Quei 400 miliardi di motivi che spingono Trump contro la Ue

Negoziare alla maniera di Trump. Ormai i mercati e gli altri leader politici dovrebbero conoscerla: gli Usa trattano mostrando i denti e tirando qualche gomitata. E in ossequio alle “regole di Donald” l’unico esito possibile è che la Casa Bianca possa dire di aver portato a casa un accordo più vantaggioso della situazione precedente. Le nuove accuse all’Unione Europea di non essere “in buona fede”, e la minaccia di nuovi dazi al 50% dalla settimana prossima rientrano in un copione che peraltro è sempre meno efficace con il passare dei mesi.
Ma c’è un movente in più che nasce dalle critiche piovute alla legge di bilancio appena approvata alla Camera. Solo Trump chiama il nuovo budget “big beautifull bill”: che prevede oltre 4 mila miliardi di tagli alle tasse e alle spese. Non convince neanche i repubblicani come dimostra il fatto che sia passato alla Camera per un solo voto e che il Senato pianifichi lunghe revisioni dal valore di migliaia di miliardi di dollari. Ogni ostacolo e ogni ritardo si abbatterebbe ancor di più sui rendimenti dei titolo di Stato Usa, già sopra il 4,5% per il decennale. E con lo spettro di un debito fuori controllo
I soldi dell’Europa e dal resto del mondoEcco che quindi per Donald è riemersa la necessità di caricare munizioni retoriche ed economiche. L’Europa è tornata ad essere il mostro di burocrazia con cui è impossibile parlare. Almeno - è logica dell’amministrazione Usa – che paghino. I dazi da sempre sono il puntello della revisione del bilancio garantendo nuove entrate alle casse federali. I conti li ha fatti Goldman Sachs “Le importazioni da tutto il mondo nel 2024 sono state pari all’11% del Pil, Supponendo – scrive Goldman Sachs - che diminuiscano in modo approssimativamente proporzionale all'aumento dei dazi di 13 punti percentuali, le tariffe dovrebbero garantire un aumento di circa l'1,25% del Pil, ovvero di circa 400 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2026”.
La parte dell’Ue sarebbe consistente: le merci colpite valgono 328 miliardi di dollari, il dazio al 50%, che al momento nessuno ritiene realistiche, garantirebbe almeno un centinaio di miliardi di qui alla fine dell’anno
La minaccia di Bessent“Non negozierò in tv, ma spero che questo possa accendere una scintilla nell’Ue” ha detto alla tv il segretario al Tesoro Bessent. “L’Ue ha un problema di azione collettiva qui. Ha 27 Paesi, ma sono rappresentati da questo unico gruppo a Bruxelles. Quindi, alcuni dei feedback che ho ricevuto sono che i Paesi sottostanti non sanno nemmeno cosa l’Ue stia negoziando per loro conto”, ha aggiunto il segretario al Tesoro. La mossa è quella di spaccare il fronte, quello interno europeo, considerato il più friabile, ma anche quelli degli altri paesi Canada- Messico, o il blocco asiatico dividendo la Cina dagli altri paesi fornitori degli Usa. Finora non sta funzionando granché per questo da Washington alzano la voce
La Repubblica