Intelligenza artificiale applicata allo sport, una collaborazione destinata a consolidarsi

L’intelligenza artificiale è entrata anche nel mondo dello sport, e la sua presenza in quest’ambito è destinata a crescere sempre di più. Lo confermano alcune ricerche condotte da Espresso Communication per conto di Vero Volley: il mercato globale dell’Ia applicata allo sport, che aveva sfiorato i 9 miliardi di euro di ricavi nel 2024, supererà quota 10 miliardi entro la fine del 2025. Numeri che sono destinati a salire, come conferma un’indagine di Precedence Research secondo cui le entrate supereranno i 60 miliardi nei prossimi 9 anni, con una crescita del +500%.
A guidare il settore è il Nord America, con una quota di mercato del 35% dovuta soprattutto a leghe sportive particolarmente attente alla tecnologia come Nfl, Nba e Mlb. A seguire l’Europa, che rappresenta il 24% del mercato e che da qualche anno ha saputo aprirsi all’intelligenza artificiale sia per mezzo delle innovazioni introdotte nei principali campionati di calcio sia grazie a collaborazioni virtuose con università e centri di ricerca. Medaglia di bronzo per l’Asia (22%), soprattutto a causa degli investimenti effettuati da Cina, Giappone e Corea del Sud.
“Praticamente tutte le discipline sportive più praticate al mondo vedono nell’Ia un alleato capace di migliorare presente e futuro”, commenta Gianpaolo Martire, responsabile marketing di Vero Volley. Secondo un’indagine condotta proprio dal Consorzio Vero Volley, nel 29% dei casi l’intelligenza artificiale è stata utilizzata per stilare specifici programmi di allenamento. Un esempio, partendo proprio dal calcio, è quello del Liverpool, che sta utilizzando piattaforme tecnologiche per studiare tattiche per i calci piazzati. O ancora il basket Nba, che punta a sfruttare le possibilità offerte dall’Ia per prevenire l’annoso problema dei frequenti infortuni. Un discorso analogo si può fare per la pallavolo, con la collaborazione tutta italiana tra Vero Volley e K-Sport volta a monitorare, attraverso sensori Ia, parametri e prestazioni dei giocatori durante gli allenamenti, per evitare quanto più possibile infortuni dovuti al sovraccarico.
“L’intelligenza artificiale è una grande opportunità”, prosegue Giampaolo Martire, “e internamente la utilizziamo in tante applicazioni, da quella generativa di contenuti in campo social, video e grafico, a quella collegata al comparto logistico legato all’ottimizzazione degli spostamenti delle prime squadre durante la stagione, sino agli applicativi per il fan engagement, sia in ottica di virtual advertising che di realtà aumentata. Ci sono inoltre tanti strumenti operativi che semplificano notevolmente il lavoro ripetitivo, dal tagging automatico delle foto per gestire meglio gli archivi dei contenuti ai tagli e adattamenti di video di gioco, per formato, tone of voice e testo a seconda del tipo di social media a cui il contenuto è indirizzato. In ultimo, ma forse per prima come importanza, insieme a quella del tema allenamenti, prevenzione infortuni, load management, c’è l’area della vendita”, conclude.
C’è poi il tennis, con il prossimo Wimbledon che proporrà un assistente Ia interattivo pensato per fornire statistiche e rispondere alle domande dei tifosi in tempo reale durante le partite. Infine l’hockey, con l’esempio dei San Jose Sharks, squadra che milita nella Nhl e che ha intenzione di sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale per analizzare schemi e tattiche di gioco.
“L’Ia è una culla di opportunità”, spiega Francesco Elmi, esperto di intelligenza artificiale con esperienze nel mondo sportivo. “L’unica cosa che ci può dividere o allontanare da essa è il coraggio di osare, perché le potenzialità messe a disposizione sono davvero innumerevoli. In primo luogo, in ottica medicina sportiva. Infatti, avatar e assistenti virtuali di ultima generazione possono velocizzare i processi di analisi, scansionando gli atleti nel vero senso della parola. In questo modo, in supporto a medici e operatori del settore in carne ed ossa, potremo, anzi possiamo scovare con anticipo eventuali problematiche e salvaguardare il benessere e la vita degli atleti. Ma non è tutto, perché l’Ia funge anche da ponte “inclusivo”, supportando, ad esempio, a 360° i ragazzi sordi che vogliono mettersi in gioco e approcciare una nuova disciplina”.
La Repubblica