaforme, di un uso improprio, di una scarsa formazione o di servizi appaltati sul "mercato grigio", offerti da aziende senza legami con i produttori, il che compromette la sicurezza e l'affidabilità operativa.

—Dato che CENACE in Messico utilizza Zabbix per monitorare parte della sua infrastruttura IT, è possibile che in Messico si verifichi un blackout di massa come quello avvenuto in Spagna?

Nessuno strumento, per quanto potente, può prevenire gli incidenti da solo. L'utilizzo di Zabbix da parte di CENACE è un ottimo esempio di come il monitoraggio possa essere integrato nei processi critici. Ma la sua efficacia dipende da come viene configurato, monitorato e utilizzato nel contesto dei processi e dalle persone giuste. La chiave è affrontare gli incidenti partendo dalla loro causa principale, non solo dai sintomi. Se un evento critico non viene analizzato e corretto correttamente, può ripresentarsi o combinarsi con altri eventi minori e trasformarsi in una crisi grave. Ciò che si può e si deve fare è agire in modo preventivo, mitigando il più possibile i rischi attraverso una buona governance IT.

—Con l'avanzare dell'intelligenza artificiale, le infrastrutture IT stanno diventando più vulnerabili oppure questa tecnologia può aiutare a rilevare i rischi in anticipo?

L'intelligenza artificiale è un potente alleato nella gestione delle infrastrutture IT. Potenzia le capacità umane analizzando grandi volumi di dati in modo rapido e accurato, identificando modelli e anomalie prima che abbiano un impatto. Grazie all'IA, attività che in precedenza richiedevano ore di analisi manuale possono essere eseguite in pochi secondi. Tuttavia, è essenziale che il suo utilizzo sia allineato a processi ben definiti e che vi sia una supervisione umana. L'IA offre raccomandazioni basate su probabilità, ma la decisione finale spetta all'operatore. Se implementata correttamente, l'IA non rende i sistemi più vulnerabili; al contrario, ne rafforza la resilienza, migliora il processo decisionale e accelera la risposta alle crisi.

nelly.toche@eleconomista.mx