La Serie A è un laboratorio di idee calcistiche


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Il Foglio sportivo
Le tendenze di quest'anno potrebbero essere: un maggiore sviluppo della fluidità offensiva da parte di quasi tutte le squadre e un massiccio impiego dei centrocampisti. Ma qualche idea verrà probabilmente copia-incollata anche dalla Premier League
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Forse non sarà il campionato più bello del mondo e nemmeno quello con il maggior numero di allenatori importanti in panchina (primati che spettano alla Premier League), ma la Serie A rimane comunque un laboratorio di idee unico. Cosa possiamo attenderci di nuovo dal punto di vista tattico, nella stagione 2025-26? Per prima cosa, è probabile che si assista a un ulteriore sviluppo della fluidità offensiva da parte di quasi tutte le squadre. Anche allenatori tacciati in passato di essere troppo rigidi e schematici (intendendo con quest’ultimo termine non solo l’utilizzo di giocate fisse, ma anche di strutture alquanto rigide in fase di possesso) sembrano infatti essersi convertiti a una visione più liquida del modo di intendere l’attacco. Esempi in tal senso ci vengono da Antonio Conte e Massimiliano Allegri. Il primo, alla guida del Napoli campione d’Italia, già l’anno scorso aveva presentato delle asimmetrie (pensiamo a Scott McTominay finta ala sinistra) e una generale fluidità offensiva. Quest’anno la presenza di giocatori come Kevin De Bruyne e Miguel Gutiérrez, in grado di occupare più zone di campo, dovrebbe offrire a Conte variabili ulteriori. Anche Massimiliano Allegri, di ritorno al Milan dopo undici anni, ha a disposizione una rosa tale da poter variare lo scheletro della formazione rossonera non soltanto fra una partita e l’altra, ma anche all’interno della stessa gara.
Un’altra tendenza che potrebbe svilupparsi è quella riguardante l’impiego massiccio dei centrocampisti. Alcune squadre potrebbero infatti ritrovarsi a utilizzarne anche quattro contemporaneamente nelle zone centrali del campo. Il già citato McTominay a Napoli ad esempio, partendo largo, finisce spesso per accentrarsi, associandosi con il trequartista e i due mediani nei corridoi di mezzo. Un caso di specie viene dall’Inter. Affidata alle cure del nuovo allenatore Cristian Chivu, reduce dalla mezza stagione passata alla guida del Parma, la compagine nerazzurra ha la possibilità di strutturarsi con un 3-4-2-1 che prevede appunto la creazione di un quadrilatero centrale. Nomi validi per coprire queste caselle possono essere quelli di Hakan Çalhanoglu, Petar Sucic, Henrikh Mkhitaryan e Nicolò Barella. Non sarà il Brasile del 1970, con quattro numeri 10 in campo, ma si tratta comunque di sole mezzali. L’idea di utilizzare più centrocampisti si dispiega bene all’interno dei sistemi 3-4-2-1. Questa organizzazione tattica è, sulla carta, quella che dovrebbero utilizzare Inter, Roma e Atalanta. Se allarghiamo il discorso alle difese a tre notiamo poi come queste rappresentino un ulteriore trend nella nostra Serie A. Ormai le squadre che giocano con una linea arretrata a quattro si contano sulle dita di una mano.
Un tempo il modulo con tre difensori era essenzialmente seguito da chi voleva aggiungere un centrale in più, per difendersi meglio contro attacchi a due punte. Ora invece si utilizza la linea a tre per impostare con maggiore facilità contro il primo pressing avversario. Infine ci sono le palle ferme. Dato che il calcio, come molti altri sport, vive di copia e incolla (si replica ciò che viene fatto dalle squadre vincenti) potete star certi che alle nostre formazioni non sarà sfuggito ciò che accade in Premier dove, a partire dall’Arsenal, si è ripreso a sfruttare a largo raggio anche la rimessa laterale come arma per andare in porta. Non è quindi da escludere che anche in Italia si assista ad un incremento dei falli laterali spediti all’interno degli ultimi sedici metri di campo, seguendo giocate prestabilite volte a creare occasioni da gol.
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