Biennale Architettura, Vaticano con 'Opera Aperta' nel nome di Francesco

Non una mostra da visitare, ma un'esperienza da abitare. Alla 19esima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia 2025, il Padiglione della Santa Sede si presenta come un'opera viva, un processo in corso, un "cantiere" di senso che si costruisce insieme a chi lo attraversa. Si chiama "Opera Aperta" e sarà ospitato dal 10 maggio al 23 novembre nel complesso di Santa Maria Ausiliatrice a Castello, trasformato in uno spazio espositivo permanente grazie al Dicastero per la Cultura e l'Educazione, promotore dell'iniziativa. Così lo ha immaginato il cardinale spagnolo José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero e uno dei papabili al conclave, affidandolo a due curatrici: l'architetta e teorica Marina Otero Verzier e Giovanna Zabotti, direttrice artistica di Fondaco Italia.
"Il Padiglione della Santa Sede sarà un padiglione-parabola - ha spiegato il cardinale Tolentino - Allo stesso tempo in cui si riparano i muri e i dettagli architettonici dell’edificio, si riparano anche le relazioni di vicinato e l'ospitalità intergenerazionale". Il padiglione mette in scena una riflessione architettonica ispirata all’enciclica "Laudato si'" di Papa Francesco, che quest'anno compie dieci anni, portando nel cuore della Biennale un messaggio profondo: "Tutto è collegato".
Cinquecentocinquanta metri quadrati di spazio che diventeranno laboratorio di intelligenza comunitaria, dove ragione e affetto, professione e vita quotidiana si intrecciano per rigenerare non solo un edificio, ma anche un tessuto sociale.
Curato da due tra gli studi più innovativi e sensibili ai temi della sostenibilità e della partecipazione -il Tatiana Bilbao Estudio di Città del Messico e Maio Architects di Barcellona - il progetto è un invito a costruire insieme. Lo spazio sarà popolato da impalcature, tavoli da lavoro, disegni, mappe e cantieri visibili, con una sala adibita a cucina comunitaria gestita dalla cooperativa Nonsoloverde dove visitatori e residenti potranno condividere pasti due volte a settimana.
La Università Internazionale dell'Arte (Uia) condurrà workshop sul restauro, trasmettendo tecniche artigianali tradizionali ai più giovani. I partecipanti riceveranno un diploma Uaa, rafforzando l'obiettivo formativo e duraturo del progetto. Fondamentale il ruolo dell’Istituto Universitario Salesiano Venezia (Iusve), tra i partner principali, a sottolineare l’importanza del coinvolgimento dei giovani in un progetto che punta a non occupare spazi ma ad attivare processi, come ribadito più volte dal cardinale Tolentino. "È una commozione sapere che i giovani universitari sono parte attiva di questo processo. L'intelligenza comunitaria - ha detto - è la sola che può generare visioni future condivise".
All'interno del padiglione saranno inoltre valorizzate oltre 280 associazioni locali che operano nel centro storico veneziano. Alcune persone impegnate nella serra e nelle cucine provengono da comunità di recupero, che troveranno qui una formazione e, in molti casi, un lavoro.
"Restaurare non significa cancellare le tracce del tempo, ma valorizzare le crepe come aperture verso nuove possibilità", ha commentato Marina Otero Verzier. Lo spazio non sarà completamente rifinito, ma rimarrà aperto, incompleto, accogliente, come una soglia tra passato e futuro. Un altare settecentesco sarà restaurato sotto gli occhi dei visitatori, che potranno assistere al lavoro dei professionisti grazie alla collaborazione con Lares, specializzata in conservazione monumentale. Anche la musica avrà un ruolo centrale. Il Conservatorio "Benedetto Marcello" di Venezia sosterrà i giovani musicisti offrendo spazi prova e strumenti (inclusi arpa e pianoforte) durante i fine settimana. I musicisti potranno prenotare online la sala, contribuendo a fare del padiglione uno spazio sonoro abitato.
Il progetto, che ha ottenuto il supporto di Intesa Sanpaolo come main partner, vuole portare all'interno della Biennale un modello alternativo e replicabile di spazio culturale. "L'arte è uno strumento straordinario per affrontare le sfide sociali contemporanee", ha dichiarato Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo.
"Opera Aperta” è più di un padiglione: è un gesto, un esperimento sociale, un atto di fiducia nel potere trasformativo dell’architettura quando diventa cura. È la prova che è possibile unire estetica e giustizia, restauro e relazione, memoria e immaginazione. In un mondo in fiamme, come ha affermato il curatore generale della Biennale Carlo Ratti, "serve un'architettura che sappia attivare tutta l’intelligenza che ci circonda – naturale, artificiale, ma soprattutto collettiva". Il Padiglione della Santa Sede risponde a questa sfida con una proposta concreta, poetica, e profondamente umana.
(di Paolo Martini)
Adnkronos International (AKI)