Ignoranza felice: il ritorno del pensiero magico nell’epoca del progresso


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Mentre la scienza trasforma il mondo, cresce l’attrazione per astrologia, complotti e narrazioni alternative. Un paradosso culturale che mette in crisi il metodo e la memoria del progresso
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Di recente, in rete, si parla molto delle piramidi di Giza, in Egitto. Corrado Malanga e altri, con uno studio pubblicato su una rivista (di basso impatto), avrebbero scoperto che sotto una piramide ci sono camere molto profonde, otto strutture tubolari che, come le camere, scendono in profondità, e infine otto cubi (su quali poggiano i tubi), ogni cubo con un lato di 80 metri. Ovviamente è uno studio che presenta tanti di quei problemi metodologici da invalidare i risultati, infatti è ritenuto un fake, ma qui non ci interessa entrare nel merito. Quello che fa impressione è la velocità con la quale queste notizie viaggiano. La benevolenza con la quale vengono accolte un po’ da tutti. La benevolenza è così palese che se oggi organizzi una conferenza scientifica in un’università vengono solo tre persone, forse neppure i tuoi parenti stretti, al contrario gli eventi di Corrado Malanga, di Pier Giorgio Caria e altri sono sempre sold out. Gli analisti, un giorno, ci spiegheranno se queste contronarrazioni siano così pericolose, se cioè, inquinando le fonti, disabituano un po’ tutti al metodo scientifico. Al momento possiamo sottolineare il paradosso: il metodo scientifico ha contribuito non poco a costruire il mondo che conosciamo, che, al lordo dei costi pure parecchio problematici, ci ha fornito benefici inimmaginabili.
Chi l’avrebbe detto che a maggior progresso, a razzi lanciati nello spazio, nonché ad atterraggi di sonde su comete, al calcolo certosino delle orbite, alle immagini primordiali dell’universo, per non parlare dei progressi della medicina ecc., sarebbe corrisposto un aumento dei terrapiattisti e di quelli che credono che le piramidi siano state costruite da civiltà aliene? Chi l’avrebbe detto che giornali stimati, orgogliosamente progressisti, avrebbero affidato a scrittori pagine di astrologia? E chi l’avrebbe detto che questi scrittori, acculturati grazie al costante lavorio del metodo scientifico, si sarebbero dedicati a redigere oroscopi e si sarebbero inoltrati in territori spirituali che alla fine mettono tutto sullo stesso piano? Cioè Corrado Malanga e Jonathan Bazzi, entrambi, bazzicano il piano inclinato del tutto è possibile. Il paradosso è che su questo piano (sul quale poggia non solo la comunità ma anche l’efficacia delle deliberazioni espresse dalla e per la comunità) c’è una forte e visibile discrepanza, uno scollegamento tra la mente del progresso e il cuore delle credenze.
Bisognerebbe cercare di risolvere il rebus, altrimenti finisce che da un lato ci lagniamo delle fake news di Trump e della facilità con la quale, nonostante, anzi proprio grazie a quel tipo di falsa narrazione, Trump o chi per lui vince (e certo, diamo la colpa all’ignoranza e alla bassa scolarizzazione); dall’altra, ogni giorno anche gli intellettuali, scrittori e affini, gente raffinata e acculturata, tutta la compagnia insomma, dà credito ad altri sistemi di pensiero anch’essi falsi ma che sono accettati da una parte della popolazione: quindi, a loro modo, rimestano nel torbido con la scusa della divinazione. Chissà, sono quelli della destra sovranista o quelli della sinistra astrologica a preparare la base per future contronarrazioni? Certo che, di fronte alla piramidi costruite dagli alieni, di fronte all’intoccabile astrologia (si possono fare battute scorrette su tutti, anche sui bambini affamati, ma non su Marco Pesatori o Rob Brezsny), la prima cosa che viene da dire è: ma voi scrittori, intellettuali, direttori artistici di festival e mostre, voi uomini e donne, lavoratori e lavoratrici, voi delle minoranze, avete fatto caso al nesso che collega il progresso culturale e industriale, l’alfabetizzazione, al benessere, al crollo della mortalità infantile e delle donne per parto, all’aumento della vita media? Insomma avete fatto caso che il miglioramento di questi parametri ha fatto emergere, favorito e rafforzato alcuni movimenti come il femminismo e in generale la scoperta di alcuni importanti diritti? Se non era per il contributo dei vaccini, degli antibiotici, se non avessimo sfruttato certe scoperte teoriche sull’elettricità, se ancora non avessimo costruito gli impianti idroelettrici, le turbine, i piloni di acciaio, se un tempo i nostri avi e ora i nostri fratelli sparsi nel mondo non avessero estratto con la fatica che solo i minatori conoscono carbone e rame, insomma senza tutte queste innovazioni che hanno portato, simbolicamente e non, la luce a tutti, e che hanno permesso di studiare ai bambini, senza tutto questo l’ordine millenario e opprimente della comunità, ordine costituito dalla stagnazione economica, dalla fame e povertà, questo ordine – dicevamo – sarebbe rimasto uguale a sé stesso. Quindi, alcuni diritti e movimenti di emancipazione e comunità sperimentali e belle nemmeno sarebbero emerse.
Voi pensate che mia nonna solo 100 anni orsono avrebbe potuto avere un ruolo diverso nella società contadina? Poteva dirsi lesbica? Artista? Era una sarta sopraffina: avrebbe mai potuto aprire un atelier? Purtroppo no, almeno non al tempo, in certe campagne del sud, con problemi pratici da affrontare, terre molto amare. In quelle condizioni nessun avanzamento sociale le sarebbe stato garantito, tanto meno tollerato. Niente da fare per mia nonna, troppo impegnata a togliere erbacce. Immobilità, perlomeno prima dell’elettrificazione, che ricordiamolo, in alcune lande italiane è arrivata a metà degli anni 70. Prima della luce, della lavatrice, prima dell’industrializzazione non avrebbe potuto cambiare status, né sociale né sentimentale. Pensate che l’amore che mia nonna ha espresso sia stato romantico? O riguardava la più pragmatica dote, un modo per mettere in comune un po’ di soldi e garantirsi il futuro? Pensate che quelle mie zie che dicevano “ho donato l’utero a Mussolini” siano state casi isolati? Non facciamo caso al nesso industrializzazione-emancipazione. Ai nostri giorni noi ci limitiamo a sostituire i fantasmi della povertà, le visioni causate dalla fame con le visioni di fantasmi birichini. A stomaco vuoto quei contadini vedevano i fantasmi dei parenti riunirsi nelle chiese sconsacrate per celebrare le messe dei morti così che potevano consegnare ai viventi uno straccio di messaggio dall’aldilà a mo’ di consolazione. A stomaco molto pieno e con molti chili in più, cerchiamo di capire chi siamo attraverso le influenze dei pianeti: sempre fantasmi sono, ma i primi perlomeno erano concreti, avevano le attenuanti.
Eppure abbiamo cercato soluzioni per portare più pane a un mondo affamato, e ci siamo riusciti. Quindi chi l’avrebbe detto che poi ci saremmo ritrovati in un mondo, sì, senza fame ma affamato di influenze astrali? Poi, va da sé che i contadini stavano male e pativano, dunque i rituali magici altro non erano che un modo per lenire il timore della fragilità, al tempo bastava un nonnulla e una puerpera perdeva il latte e il bambino moriva. Ma è difficile capire cosa abbia dentro, quale ferita e che senso di inadeguatezza nutre un benestante e ben pagato spiritualista di vario tipo. E che comunque, se me lo dicessero che stanno male, per questioni esistenziali o perché hanno subito un torto o un trauma, potrei abbracciarli invece di dover far finta di ascoltare, nonché tollerare, la cazzata di turno perché fa chic. Se si considera dunque questo nesso, la prima cosa che verrebbe da dire è: ma perché per il benessere psicofisico ci occupiamo di astrologia e non di impianti idrovori? C’è tanta di quella cultura negli impianti idrovori, nelle turbine idroelettriche, nelle centrali nucleari, nei pannelli solari, nelle pale eoliche che meriterebbe convegni, dibattiti, scontri. Dovremmo avere un occhio di riguardo e incentivare la presenza nel dibattito pubblico per chi, mentre noi facciamo la differenza tra Acquario e Ariete, scava invece nelle viscere della terra per estrarre terre rare e meno rare, idrocarburi e orrendi fossili che ancora fanno girare il mondo o permettono di esporre teorie strampalate sui social al grido di “legalizza le mie opinioni”.
Sì, potremmo chiederci tutto questo. Ma sarebbe uno sfogo. Forse la questione va spostata. Forse il problema è che al progresso ci siamo abituati, forse l’abitudine o peggio le migliori possibilità che il progresso offre faranno collassare il mondo prima del previsto, prima della crisi climatica, prima dell’asteroide. Le migliori condizioni che il progresso offre ci portano a strafare, a debordare con l’io, a soffrire della sindrome dell’ombelico, il mondo gira intorno a noi oppure è contro di noi. Preoccupati come siamo di dire la nostra entro i prossimi 30 secondi, ci sfugge l’importanza di quello che finora abbiamo imparato. Così facendo, ci lasciamo alle spalle la necessità della misurazione, della prova, della metodologia. Sono sicuro al punto da permettermi di esporre una tesi: non sappiamo quanti anni ha il progresso. In virtù di questa ignoranza ci chiediamo: ma come hanno fatto a costruire le piramidi? E come hanno fatto? Come hanno fatto a costruire Castel Sant’Angelo, e i meravigliosi castelli federiciani, e quelle fantastiche chiese barocche che innervano il centro di Roma? O quelle sulle colline o sulle punte aguzze delle montagne? Anche in quel caso una civiltà aliena? Poi perché gli alieni dovevano concentrarsi sulle piramidi e non sulle case dei miei avi? Solo per far contenti quelli che credono negli allineamenti dei pianeti e a energie astrali? Perché i tetti non sono allineati con i pianeti? E le case? Anche quelle per la maggior parte costruite sui pizzi e sulle morene per difendersi dagli invasori? Quelle strutture chi le ha realizzate? Una civiltà aliena o il sudore e i muscoli dei nostri avi, compresi i tanti dorsi d’asino spezzati? Penso proprio la seconda, asini, cavalli, sì, ma anche i nostri muscoli, tra l’altro sfiancati già in giovane età. Visto e considerato che fino ai primi anni dell’Ottocento, la benzina che faceva girare il mondo erano i muscoli dei nostri avi, che, pur mangiando poco, ne hanno costruite eccome di piramidi: secchi, ossuti, malandati, zombie, una vita con pochi sogni se non quella di soddisfare le voglie di imperatori e variopinti dèi.
Lo sappiamo, vero, tanto per dire, che la prima macchina escavatrice è del 1882, il primo pozzo di petrolio scoperto è del 1859, che il primo trasformatore (un congegno che gli astrologi e gli egittologi da strapazzo ignorano) è del 1885? Pure la bicicletta è di fine Ottocento, non per parlare delle porte girevoli (1888) e gli ascensori e i ferri da stiro e la prima centrale idroelettrica e quella a gas ha cominciato a girare ottanta e passa anni fa, presso la centrale elettrica di Neuchatel, in Svizzera? Ancora, il circuito monolitico è del 1958 (prima di allora i circuiti si saldavano a mano, quindi non c’erano tutti questi gradi di miglioramento). Il progresso è giovane. Il progresso ha cambiato il mondo e tuttavia, nello stesso tempo, non solo ha creato tante resistenze culturali al cambiamento, vedi le piramidi di Giza costruite dalle civiltà aliene e gli scrittori che parlano di oroscopi. Ma ha cambiato il mondo perché lo ha complicato, non lo capiamo più, troppa fatica, un oroscopo al giorno toglie da dosso la fatica dell’analisi. Poi, come se non bastasse, i bambini di un tempo, grazie agli antibiotici, vaccini, bagni piastrellati e fognature, sono cresciuti e una volta adulti, grazie alle pillole per regolare la pressione, possono sopportare acciacchi e sbalzi di cuore e vivere fino a 85 anni. Certo non sempre in buona salute. Siamo tanti, tutti con necessità energetiche da non sottovalutare. Tutti convinti che volere è potere, immaginate dunque questa micro megalomania piena di buona volontà, in costante movimento, connessa alla micro megalomania degli altri, grazie ai potenti e spesso perversi mezzi tecnologici, ecco, capite bene come per il gusto di esserci, capite insomma quanta energia sfruttiamo e quanto poco tempo abbiamo per capire da dove derivi l’energia? Quella reale, dico, materiale, estrattiva, trasformata, messa nei cavi, raffreddata, cambiata di fase. Capite perché, al contrario, ci concentriamo sulla fantomatica energia che fa vibrare le nostre anime?
Ma voi lo sapete sì che il mondo finirà per colpa dell’astrologia e delle altre credenze? Lo sapete che se ci si concentra esclusivamente sulle influenze astrali, a parte che per quanti sforzi facciano gli astrologi, anche quelli raffinati, quelle energie non si riescono a incanalare, ma insomma se parliamo di quelle energie o di terra piatta o di strutture tubolari sotto le piramidi, o di sostituzione etnica, se diamo materia insomma al suprematismo di destra e all’astrologia progressista, poi il mondo collassa e finisce. Finisce perché nessuno pensa più alle turbine. Chi ci pensa alle nuove indispensabili batterie di accumulo? E a mettere in campo piante migliori e a nuovi antibiotici, e nuove proteine e vaccini anticancro? Tutte queste innovazioni necessitano di un metodo scientifico e di studio e test e prove e fallimenti, mentre le contronarrazioni necessitano di scrittori in senso lato che le raccontano come se fossero vere. Le prime sono difficili, esigono approcci scientifici e metodologici seri, sono un rottura di scatole ma hanno cambiato il mondo, le seconde sono facili e sono sempre uguali, da millenni – come mio nonno contadino era uguale al suo bisnonno e al suo trisavolo. Il problema in ultima analisi è il caos e l’imprevedibilità della vita. Chi l’avrebbe detto a mia mamma che ha alfabetizzato i contadini che si volevano affrancare dalla miseria che i loro progenitori con maggior tempo libero si sarebbero dedicati non più a trovare soluzioni ma a parlare della terra piatta e del muro di ghiaccio che contiene l’oceano? Che poi, significa anche venire meno a quello che Dalla cantava in “Come è profondo il mare”: “il pensiero come l’oceano / non lo puoi bloccare / non lo puoi recintare”. Invece, il benessere e il tempo libero, la pancia piena, l’ansia di sopraffare il tuo prossimo anche lui ansioso di esporre la propria opinione, fosse anche una stupidaggine terrapiattista, ecco, tutto questo sta recintando il pensiero.
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