Perderemo WhatsApp gratuito?

È trascorsa una settimana da quando la Corte Costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità della legge che ha creato il modello di "tariffa zero" per i piani internet mobile colombiani, un sistema attraverso il quale gli operatori possono offrire applicazioni senza utilizzo di dati.
Ciò fa seguito a una causa intentata dal gruppo legale El Veinte, un collettivo dedicato alle questioni relative alla libertà di espressione, la cui figura di spicco è Ana Bejarano, avvocata e editorialista, contro la quale, incidentalmente e in totale rifiuto, si è scatenata un'orribile ondata di insulti e affronti.
Tornando al tema, è importante analizzare diversi aspetti. Innanzitutto: da dove nasce questa idea di app senza consumo di dati? Nasce da un Piano Nazionale di Sviluppo approvato nel 2011, un momento in cui si sentiva la necessità di incentivare l'uso di internet mobile e app a beneficio della produttività e delle comunicazioni sociali del Paese.
Grazie a questo, milioni di colombiani possono utilizzare le app più popolari senza consumare i propri dati, un vantaggio particolarmente importante per i clienti prepagati, che costituiscono la maggioranza degli utenti.
El Veinte afferma che questo modello di "aliquota zero" è contrario alla libertà di scelta, avvantaggia pochi giganti digitali e contrasta il concetto di neutralità della rete, secondo il quale tutti i contenuti, le applicazioni, ecc. su Internet dovrebbero essere trattati allo stesso modo, senza vantaggi o restrizioni.
Da dove provengono queste app senza dati? Gli operatori affermano che provengono dall'elenco delle app più popolari nel Paese, stilato dalla Communications Regulatory Commission (CRC).
È un male che Meta (WhatsApp, Instagram, Facebook) ne siano i principali beneficiari? Sì, lo è. Ma purtroppo sono i più utilizzati e quindi, se non consumano dati, milioni di persone che usano, ad esempio, WhatsApp per lavorare, studiare, comunicare, vendere i propri prodotti, o Facebook e Instagram per informarsi, divertirsi, esprimersi, ecc., ne trarranno beneficio.
Gli operatori hanno ribadito di non avere accordi per "prezzi zero". Al contrario, sono impegnati in una dura lotta con questi giganti per convincerli a pagare per l'enorme utilizzo della rete da parte delle loro app.
Ecco perché la sentenza attesa della Corte è preoccupante, perché contiene una patata bollente: deve confermare l'incostituzionalità, il che significherà tornare al modello in cui gli utenti pagano un piano, postpagato o prepagato, e la loro capacità dati si esaurirà man mano che utilizzeranno tutte le app.
Ciò onorerà l'intento della causa: rispetto della neutralità della rete e diritto di utilizzare qualsiasi app si desideri, indipendentemente dal costo.
Qualsiasi decisione contraria sarebbe estremamente pericolosa, e non solo per questo settore. La Corte non può obbligare gli operatori a offrire un'app senza consumo di dati a 100 milioni di linee, poiché ciò sarebbe non solo ingestibile, ma anche confiscatorio.
La Corte potrebbe suggerire, sollecitare o invitare il Congresso, il Ministero delle Comunicazioni (MINTIC) o il CRC a studiare le politiche pubbliche in materia. Ma WhatsApp e i social media ora consumeranno i dati del nostro piano tariffario o delle nostre ricariche, sicuramente sarà così. Lunga vita alla libertà e alla neutralità della rete!
eltiempo