Il percorso accidentato del "Big Beautiful Bill" di Donald Trump

Il "Big Beautiful Bill" di Donald Trump è alla prova del Senato.
Il provvedimento che contiene tutte le promesse elettorali del presidente è al vaglio dei senatori e ha davanti una strada accidentata - nonostante l'impegno dei repubblicani a stringere i tempi, così da esaudire il desiderio del Presidente che lo vorrebbe sul suo tavolo per la firma entro il 4 luglio.
Un compito non facile: il processo di 'vote-a-rama' in atto - che consente ai senatori di proporre un numero illimitato di emendamenti alle misure relative al bilancio - rischia di allungare i tempi, costringendo i senatori a una vera e propria maratona per soddisfare Trump. Non esiste qui il meccanismo tutto italiano della “tagliola" che permette agli speaker (da noi alle presidenze di Camera e Senato) di unire gli emendamenti simili affinché con la bocciatura di uno saltino tutti quelli che hanno lo stesso contenuto.
Ci sono poi da superare le spaccature interne dei conservatori che, avendo una maggioranza risicata, possono permettersi di perdere solo tre voti. Nel caso in cui li perdessero, il vicepresidente JD Vance avrebbe il voto decisivo, in uno scenario che i Repubblicani vorrebbero evitare per mostrare unità e forza.
combo Musk e Trump (afp)
Tra le spine nel fianco del Presidente Trump sul big beutiful bill resta Elon Musk che torna a criticare il provvedimento. "È evidente, con la spesa folle di questo disegno di legge che aumenta il tetto del debito di un record di cinquemila miliardi di dollari, che viviamo in un paese con un unico partito, il partito del maiale. È ora di un nuovo partito politico che si preoccupi davvero delle persone", ha scritto Musk su x attaccando il budget del presidente che contiene tutte le sue promesse elettorali. "Ogni membro del Congresso che ha fatto campagna per ridurre la spesa e poi ha immediatamente votato per il più grande aumento del debito della storia dovrebbe vergognarsi. E perderanno le primarie nei prossimi anni, anche se fosse l'ultima cosa che faranno su questa terra".
Il testo una volta approvato dovrà tornare alla Camera, dove lo speaker Mike Johnson è già al lavoro per cercare di facilitare un via libera in tempi brevi su un provvedimento di quasi 1.000 pagine profondamente modificato dalla versione precedentemente approvata dai deputati. I due testi infatti sono molto diversi e non è escluso che la versione del Senato possa incontrare ostacoli, soprattutto per quanto riguarda il costo finale. Il Congressional budget office, l'organismo indipendente incaricato di fornire analisi economiche al Congresso, ha stimato infatti che la misura al vaglio dei senatori farà salire il debito di 3.300 miliardi di dollari in dieci anni, una cifra decisamente superiore ai 2.400 di quello bollinato alla Camera.
Donald Trump durante la conferenza stampa all'Aja, 25_06_2025 (Afp)
La Casa Bianca comunque ostenta sicurezza. Il segretario al tesoro Scott Bessent si è detto fiducioso in un'approvazione del Congresso entro il 4 luglio. "Il big beautiful bill è il componente centrale della politica pro-crescita del Presidente. È il punto di partenza per affrontare il debito" e instradarlo in una traiettoria di calo, ha detto inviando un messaggio agli investitori in fuga dai titoli di stato americani di lungo termine. La corsa a scaricare i treasury bonds, così come i ripetuti attacchi di Trump alla Fed e al suo Presidente, stanno mettendo a rischio - hanno avvertito gli economisti - lo status di 'paradiso sicuro' degli Stati Uniti, a partire dal dollaro che ha sperimentato i peggiori primi sei mesi dell'anno dal 1973, perdendo il 10%.
Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent parla ai giornalisti dopo un incontro con i repubblicani del Senato al Campidoglio degli Stati Uniti a Washington, DC, il 24 giugno 2025 (SAUL LOEB / AFP)
Al centro dello scontro in Senato ci sono i previsti tagli al programma di assistenza sanitaria Medicaid, che rischiano di lasciare senza copertura 12 milioni di americani. Molti senatori ritengono che la sforbiciata contraddica le promesse elettorali del presidente e chiedono che i fondi siano lasciati intatti. I falchi però premono per riduzioni ancora maggiori così da limitare l'impatto dell'atteso taglio delle tasse.
Nella legge ci sono infatti l'abolizione delle imposte per le mance e gli straordinari, ma anche una minore pressione per le aziende e gli americani, soprattutto quelli più ricchi.
Due senatori repubblicani hanno già assicurato che voteranno no, attirandosi l'ira di Trump. Fra questi Thom Tillis che, esprimendo la propria contrarietà al provvedimento, ha annunciato che non cercherà una ricandidatura alla scadenza del suo mandato. Al suo posto, secondo indiscrezioni, guarda con interesse Lara Trump, la nuora del presidente, che non ha mai nascosto le sue aspirazioni politiche dopo il ruolo centrale svolto nella campagna per la rielezione del presidente.
Thom Tillis e Lara Trump (combo (foto Getty Images))
Rai News 24