G7 contro Cina: la guerra economica che sta ridefinendo il commercio globale

Le sette economie più ricche del mondo (G7) hanno formalizzato un blocco per contrastare le "pratiche non di mercato" della Cina. Questa escalation, che spazia dai sussidi al raggruppamento dei prodotti e-commerce, segna l'inizio di una nuova era di confronto economico globale con implicazioni dirette per i consumatori.
In una mossa che ridefinisce il panorama geopolitico ed economico globale, i ministri delle finanze del Gruppo dei Sette (G7) hanno unito le forze per lanciare un'offensiva coordinata contro quello che considerano uno "squilibrio economico" globale, con la Cina come bersaglio implicito delle loro azioni. Sebbene il comunicato finale eviti di nominare direttamente Pechino, il linguaggio utilizzato non lascia spazio a dubbi: il mondo sta assistendo all'emergere di una nuova guerra fredda economica che minaccia di sconvolgere le catene di approvvigionamento, il commercio internazionale e, in ultima analisi, il prezzo dei prodotti che raggiungono i consumatori.
Il comunicato finale del G7 invia un "chiaro segnale al mondo che il G7 è unito negli obiettivi e nell'azione". I funzionari di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Giappone, Germania, Francia e Italia hanno concordato di monitorare "politiche e pratiche non di mercato" per contrastare gli squilibri globali. Si tratta di un riferimento diretto e calcolato al modello economico cinese, basato su sussidi statali e massicce esportazioni, che il G7 ritiene comprometta la "parità di condizioni".
Tuttavia, questa apparente unità è una costruzione strategica che nasconde profonde divisioni interne. Un'analisi dettagliata del comunicato rivela un'omissione deliberata e significativa: non si fa menzione dei dazi imposti dall'amministrazione Trump ai propri alleati, un punto di forte contesa. Il Ministro delle Finanze canadese François-Philippe Champagne ha minimizzato questa assenza, ma ha ammesso che i dazi sono qualcosa che "non può essere evitato".
Questo silenzio concordato dimostra che l'"unità" del G7 è una facciata fragile, costruita al solo scopo di proiettare la forza contro la Cina, costringendo i membri ad accantonare temporaneamente le proprie controversie commerciali. La tensione di questo nuovo ordine risiede proprio nella precarietà di questo consenso.
Il confronto economico si sta combattendo su fronti sempre più specifici e concreti. Il G7 non sta prendendo di mira solo i sussidi statali della Cina, ma anche le pratiche che colpiscono direttamente i consumatori occidentali.
Uno degli obiettivi principali è lo sfruttamento dei pacchi "de minimis", spedizioni di basso valore che spesso eludono le tariffe doganali. In particolare, si segnala che aziende di e-commerce come Shein e Temu hanno sfruttato l'esenzione fiscale per pacchi di valore inferiore a 800 dollari negli Stati Uniti per inondare il mercato, una pratica che il G7 sta cercando di contrastare.
"Abbiamo concordato sull'importanza di condizioni di parità e di un approccio ampiamente coordinato per affrontare i danni causati da coloro che non rispettano le stesse regole e mancano di trasparenza." – Comunicato finale dei Ministri delle Finanze del G7.
* Rafforzamento delle catene di approvvigionamento: è in atto uno sforzo concertato per ridurre la dipendenza dalla Cina in settori critici come i minerali per le batterie dei veicoli elettrici e i semiconduttori.
* Risposta alle politiche "predatorie": il gruppo si è impegnato a coordinare una risposta alle politiche cinesi sulle esportazioni che, a loro dire, minacciano la competitività di tutte le nazioni e destabilizzano le catene di approvvigionamento globali.
Questo approccio riflette un cambiamento tattico: la guerra economica si sta spostando dall'alta finanza al carrello della spesa del consumatore, nel tentativo di ostacolare i vantaggi tangibili che le aziende cinesi offrono in Occidente.
Di fronte alla paralisi di istituzioni tradizionali come l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), dimostratasi "inefficace" nel gestire la "militarizzazione del commercio" da parte sia degli Stati Uniti che della Cina, il G7 ha assunto un nuovo ruolo.
Gli analisti sottolineano che molte delle principali questioni di governance globale sono "ricadute di default sul G7". Il gruppo non si limita più a reagire, ma cerca attivamente di stabilire le regole per una nuova era di "frammentazione e competizione con la Cina". Coordinando questioni come la contabilità del carbonio, la resilienza della catena di approvvigionamento e l'intelligenza artificiale, il G7 sta costruendo l'architettura di un sistema economico parallelo, progettato per operare in diretta concorrenza con la sfera d'influenza di Pechino. Si tratta di un cambiamento storico con scarse conseguenze a lungo termine.
La Verdad Yucatán