Le parole di Mattarella: "Vidi lo scudetto del ’64. E ora che vinca il rispetto"

Sergio non può. Perché incarna l’imparzialità, è super partes nel Dna. Sergio non può, ma se potesse, forse una preferenza stasera ce l’avrebbe pure. La ‘tradisce’ all’inizio del suo intervento con cui ieri mattina ha ’benedetto’ la finale di Coppa Italia, quasi sacralizzandola. "Mister Italiano – rivolgendosi con quel piglio profondamente istituzionale, ma al tempo stesso paterno, caldo, rassicurante –, quando lei è arrivato a Bologna sicuramente le avranno ricordato che quasi novanta anni fa la sua squadra veniva definita ‘lo squadrone che tremare il mondo fa’. Non soltanto novant’anni fa. Credo di aver assistito all’unica finale spareggio per lo scudetto: avevo poco più di vent’anni, quindi pensate quando tempo è passato".
Incredibile, ma vero: sotto gli affreschi del Colle, la Storia dei rossoblù si ricompone dalla voce della più alta carica dello Stato. Le parole del presidente della Repubblica tracciano un filo invisibile che va a unire quella sfida vinta contro l’Inter nel 1964 alla finalissima di stasera all’Olimpico. Segnali? Lo scopriremo solo sopravvivendo alle emozioni che fa esplodere una notte come quella di Roma. Molto più che una finale di Coppa Italia. Finale che Mattarella non potrà vedere perché impegnato in un viaggio istituzionale a Coimbra, in Portogallo, da cui farà ritorno soltanto stasera.
"Sarò in volo quando vi sarà la partita ed è un grande rammarico perché sono certo sarà un grande incontro, in cui emergerà il senso della comunità del mondo del calcio".
Sergio e lo squadrone che tremare il mondo faceva ed è tornato di nuovo a fare. Anche se, come sottolinea il presidente, "è difficile che il Milan con i tanti scudetti vinti e le tante coppe campioni conquistate possa tremare. Ma tutto ciò, la storia gloriosa delle due società, garantisce che sarà un grande spettacolo di sport". Curioso anche l’auspicio che cesella il suo intervento: "Vi auguro di non concludere la gara ai rigori che è sempre un modo un tantino non dico deludente, ma casuale di concludere un torneo. Ma anche quello fa parte dello spettacolo, dell’emozione che il calcio riserva". Quello che non deve mai mancare sono i valori morali. "Richiamare al rispetto reciproco tra i calciatori, le squadre e verso gli arbitri è un elemento che arricchisce il gioco del calcio". Come le sue parole.
Gianmarco Marchini
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