La FGE ha screditato e stigmatizzato la stampa sul caso del massacro di Jojutla: Network of Women Journalists


MORELOS (apro) .- La Rete delle Giornaliste dello Stato di Morelos ha espresso la sua preoccupazione per il bollettino informativo FGE 506, emesso il 23 giugno dalla Procura Generale dello Stato (FGE), presieduta dal procuratore Edgar Maldonado Ceballos, poiché squalifica il lavoro dei media che hanno seguito la quarta fase dell'intervento nel cimitero "Pedro Amaro", a Jojutla.
Secondo l'organizzazione, il contenuto della newsletter non solo scredita la stampa, ma viola anche i diritti fondamentali tutelati dalle leggi nazionali e internazionali. L'organizzazione ha avvertito che le dichiarazioni rilasciate dall'ufficio del Procuratore Generale mirano a limitare la pratica del giornalismo, il diritto alla libertà di espressione e l'accesso all'informazione pubblica, con l'obiettivo di controllare la narrazione su una questione estremamente delicata.
Tra i punti evidenziati dalla Rete vi sono i seguenti:
- Screditamento infondato. La Procura ha affermato che le informazioni diffuse dalla stampa "mancano di veridicità e violano la sofferenza delle vittime". Per la Rete, questa accusa, priva di prove, stigmatizza i giornalisti che informano responsabilmente e mette a rischio il loro lavoro.
- Stigmatizzazione del giornalismo. Ha trovato preoccupante che i media siano ritenuti responsabili di generare "allarme sociale e disinformazione", poiché questo è uno strumento comunemente utilizzato per screditare e censurare il lavoro giornalistico in contesti sensibili.
- Mancanza di trasparenza. L'organizzazione ha sottolineato che, sebbene sia legittimo informare in anticipo le famiglie delle vittime, la Procura ha impiegato sette giorni, dopo la sospensione dei lavori, per emettere un rapporto ufficiale. Ha sottolineato che, qualora l'istituzione neghi informazioni, è tenuta a fornire dati chiari, verificabili e accessibili a tutti.
- Minacce implicite. Il bollettino afferma che "impedire la diffusione di dati non verificati è un obbligo di legge". La Rete ha avvertito che questa dichiarazione potrebbe essere interpretata come un avvertimento diretto contro coloro che segnalano basandosi su fonti diverse da quelle ufficiali, il che rappresenta un rischio maggiore se proveniente da un'autorità giudiziaria.
- Infondata messa in discussione dell'etica. Ha ritenuto inaccettabile insinuare che pubblicare informazioni non confermate dalla Procura sia un atto immorale. Ha ricordato che il rigore giornalistico si basa sulla verifica di diverse fonti, non esclusivamente sulla versione istituzionale.
- Impatti sul diritto alla memoria. La Rete ha sottolineato che il lavoro giornalistico contribuisce a preservare la memoria collettiva, soprattutto nei casi di gravi violazioni dei diritti umani. Limitare l'accesso all'informazione ha un impatto diretto su questo diritto e perpetua il silenzio.
Inoltre, l'organizzazione ha riferito che, durante un incontro con i gruppi tenutosi il 25 giugno, il procuratore Edgar Maldonado Ceballos ha personalmente accusato la stampa di aver distorto le informazioni relative al procedimento di esumazione. Ha affermato che queste dichiarazioni aumentano il rischio per chi esercita la professione di giornalista nello Stato.
La Rete ha ricordato che l'articolo 6 della Costituzione messicana tutela la libertà di espressione, l'accesso all'informazione e il libero giornalismo. Ha inoltre osservato che i trattati internazionali ratificati dal Messico, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, garantiscono il diritto di cercare, ricevere e diffondere informazioni, e che le Nazioni Unite hanno avvertito le autorità di non utilizzare leggi o retorica per intimidire i giornalisti.
"L'ufficio del Procuratore generale viola i diritti umani fondamentali quali la libertà di espressione, l'accesso alle informazioni, la libertà di stampa e il diritto alla memoria", ha osservato l'organizzazione.
Infine, ha chiesto alla Procura:
- Astenersi dal diffondere messaggi che possano intimidire, minacciare o screditare chi scrive.
- Garantire un accesso trasparente, equo e tempestivo alle informazioni pubbliche.
- Riconoscere il giornalismo come strumento fondamentale per la responsabilità, la difesa dei diritti umani e la preservazione della memoria collettiva.
"La tragedia delle tombe di Jojutla è rimasta irrisolta per oltre dieci anni. I limitati progressi sono stati possibili grazie alla perseveranza delle famiglie che hanno cercato e al lavoro di un giornalismo impegnato", ha dichiarato il Network.
E ha concluso: "La libertà di espressione non è soggetta a condizioni. Il giornalismo non viene messo a tacere".
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