Sicilia, la burocrazia mette in ginocchio l’industria degli eventi

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Sicilia, la burocrazia mette in ginocchio l’industria degli eventi

Sicilia, la burocrazia mette in ginocchio l’industria degli eventi

Una pratica che potrebbe essere fatta in 6 minuti richiede oggi sei settimane: un calvario per organizzare manifestazioni in Sicilia. Un calvario che ha costi altissimi per la pubblica amministrazione e che rischia di mettere in ginocchio la filiera degli eventi perché di fronte a tanta burocrazia molti enti locali stanno rinunciando a organizzare manifestazioni estive. E’ il senso di una lunga lettera firmata da una sessantina di assessori di altrettanti comuni della Sicilia riuniti nella rete Reacts i quali denunciano quella che definiscono «una paralisi istituzionale che sta mettendo a rischio l’intera stagione estiva e l’economia legata agli eventi e allo spettacolo».

La lettera è indirizzata a tutti i vertici istituzionali: dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri Daniela Santanchè e Tommaso Foti, al presidente della Regione siciliana Renato Schifani, al presidente dell’Ars e ai deputati dell’Assemblea regionale siciliana Gaetano Galvagno, fino al Presidente dell’Anci Sicilia Paolo Amenta. L’appello è chiaro: servono risposte immediate, serve uno sblocco politico e normativo che consenta finalmente alla Sicilia di operare come le altre regioni italiane.

«Con l’art. 38-bis del Decreto semplificazioni (Dl 76/2020), è già prevista una modalità agevolata per l’organizzazione di spettacoli fino a 2.000 spettatori: la Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), che sostituisce ogni autorizzazione. Dal 1° gennaio 2025 questa procedura è diventata strutturale a livello nazionale. Ma in Sicilia, tutto è fermo - spiegano gli amministratori -. Di fatto, l’isola continua a dipendere dalle Questure per il rilascio delle autorizzazioni, intrappolata in un sistema macchinoso che coinvolge Asp, Vigili del Fuoco e Prefetture». L’iter per l’attuazione in Sicilia delle norme previste dal Dl 76/2020 era avanzato: una risoluzione della Commissione speciale sullo Statuto (ottobre 2023), una delibera di Giunta (gennaio 2024), il parere favorevole dell’ARS (aprile 2024), fino all’approvazione della Commissione paritetica e la trasmissione alla Presidenza del Consiglio (ottobre 2024). Ma il decreto legislativo attuativo, atteso da Roma, non è mai stato arrivato. «Se tutto resta fermo, sarà l’ennesima estate sprecata. Non possiamo più accettare l’inerzia. Non ci arrendiamo – dice Dario Guarcello, assessore al Turismo del Comune di Castelbuono sulle Madonie – ma vogliamo che la voce della Sicilia arrivi forte e chiara a Roma. La cultura non può aspettare. La Sicilia è ancora una volta prigioniera della burocrazia, con la stagione estiva alle porte e il settore degli eventi sull’orlo del baratro».

L’altro aspetto su cui insistono parecchio gli amministratori riguarda la potestà legislativa della Sicilia in queste materie: «Il fulcro della questione è la mancata attuazione della legge regionale sugli spettacoli, un provvedimento che dovrebbe snellire le procedure burocratiche e restituire ai comuni la gestione degli eventi - si legge nella lettera -. Mentre nel resto d’Italia le funzioni di rilascio delle licenze per i pubblici spettacoli sono state trasferite ai Comuni dal 1977 (Dpr n. 616 del 24 luglio 1977), in Sicilia tale trasferimento e la conseguente semplificazione non si sono mai verificati. Questo perché, nonostante l’articolo 22 della legge regionale n. 1 del 2 gennaio 1979, preveda l’attribuzione ai Comuni delle funzioni di polizia amministrativa, le necessarie norme di attuazione dello Statuto speciale non sono mai state adottate. Di conseguenza, in Sicilia le licenze per i pubblici spettacoli rimangono ancora di competenza del Questore».

Il dato paradossale, sottolineato dagli amministratori locali, è che lo Statuto speciale sembra essere il maggiore ostacolo: «È il nostro stesso Statuto speciale a penalizzarci – denunciano ancora i rappresentanti di Reacts –. Dove dovrebbe garantirci autonomia, si trasforma in un boomerang che blocca ogni innovazione. Mentre il Parlamento siciliano lo esalta come strumento di autogoverno, noi ne subiamo gli effetti più dannosi: lentezze, silenzi e ritardi che mortificano il nostro lavoro».

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