Granchio blu, i dissuasori sonori funzionano? I risultati dei test

‘Stiamo sperimentando i dissuasori sonori da almeno un anno. I test continuano, stiamo cercando di capire gli effetti sul granchio blu, quanto il sistema, la barriera sonora sia efficace’, Virginio Mantovan, 59 anni, imprenditore, ex vicesindaco di Porto Viro fa parte della task force che dalla prima linea porta avanti la battaglia contro l’alieno che ha svuotato gli allevamenti di vongole, il reddito e i risparmi dei pescatori da Porto Tolle (Veneto) a Goro (Emilia), da Scardovari (Rovigo) a Gorino (Ferrara).
Due regioni, migliaia di famiglie rimaste senza nulla, un pugno di gusci. Nella task force ci sono Mantovan, allevatore di vongole, Ispra, l’università di Padova.

La sperimentazione è una delle voci del maxi piano del commissario straordinario Enrico Caterino, piano contro il granchio blu che ha come protagonisti il governo, le regioni, i comuni, le associazioni della pesca. E chi sta facendo ricerca.
‘Dobbiamo capire che ogni cosa, ogni tassello va a comporre il mosaico di iniziative per fermare l’avanzata del granchio. Fondamentali i finanziamenti, cruciale anche la ricerca. Che vuol dire recinti, reti, nasse. Ma anche sistemi, ancora sperimentali, per far cambiare aria al granchio. Il progetto è frutto di una forte collaborazione, che in un certo senso ci lega anche ai test che si stanno portando avanti per l’altro sistema di dissuasione che si basa sugli effetti luminosi di cui di occupa l'università di Venezia’, precisa Mantovan. Si procede insomma in parallelo. Mentre sul piatto vengono messi milioni dal commissario e dalle Regioni per questa guerra che ormai dura da oltre due anni. Era maggio del 2023, in una manciata di notti degli allevamenti di vongole non resta più nulla.
‘Come funziona? Usiamo tre frequenze, onde sonore che percorrono il mare. Frequenze diverse per evitare il rischio che il granchio si abitui all’azione di disturbo, come del resto succede quando magari usano i cannoncini sonori per scacciare le oche. Si abituano al boato, allo scoppio, al massimo fanno un volo e poi sono di nuovo lì. Vorrei precisare che si tratta di un sistema brevettato ma che, proprio perché la sperimentazione è in corso, nessuno di questi dispositivi è stato dato ai pescatori. Serve il disco verde degli enti di ricerca che stanno lavorando con noi al progetto, Ispra e Ateneo di Padova appunto’.
Se ne parla alla fine dei test, quando verrà provata l’efficacia. Se questa verrà provata. Vadis Paesanti è il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca Emilia Romagna, pescatore, uomo di mare. E’ lui a mettere in guardia contro quella che definisce una babele. ‘Dobbiamo attendere gli esiti della sperimentazione ufficiale, quella che stanno portando avanti sotto la regia del commissario. Solo quando si avrà un esito positivo, se così sarà, allora si potrà procedere con questo strumento. Il dissuasore sonoro inoltre è da paragonare alle reti, ai recinti, deve avere tutti i crismi. A quel punto è anche possibile attuare un percorso che porti all’indennizzo per chi l’ha comprato, ad un aiuto nell’investimento’.
Investimento non di poco conto. Aiutati che Dio ti aiuta, alcune cooperative ittiche, pescatori si sono rivolti al mercato dove si trova di tutto, anche i dissuasori. E li hanno acquistati con cifre che oscillano dai 2mila euro ai 7mila, a seconda dei modelli.
Una spesa non da poco, che va a pesare su una forte situazione di crisi. C’è chi ha comprato dissuasori acustici, li ha messi in acqua e non ha ottenuto alcun risultato.
‘Ho meso attorno le trappole per i granchi, per vedere se funzionava. Non funzionava proprio per niente, nelle gabbie c’erano i granchi. Uno si era piazzato proprio sopra il dissuasore sonoro. L’ho mollato in fondo al mare, non serve a nulla’.
Si tratta probabilmente di modelli fai da te, magari di attrezzature realizzate da neofiti che si sono buttati nel settore da poco tempo, sulla spinta di facili guadagni.
‘Costruire un dissuasore è una cosa seria, va testato. Quella che stiamo portando avanti è una ricerca scientifica a tutti gli effetti’. Marika Bugnoli, sindaco di Goro, il paese che ha avuto più ‘vittime’.
Quasi azzerate le vongole, 250 pescatori che hanno detto addio al mestiere, cinque cooperative hanno alzato bandiera bianca. C’è chi si è venduto la barca, svenduto.
I prezzi sono crollati. ‘Come ho detto al commissario spero che possano esserci dei dissuasori in grado perlomeno di infastidire il granchio’, l’augurio del primo cittadino. La strada per uscire dal tunnel sembra ancora lunga.
İl Resto Del Carlino