Antonelli guida l’Italia al podio: McLaren delude, Verstappen unico rivale del vincitore Russell

Già partito con il sole, poi svolto in gran parte tranquillamente, è stato un Gran Premio del Canada in cui Norris ha dimostrato il peggio di sé, cioè di non meritare di guidare un’auto così performante, visto che ha mandato in fumo una piazza d’onore per “giocarsi” due soli punti con il compagno di squadra. E così in una domenica in cui era già chiaro che le McLaren non sarebbero salite sul podio, i due si sono fatti male da soli ulteriormente. È la prima volta nel 2025 ed è una notizia che tutto sommato “fa bene” al campionato. Un “botto” inutile e una figuraccia mondiale definiscono senza più dubbio gli equilibri della squadra di Woking.
Russell vince incontrastato e anche Antonelli non si fa passare da nessuno, salvo da un certo quattro volte campione del mondo che non molla neanche un metro e azzecca strategia e guida: mai un errore, mai una sbavatura, perché ancora crede di riuscire a riprendere i “papaya” nella classifica generale.
Subito si è scatenata l’azione già dalla prima curva, con Russell che fa una partenza perfetta mentre Verstappen resta in scia. Antonelli sorpassa rapidamente Piastri, mentre Hamilton, Alonso, Norris e Leclerc mantengono le loro posizioni di partenza.
Russell, tuttavia, sembrava non avere abbastanza margine per distanziare Verstappen, il quale è molto aggressivo e lo pressa da vicino. Nel frattempo, un po’ più indietro, Antonelli riesce a contenere Piastri e gradualmente ad aumentare il suo vantaggio.
Dopo un primo pit stop anticipato da Verstappen a un quinto della lunga prova, sia Russell che Piastri rispondono rapidamente nei giri successivi, impedendogli di trarre un vantaggio significativo dal suo undercut. Nel frattempo, Norris e Leclerc optano per una strategia più tardiva, cercando di gestire le gomme hard e mantenere le loro posizioni il più a lungo possibile. Tuttavia, quando al giro 26 Leclerc viene superato da Russell, inizia a valutare un’alternativa strategica, nonostante entrambi abbiano le stesse gomme, a favore della Mercedes.
Quando a Leclerc arrivano gomme più fresche, si tratta comunque di medie, diventa difficile pensare che su 70 giri avrebbe potuto fare la differenza, specie con una strategia a una sola sosta. Non sembra plausibile crederci né con le medie, né tantomeno con le hard con cui aveva iniziato la corsa. Inoltre, secondo il regolamento che prevede l’utilizzo di due mescole diverse per ogni gara, una opzione del genere non sarebbe stata ipotizzabile per nessuna delle monoposto.
A metà gara inoltrata, Verstappen è stato il primo dei 20 piloti a rientrare per il secondo pit stop, replicando la strategia iniziale. Anche questa volta il team aveva verificato che il gap con Kimi Antonelli si era ridotto a una quota pericolosa. Al giro 40 entrambi avevano, quindi, già completato la seconda sosta, mantenendo le rispettive posizioni: un’operazione riuscita per un soffio, con l’obiettivo di garantirsi il podio.
Nell’ultimo stint non accade nulla che possa sparigliare le carte. I binari di una prova canadese che, ogni volta che si corre in assenza di precipitazioni, è dimostrato si riveli un po’ monotona, hanno portato i risultati attesi salvo il già citato imprevisto di Norris. Da un lato le Mercedes discretamente imprendibili con in mezzo un arrabbiato e caparbio Verstappen. A ruota le due McLaren, con Piastri davanti che aveva bisogno di restare sempre davanti al compagno di box per proteggere e aumentare i dieci punti di margine nel mondiale piloti.
Seguono le due Ferrari, tuttavia con Leclerc sesto e Hamilton settimo fino al papatrac arancione che consente a entrambi di avanzare di una posizione (quindi e sesti sulla bandiera a scacchi): eppure il sette volte campione si era qualificato quinto con oltre tre decimi di margine nella decisiva Q3. Un altro week-end che verrà ricordato come negativo, ma d’altra parte non ci saranno probabilmente significative sorprese fino alla pausa estiva. Di fatto, ad ingrigire la giornata, si aggiungono sia la considerazione della perdita del secondo posto del mondiale costruttori a favore di Mercedes: ora insegue la stella a tre punte con sedici punti di ritardo. E per alcuni, probabilmente, il rimpianto di non aver dato fiducia ad Antonelli al momento giusto.
La fine gara, come spiegato, è stata particolarmente nervosa, per non dire “stupida” come se lo è detto da solo peraltro l’inglese della McLaren. Quando mancavano cinque giri, i due hanno iniziato a prendersi a cazzotti, ma non si chiamano certo Prost e Senna. E in palio c’erano solo due punti. Dopo un po’ di tira e molla e falliti tentativi di sorpasso, Norris al giro 67, in piena accelerazione, tocca il posteriore sinistro di Piastri e finisce pure contro il muretto. Ne consegue un danno notevole e una pioggia di carbonio in rettilineo. Inevitabilmente, entra la safety car che di fatto mette fine alla domenica con un arrivo in fila indiana, dietro alla solita Aston Martin che ha portato i piloti più svegli in passerella. Un errore alquanto imperdonabile che, a detto dello stesso pilota via radio, si attribuisce totalmente da solo. Così da dieci punti di svantaggio, il gap è aumentato a favore di Piastri perché Norris, con un ritiro, non ne prende neanche uno.
Piastri è stato quindi fortunato ma non avrà festeggiato del tutto ieri sera, perché essersi visto superare da Antonelli in partenza non è di aiuto nella sua difesa della leadership, considerando i recenti progressi di Verstappen.
Meno male che Alonso ha finito settimo: una magra consolazione per il team manager dal passaporto con il maple leaf che continua a far correre un figlio che sta risultando uno dei peggiori piloti degli ultimi decenni.
D’altra parte non era riuscito neanche a Jacques Villeneuve a vincere a casa sua (ma ha fatto un secondo nel 1996), e c’era riuscito suo papà Gilles solo una volta, nel 1978.
Lance Stroll ha ricevuto una penalità di 10 secondi nel Gran Premio del Canada dopo aver costretto Pierre Gasly a uscire dal circuito. Gasly ha chiesto la penalità, che è stata comminata a Stroll. Stroll era rimasto comunque nelle retrovie per tutta la gara.
Fra le voci dal paddock sembra imminente il ritorno di Steve Nielsen nel team di Briatore, stavolta come team manager dell’Alpine. Nonostante un buon sesto posto finale tra le squadre nel 2024, Oliver Oakes è stato licenziato con effetto immediato a seguito di una prestazione disastrosa a Miami.
Infine, andando ad esaminare anche le pieghe meno appariscenti dello scorso week-end, si nota che Haas ha festeggiato la ragguardevole quota di 200 Gran Premi dopo il debutto nel 2016 ma resta ancora senza un podio: con Bearman e Ocon in quattordicesima e quindicesima posizione non si poteva sperare granché nemmeno ieri. Tuttavia, guardando la classifica costruttori, non è affatto male potersela giocare per il sesto posto con la Racing Bulls Honda.
Come tanti temevano, il Gran Premio di Imola reintrodotto fortuitamente “grazie” alle cancellazioni della pandemia da Covid-19 di cinque anni fa, a seguito della pubblicazione provvisoria degli impegni del prossimo anno sarà sostituito dal GP di Madrid, con riserva, visto che il circuito è ancora in attesa di omologazione. Stefano Domenicali, rinnovato da Liberty Media al vertice della Formula 1 sino al 2029, ha rassicurato i tifosi che l’assenza di Imola non significa la fine del suo rapporto con la classe regina. Ha sottolineato però le sfide legate all’ospitare più gare in un unico paese e la necessità di un approccio strategico diverso: fatto che tuttavia non vale negli Stati Uniti d’America dove alla bella pista di Austin sono stati affiancati due circuiti meno “tradizionali”, a Las Vegas e Miami. Quest’ultimo in particolare, con un contratto blindato per una durata record già estesa fino al 2041 per consentirgli di ammortizzare i significativi investimenti. Domenicali ha sottolineato l’importanza della rotazione dei circuiti storici a partire dal 2027 e ha visto l’esclusione di Imola come un’opportunità per esplorare nuove possibilità, con sottointeso riferimento almeno alla monumentale pista di Spa-Francorchamps.
Con Amato Ferrari, dopo due anni di successi con la scuderia ufficiale, è arrivato il terzo sigillo consecutivo per il cavallino rampante nella classe hypercar con un equipaggio capitanato nientemeno che da Robert Kubica. Il quarantenne polacco, molto amato anche in Italia grazie al suo debutto con la Prema, che gli ha permesso di imparare la lingua da giovanissimo, è tristemente noto per aver avuto un incidente nei rally in un momento della carriera in cui aveva iniziato a brillare in Formula 1. Nonostante un danno debilitante al braccio ha saputo dimostrare di poter tornare a correre brevemente anche nella massima serie e vincere in diverse categorie internazionali, dai rally alle gare endurance, primeggiando in particolare nell’European Le Mans Series 2021 e 2024, nel campionato del mondo endurance del 2023 fino al sigillo più bello, la mitica vittoria di Le Mans poche ore prima al volante della Ferrari 499P numero 83 insieme al britannico Philip Hanson e al sorprendente cinese Ye Yifei (già campione in piccole formule e LMS continentali). Sul podio della novantatreesima edizione, al terzo posto, con in mezzo l’unica vera rivale della lunga gara di distanza (la Porsche #6) anche la Ferrari ufficiale #51 con Antonio Giovinazzi, Alessandro Pierguidi e James Calado, lo stesso trio che nel 2023 riportò la scuderia di Maranello al successo in questa mitica competizione.
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