La marcia del Pride in tempo di guerra, a Kiev la comunità LGBTQ+ sfida la Russia

Nonostante la guerra, la marcia del Pride a Kiev, in Ucraina, si è tenuta. Anzi, diritti LGBTQ e situazione di guerra si sono legati. Si è tenuto oggi il Pride a Kiev, e ha messo al centro il sostegno ai soldati ucraini che si identificano come LGBTQ+.
Sembrava che la marcia non si dovesse svolgere. Troppi rischi per la sicurezza, diceva la polizia. Rischi di attacchi missilistici e di assalti contro la marcia da parte dei partecipanti ad una contromanifestazione vicina, aveva pensato di cancellarlo. Ma poi autorità, forze di polizia e organizzatori del Pride si sono accordati per una marcia più breve, circa 30 minuti, a mezzogiorno di oggi.
Secondo United24media, sono state migliaia le persone che hanno marciato nel centro di Kiev esibendo cartelli con slogan quali “Niente pace senza giustizia in Ucraina” o “Marciamo per coloro che non possono”. Attivisti locali hanno sfilato insieme a diplomatici – fra cui l’ambasciatrice dell’Unione europea in Ucraina Katarina Mathernova – e osservatori internazionali.

Tutti protetti – e allo stesso tempo sorvegliati – ad ogni angolo di strada da forze di polizia. La marcia si è conclusa pacificamente, così come una marcia analoga si è conclusa a Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina, nonostante l’assedio delle forze russe.
Il problema dei diritti degli omosessuali si lega fortemente, in Ucraina, alla realtà della guerra in corso. Secondo una organizzazione che difende gli eguali diritti dei militari LGBTQ ucraini, ci sono almeno 60 corpi armati dell’esercito ucraino che hanno al loro interno gay, lesbiche, bisexual, transgender o aexual.
I manifestanti, in particolare, sollecitano riforme legali per permettere a chi vive una relazione omosessuale di prendere decisioni mediche importanti, qualora i loro partner siano feriti durante il conflitto. E, nel caso più tragico, di poter essere ammessi a seppellire i loro cari. La presidente di Kyiv Pride, Anna Sharyhina, ha dichiarato al riguardo: “Accade spesso che in situazioni di emergenza i partner della comunità LGBTQ, che non abbiano ancora la loro unione civile riconosciuta legalmente, non possano accedere agli ospedali, non possano prendere decisioni urgenti e vitali per i loro partner, né recuperare i loro corpi, per seppellirli con dignità”.
L’attenzione alle tematiche LGBTQ segna, secondo gli attivisti, una differenza sostanziale fra l’Ucraina e la Russia, dove questi diritti – come si sa – sono fortemente limitati. “L’odio verso i tuoi stessi cittadini, verso i loro diritti e la loro diversità non è un valore ‘tradizionale’, ma è un tratto primitivo della società russa e di altre società totalitarie”, si legge nel Manifesto del KyivPride 2025.
Il Manifesto in questione parla molto della guerra in corso. “Mentre i nostri soldati combattono per la libertà, dobbiamo gettare le basi per una Ucraina democratica, in cui ogni persona abbia gli stessi diritti e le stesse opportunità. Vogliamo una legislazione che garantisca protezione per le persone LGBTQ, incluso il riconoscimento legale dei partner civili”. E si legge che i diritti umani “non possono essere rimandati a dopo la vittoria”, suggerendo che la battaglia per uguaglianza e libertà riflette la resilienza ucraina e il suo impegno per un futuro democratico ed europeo.
Luce