I ponti di primavera non aiutano le vendite nei centri commerciali

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I ponti di primavera non aiutano le vendite nei centri commerciali

I ponti di primavera non aiutano le vendite nei centri commerciali

Un inizio anno fiacco per i centri commerciali che che primi quattro mesi del 2025 vedono calare le vendite (-2,3%) mentre le presenze nel complesso tengono bene perché tra il maggio 2024 e l’aprile 2025 mettono a segno un +1,2%. I dati dei fatturati del mese di aprile 2025 registrano una flessione del -3,8% rispetto al corrispondente periodo del 2024, che porta ad un risultato progressivo lievemente negativo nei primi quattro mesi del 2025. Tale andamento va considerato alla luce di diversi fattori, tra cui il clima generale di incertezza e alcune peculiarità del calendario nei primi mesi dell’anno, in cui le festività pasquali posticipate, rispetto all’anno precedente, e diversi ponti festivi hanno inciso sfavorevolmente in particolare su alcune tipologie di acquisto. I dati forniti dall’Osservatorio CNCC, si basano su un panel rappresentativo, costante e omogeneo, a cui partecipano 300 strutture, pari a circa 10mila punti di vendita presenti su tutto il territorio nazionale.

«I nostri dati evidenziano un rallentamento generalizzato delle vendite nei centri commerciali e nel retail, riconducibile principalmente alla lieve contrazione dell’affluenza pari allo -0,8% nei primi quattro mesi dell’anno e a una maggiore cautela da parte dei consumatori nelle decisioni di spesa - sottolinea Marco Daviddi, Managing Partner di EY Parthenon, Italia -. Questo scenario riflette un contesto macroeconomico e geopolitico ancora instabile, che alimenta un clima di incertezza incidendo anche sulle abitudini dei consumatori. Per gli operatori del settore, è necessario mantenere un’elevata capacità di adattamento e trasformazione, sia in termini di offerta sia di strategia, per essere in grado di intercettare i nuovi bisogni e anticipare i futuri cambiamenti nei comportamenti d’acquisto».

Nell’aprile 2025 le migliori performance arrivano dai segmenti “cura persona e salute”, che ha registrato una crescita del +2,7%, e l’attività di servizi, in lieve aumento (+0,1%), a registrare andamenti positivi. Rispetto ad aprile 2024, il quarto mese dell’anno segna però un calo pari a -3,8%, determinato principalmente dall’andamento negativo di alcuni comparti che risentono maggiormente dei calendari. Si evidenziano, infatti, flessioni significative nei settori dell’elettronica di consumo (-7,5%), dell’abbigliamento (-4,9%) e dei beni per la casa (-4,7%), seguiti dai comparti cultura, tempo libero e regali (-3,2%) e dalla ristorazione (-1,8%). Con riferimento al primo quadrimestre del 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024, si confermano i segnali positivi osservati anche ad aprile nei comparti cura persona e salute, che cresce del +2,8%, e attività di servizi, che registra una solida espansione del +3,9%. I comparti che, invece, hanno registrato performance negative sono stati i beni per la casa e l’abbigliamento, entrambi in calo del -3,6%. Andamenti in flessione, seppur più contenuti, si rilevano anche nei settori cultura, tempo libero e regali (-3,2%), elettronica di consumo (-2,7%) e ristorazione (-1,4%).

«Gli andamenti registrati dall’Osservatorio CNCC sono in linea con il trend e gli indicatori del settore del commercio che, come noto, risentono della congiuntura economica e della fiducia dei consumatori - sottolinea Roberto Zoia, Presidente del CNCC -. L’attuale contesto macro-economico, che continua ad essere complesso, si riflette pertanto anche sulle performance dell’Industria dei centri commerciali, che però registrano una flessione contenuta, segno che il modello proposto è valido e apprezzato. I fatturati hanno, infatti, dovuto scontare un impatto sfavorevole del calendario, su cui in particolare hanno pesato l’incidenza di alcuni comparti, ovvero, quelli caratterizzati da consumi rimandabili. Particolarmente rilevante è, inoltre, l’andamento in territorio positivo registrato dagli ingressi su base annua, che testimonia come i centri commerciali siano solidi nelle opzioni di acquisto dei consumatori».

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