Montezemolo: "Grande Bologna, mi hai commosso ricordando papà. Italiano? Resti"

“Mi sono commosso. Per la vittoria in Coppa Italia ma anche per un’altra cosa, una coincidenza del cuore, che ora le racconto...”. Luca Cordero di Montezemolo era all’Olimpico. Fra la gente “volutamente e non nel settore vip. Ero col mio amico Alberto Vacchi. È stato tutto stupendo. E meritato. Sono soddisfatto per chi c’era e chi era a Bologna, per i giocatori e la società e per coloro che - come me - aspettavano una serata del genere da molti anni. Emozionante fino in fondo”.
“Come le dicevo ho preferito andare in tribuna Monte Mario, non nei palchetti con politici o altri ma vicino alla Curva popolata da tifosi come me. Rossoblù insomma. Guardando la coreografia da vicino, vivendo l’attesa. La mia e di tutti. Prima della gara scorro con Alberto lungo i seggiolini cercando il numero esatto di posto: e lì mi emoziono. Più mi avvicino e più mi batte il cuore. Deve sapere che mio papà mi portò, ero piccolo, nel ’64, a vedere qui lo spareggio-scudetto. Quando il Bologna vinse contro l’Inter. Ecco: procedo alla ricerca del mio seggiolino e il destino ha voluto che mi fosse assegnato un posto praticamente vicino a quello che occupai allora, vicino a mio papà e davanti a quelli che giocavano come in Paradiso. Ecco perché mi sono commosso ed emozionato in maniera forte: mi sono tornati in mente quei momenti con mio papà...”.
Pareva un segno del destino...
“È accaduto un miracolo: è stato tutto perfetto. Il primo miracolo è avvenuto in campo, è stato quello del nostro portiere, di Skorupski, ha fatto una cosa pazzesca: se non para quei due tiri a un metro dalla porta (quasi autogol di Beukema e occasione di Jovic, ndr) che forse solo un qualcosa di divino lo ha messo nelle condizioni di fare, oltre alla sua prontezza, beh, magari oggi saremmo tristi, a parlare d’altro, senza la Coppa Italia alzata e con un Milan che oltre a far paura diventava vincente”.
Da Bulgarelli a Ndoye: la storia passa sempre dall’Olimpico.
“Stamattina (ieri, ndr) mi arriva sul cellulare un messaggio di Max Biaggi. “Hai fatto bene ad andare allo stadio”. Volevo esserci, ci sono stato e sono felice di aver visto anche questo altro trionfo molti anni dopo quel momento che ho vissuto col mio papà in quel settore, lì, a guardare il Bologna, ieri Bulgarelli e oggi tutti i ragazzi che hanno alzato questa Coppa”.
La partita è stata quasi a senso unico.
“Mi è piaciuta. Enormemente. E sono felice per chi tifa come me e per la città, per i tifosi, per chi come il sottoscritto la aspettava da anni. E sono contento per la società e per l’allenatore. Hanno fatto un lavoro clamoroso di organizzazione, forza, calcio, determinazione. Poi i cambi giusti, l’atteggiamento perfetto. Insomma, tutto da evidenziare ed applaudire”.
A Italiano cosa vuole dire?
“Che non ha sbagliato nulla. Ha presente la penultima partita, quella persa 3-1 a San Siro? Ecco: lui ha imparato da lì e si vede. Si è messo a studiare quel che non era andato ed ha architettato la rivincita. Ha fatto la contromossa alla mossa del Milan, ha fatto tesoro di quello che era accaduto qualche giorno fa. E ad uno così, beh, vanno fatti i complimenti sinceri”.
“Lui deve restare, mica come chi lo ha preceduto...”.
Messaggio chiaro. Italiano ha un anno di contratto, piace anche ad altri club ma ha tutta l’intenzione di rinnovare: è la via giusta?
“Italiano deve continuare un ciclo che si è già aperto. Qui. Vede, ricordando Motta mi vien da pensare che quel che ha fatto non è stato bello: non ha creduto nel Bologna che oggi ha vinto la Coppa Italia. La Coppa Italia capisce? E non mi è garbato che sia andato a parlare con Saputo, che lo avrebbe voluto tenere, lasciandolo in stand-by, senza dirgli subito cosa voleva fare, senza immediata chiarezza. Comunque: oggi c’è Italiano e va bene così. E Italiano deve restare e resterà. Fra l’altro poi...”.
“Meritava di vincere dopo quelle finali che aveva perso di fila con la Fiorentina. Era giusto che potesse trionfare lui. Fra l’altro nei momenti successivi alla finale ho sentito, durante le interviste, che ha avuto un pensiero per Joe Barone: si è dimostrato un uomo oltre che un allenatore; una persona attenta e sensibile”.
Se le avessero detto, una settimana fa, altra qualificazione in Champions o Coppa Italia cosa avrebbe scelto sinceramente?
“Avrei risposto quello che abbiamo vinto, davvero. Ma poi ragioniamo: è davvero finita per la Champions League? Io dico di no. La Juventus all’ultima ha il Venezia, chiaro che il Bologna ne deve vincere due su due. Ma se le vince, e può vincerle, qualcos’altro di bello può succedere”.
Intanto scelga un migliore in campo della finale.
“Il Bologna, quindi tutti. Con inserite menzioni particolari, però: per Skorupski con quella doppia parata miracolosa; e poi per Ndoye: ha fatto un gol importante, fondamentale e bisogna esserci, valere, per segnare quel gol oltretutto decisivo. Sa a cosa paragono il suo acuto dentro una gara così importante? Al gol di Acerbi contro il Barcellona: il peso, la potenza di quella rete va oltre i confini”.
La città è tornata a sognare davvero: secondo lei qual è il prossimo step conseguibile dal Bologna?
“Intanto, il consolidamento e il rafforzamento: siccome ci sono dirigenti di grandissima qualità, da Saputo a Fenucci, da Sartori a Di Vaio e Bergamini, spero che questa squadra tenga tanti dei giocatori di oggi e che operi un rafforzamento importante. Perché io alla Champions credo ancora”.
Crede anche a qualcosa di più alto in campionato?
“Adesso godiamoci quel che ci siamo presi. Poi si vedrà”.
La Gazzetta dello Sport