Inter: da De Pieri a Topalovic, i giovani che contro la Lazio sperano nella grande occasione

Inzaghi ha spinto il pulsante verde. In occasione della sfida con la Lazio porterà in panchina diversi giovani della Primavera. Si tratta di Alessandro Calligaris, Alain Taho, Christos Alexiou, Matteo Cocchi, Thomas Berenbruch, Luka Topalovic e Giacomo De Pieri, già mandato in campo contro il Monaco. A causa dei vari forfait per infortunio - Sommer, Di Gennaro, Carlos Augusto, Correa, Zalewski e Thuram - uno dei baby nerazzurri potrebbe avere un'occasione.
L'unico dei sette ad aver debuttato. Giacomo De Pieri ha giocato i primi minuti da professionista in Champions contro il Monaco. Un quarto d’ora per sparare un sinistro sopra la traversa e farsi vedere con un paio di buone giocate. Mancino, 18 anni, 10 gol e 8 assist. Ha segnato 3 reti nelle ultime 4 partite. L’Inter l’ha blindato fino al 2029 (insieme a Lavelli, punta del 2007). Scoperto da Roberto Samaden, ex responsabile del settore giovanile interista oggi all’Atalanta, vanta tornei da capocannoniere e piani B rimasti nel cassetto. Se non avesse sfondato nel calcio sarebbe diventato un osteopata.
L’effetto domino degli infortuni l’ha portato tra i grandi a 17 anni. Alain Taho, numero uno albanese, ha guadagnato la prima convocazione in Serie A nell’ultimo turno contro il Genoa. Per lui una presenza in primavera, una in Youth League - dove ha tenuto la guardia alta contro il Bayer Leverkusen - e 11 con l’U18. Vanta anche quattro presenze con l’Under 19 albanese.
Il centralone greco con la fascia al braccio e la testa alta. Dicono di lui: “Non elegante nei movimenti, ma efficace come pochi”. Christos Alexiou è un centrale vecchio stampo che ti marca stretto e randella. Spazza quando c’è da spazzare e si affida al destro in impostazione, ma il suo punto forte è l’uno contro uno. Nato ad Atene, è il capitano della Primavera e sa segnare: cinque gol in 28 presenze tra campionato e Youth League. Inzaghi se l’è portato a Riad per la Supercoppa. L’Inter l’ha scovato nelle giovanili dell’Atromitos e l’ha portato a Interello nel 2022. Sarà uno dei perni dell’Under 23.
I paragoni non lo sfiorano: “Io come De Bruyne? Calma”. Luka Topalovic arriva dal Domzale, in Slovenia, dove a 16 anni già giocava in prima squadra. Ora ne ha 18 e fa girare i nerazzurri. “Mi volevano diversi club - raccontò alla Gazzetta - ma l’Inter è stata la prima a muoversi in modo serio”. Fantasista dalla testa alta e l’idea pronta, ha segnato 9 gol in 30 presenze. Zanchetta ha arretrato il suo raggio d’azione a metà campo, dove alza gli occhi e pesca le punte. Uno dei suoi sponsor è stato Samir Handanovic, oggi allenatore dell’Under 17: “Gli devo davvero molto”. Magari anche il debutto con l'Inter.
Uno dei più piccoli della truppa. Matteo Cocchi è diventato maggiorenne il 1° febbraio e ha aspettato un mese per scartare il regalo: la prima convezione tra i grandi. Il suo mancino l’ha portato a svolgere un ritiro con la prima squadra, a sfornare un assist per Salcedo contro la Pergolettese in amichevole e a catturare nomee. L’ultima è “il nuovo Dimarco”, per via del ruolo e del piede. "So quello che si scrive sui social, ma tendo a non leggere i commenti e a concentrarmi su me stesso. Il mio obiettivo è debuttare in Serie A”. Quest’anno vanta 4 gol e 4 assist in 25 presenze. Da tenere d’occhio.
Uno dei frontmen di Zanchetta. Thomas Berenbruch vanta dieci gol e otto convocazioni in prima squadra, dove ha sfiorato il debutto un paio di volte. In Youth League ha rifilato due ganci al City, poi Inzaghi se l’è portato in panca contro lo Young Boys. Qualità: inserimento, tiro da fuori, buona tecnica. Thomas, 19 anni, è una mezzala che sa buttarla dentro. Quest’anno ha debuttato anche con l’Italia U20. L’Inter ha vestito nerazzurro a 15 anni dopo una manciata di stagioni a Renate. Il cognome inganna: Berenbruch è nato a Milano da genitori italiani. Suo nonno paterno arrivò qui dalla Germania. Curiosità: i compagni lo chiamano “Bellinbruch”. Un gioco di parole che si rifà a Jude Bellingham. Uno dei suoi riferimenti.
La Gazzetta dello Sport