Melavì, uno spiraglio nella crisi: sbloccati i soldi per gli stipendi


Per i lavoratori a tempo indeterminato di Melavì è stata chiesta la cassa
Sondrio – Gli stipendi di marzo - e probabilmente di aprile - saranno pagati la prossima settimana. Uno spiraglio in un quadro che è e resta nero per un’azienda, la Cooperativa Melavì, che alla fine del mese scorso ha comunicato di aver proceduto “al deposito di istanza di accesso al concordato semplificato per la liquidazione del patrimonio e la successiva cessazione dell’attività”. È di ieri, infatti, la notizia che il Tribunale di Sondrio ha autorizzato un parziale svincolo delle linee di credito di Banca Popolare di Sondrio Spa, in precedenza revocate.
Uno “sblocco” giunto a ridosso dell’assemblea sindacale che si è svolta a Tovo Sant’Agata nella mattinata con i lavoratori e le lavoratrici della Cooperativa Melaví, sfociata nel mandato dato all’unanimità dai lavoratori alle tre segreterie territoriali dei sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Sondrio per la proclamazione dello sciopero ad oltranza a partire dal 16 maggio “nel caso in cui entro tale data – recita il comunicato – non venisse pagato lo stipendio del mese di marzo e fornita la data certa del pagamento della mensilità di aprile”.
Nel frattempo, per quanto riguarda i lavoratori a tempo indeterminato di Melavì - 18 dei quali 8 operai e 10 impiegati - si è ancora in attesa dell’esito positivo sulla richiesta di cassa integrazione straordinaria dal 1° maggio scorso. Purtroppo, invece, parte dei lavoratori e delle lavoratrici con contratto a termine, in tutto 53, quelli con scadenza al 30 aprile hanno già interrotto la propria attività e così via via sarà per tutti gli altri, senza che per loro sia prevista alcuna forma di ammortizzatore sociale. “Ancora una volta sottolineiamo il dispiacere nel vedere un’importante realtà territoriale economica e di impatto sociale chiudere la propria esperienza cooperativistica in questo modo – commentano Ilaria Urbani (Fai-Cisl), Valter Rossi (Flai-Cgil) e Donatella Canclini (Uila-Uil) –. Non avere più un marchio identificativo su cui far confluire l’importante produzione di mele valtellinesi non solo crea un danno sociale ed economico ai lavoratori che si troveranno senza un’occupazione ma anche all’immagine del territorio stesso”.
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