Giorgia Meloni al Cpac, un nuovo lessico tra libertà e Occidente
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Rileggendo il discorso che Giorgia Meloni ha pronunciato in videocollegamento al Cpac due elementi emergono in primo piano, che vanno oltre i punti sottolineati giustamente dai media su Europa, Ucraina aggredita, pace giusta e duratura. Il primo elemento riguarda il non uso della parola “destra”. Una scelta sicuramente non casuale e non dovuta soltanto al fatto che si rivolgeva a una platea di conservatori americani e internazionali.
Meloni infatti indicando gli obiettivi della battaglia culturale dei “conservatori” – termine usato al posto di destra e destre – può riferirsi anche alle destre più radicali, prefigurando una meta comune e condivisa da raggiungere camminando lungo la stessa strada: «Votano per noi», ha detto, «perché difendiamo la libertà, amiamo le nostre nazioni, vogliamo rendere sicuri i confini, preserviamo i cittadini e i lavoratori dall’ambientalismo folle di sinistra, difendiamo la famiglia e la vita, combattiamo contro il wokismo, proteggiamo il nostro sacro diritto alla fede e la libertà di parola. Ci battiamo per il buon senso.
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La battaglia è dura, ma la scelta è semplice: vogliamo assecondare il declino o combatterlo?». Un lessico nuovo quello della premier italiana che lega l’attuale successo delle destre a una rinascita valoriale mentre collega le battaglie della sinistra al declino. Evoluzione contro involuzione, rinascita contro decadenza, cambiamento contro status quo, speranza contro rassegnazione. Un modo sicuramente abile per oltrepassare le categorie destra-sinistra.
Ma rinascita di che cosa? Ecco il secondo elemento che si presenta all’analisi più approfondita del discorso di Meloni. Rinascita dell’Occidente. Un concetto, un tema, un ideale che è stato protagonista dell’intervento al Cpac. L’Occidente che non può darsi senza Europa e non può concepirsi senza America. «Io credo ancora nell’Occidente», ha detto la premier, «nell’Occidente non come luogo fisico, ma come civiltà. Civiltà nata dall’incontro con la filosofia greca, il diritto romano e i valori cristiani. Civiltà costruita e difesa nei secoli con il genio, le energie e i sacrifici di moltissimi. Con la parola Occidente definiamo un modo di concepire il mondo nel quale la persona è al centro, la vita è sacra, gli uomini nascono uguali e liberi, e quindi la legge è uguale per tutti, la sovranità appartiene al popolo e la libertà viene prima di ogni altra cosa».
I conservatori, termine onnicomprensivo per dire tutte le destre che con varie sfumature vanno rappresentando l’alternativa alla sinistra radicale e liberal, hanno bisogno di un mito da evocare ed esso è stato evocato. L’Occidente è mito di fondazione, è Sparta contro il persiano Ciro nel racconto di Erodoto, è Ulisse che torna alle radici di Itaca ma è divorato dall’ansia della ricerca, è l’ebbrezza di Dioniso e il rigore di Apollo, il dialogo della piazza, il mercato, la continua sperimentazione, la legge, polemos ed eros, Atene, Roma e New York.Dicendo di credere ancora nell’Occidente Giorgia Meloni ha dato una risposta ai tanti che la accusavano di afasia rispetto al cambio di paradigma che Trump sta imprimendo allo scenario globale. Non l’aut aut: stare con l’Europa o stare con gli Usa, ma la scelta dell’et et: stare con l’Europa e stare con gli Usa, stare con l’Occidente contro i suoi nemici esterni e interni. L’Occidente come mito, l’Occidente che è anche invenzione dialettica e dunque concepibile solo se si individua cosa sia l’Altro. Non è difficile: per esempio chi (nemico esterno) inscena cerimonie macabre con le bare di neonati uccisi, chi (nemico esterno e interno) impone il burqa alle donne, chi (nemico interno) non riconosce la cultura del limite. Guardando a Prometeo, anch’esso archetipo della cultura occidentale, le vecchie categorie di destra e sinistra tornano a illuminarci: vista da sinistra quella del Titano è una ribellione liberatoria, vista da destra è puro nichilismo. Lo stesso che rischia di svuotare di senso la vecchia, amata Europa.
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