Mondiali 2026: Italia-Moldova 2-0. Spalletti: «Purtroppo non ho fatto la differenza»


REGGIO EMILIA - “Italia! Italia! Italia!”: lo scandiscono urlandolo al cielo, le centinaia di bambini assiepati davanti ai cancelli d’ingresso dell’impianto “città del Tricolore”, già più di due ore prima del calcio d’inizio della grottesca e malinconica serata che si regala il calcio italiano, insieme a quello che è (o forse meglio dire dovrebbe essere) il suo simbolo più alto, la Nazionale.
Segno, quei cori, che almeno qualcuno in quella maglia e in quell’azzurro ci crede ancora. Ci ha creduto con passione e convinzione - gliene va dato atto - Luciano Spalletti, che della serata di Reggio Emilia è stato - in parte suo malgrado - l’assoluto protagonista.
Commissario tecnico in panchina con l’esonero già ufficializzato, la risoluzione consensuale già firmata, lo sguardo fisso verso il campo e un gran magone dentro, avrà magari fatto finta di non sentire i fischi (non moltissimi, ma comunque ingenerosi) arrivati dagli spalti quando lo speaker ha pronunciato il suo nome, al momento della lettura delle formazioni.
Ce ne vorrà prima che passi, l’amarezza di Oslo e il dolore dell’addio, per lui, per il nostro calcio, per tutti noi, innamorati ingenui di quella maglia azzurra; sperando poi che l’avvento di Claudio Ranieri porti davvero la svolta auspicata. Ne dubitiamo - ed è bene dirlo subito - perché questo non è solo responsabilità degli uomini se siamo arrivati a questo punto, ma di un sistema che ha marginalizzato e depotenziato la Nazionale, picconandone credibilità e valori tecnici. Ma ovvio, mai sottovalutare il cuore dei campioni - recita l’antico adagio - e Ranieri di certo campione lo è, dentro e fuori dal campo.
Carezze e paure - Il boato dello stadio, i cori e gli applausi per gli azzurri, l’attesa per il calcio d’inizio. Piccoli gesti d’affetto che contano poco, forse nulla, ma che fanno un gran bene, in questi giorni e in queste ore così caotiche e brutali, alla nostra Nazionale.
Ironia della sorte, Spalletti si affida a un…Ranieri (il capitano della Fiorentina, subito titolare nel trio difensivo con Bastoni e Di Lorenzo); in campo dal primo minuto pure Dimarco, Ricci, Frattesi, Cambiaso, per provare a innestare energie fresche nell’esangue undici dell’Ullevaal Stadion. Ma dopo dieci minuti l’incornata di Nicolaescu a concludere alle spalle di Donnarumma un efficace contropiede moldavo ci raggela sangue e anima. Ci pensa il VAR ad annullare per fuorigioco e allora torniamo, seppur a fatica, a respirare.
Di fatto, però, creiamo ben poco dalle parti di Avram, anche se al 16esimo proprio Ranieri di testa scheggia la traversa su punizione di Raspadori; Retegui aggiunge due girate alla modesta contabilità occasioni. Ma al 40mo ecco la zampata di Raspadori, che infila di destro l’uno a zero su cross dello stesso Ranieri respinto dalla difesa. Neanche il tempo di goderselo, il vantaggio, che solo le manone di Donnarumma dicono no alla bordata di Reabciuk, con capitan Ionita (da più di dieci anni nel nostro calcio, l’ultima annata alla Triestina) che per fortuna calcia a lato la respinta. Per non parlare dell’incornata di Dumbravanu, che Dimarco salva sulla linea. Insomma, quando vengono avanti, i moldavi sono sempre pericolosi, e questa non è certo una buona notizia.
L’impronta dell’Orso - Orsolini per Dimarco e Barella per Ricci: questi i cambi con cui Spalletti apre il secondo tempo. E proprio dal primo spunto dell’esterno bolognese nasce il due a zero firmato Cambiaso (non prima però di un altro colpo di testa da brividi di Nicolaescu); siamo un po’ più rapidi e intraprendenti, al 70esimo Frattesi non trova il tocco giusto a tu per tu con Avram; entrano anche Maldini e Lucca per Raspadori e Retegui, ma continuiamo a produrre poco e a rischiare troppo in difesa (che nel frattempo perde Ranieri, ko per un duro contrasto con Baboglo e sostituito da Coppola).
Un altro slalom di Orsolini trova Avram pronto alla ribattuta. Intanto un gol di Haaland nella ripresa basta alla Norvegia per vincere in casa dell’Estonia. Lucca in pieno recupero spreca di testa dopo bella progressione di Bastoni, ma Coppola fa un miracolo e salva in scivolata sull’ennesima occasione moldava.
Il ciclo Spalletti si chiude qui, da domani toccherà a Claudio Ranieri. Auguri a lui, e a tutti noi, di ritrovare al più presto l’Italia che fa trepidare e battere il cuore, al posto di questa spaesata, stanca e vuota di sogni e desideri.
Titoli di coda – “Speravo di trovare una squadra meno stanca, e magari a settembre sarebbe stato così; ma continuo a credere in questo gruppo, in questi giocatori. La Nazionale che lascio al mio successore? E’ questa, questo gruppo, la differenza poi la deve fare il ct, e io non sono riuscito a farla questa differenza”: così saluta Spalletti, nella pancia del “Città del Tricolore”: Per lui ora inizia il tempo dei ripensamenti, dei rimpianti e del rammarico, in attesa della prossima panchina, della prossima avventura.
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