Turismo in crescita ma ristoranti e alloggi chiudono: in Puglia sparito quasi un terzo delle strutture ricettive

La Puglia attrae sempre più turisti, ma non riesce a trattenere le sue imprese. È il paradosso che emerge dai dati elaborati da Confesercenti e pubblicati da La Gazzetta del Mezzogiorno: tra il 2019 e il 2024 ha chiuso i battenti il 30,9% delle strutture ricettive pugliesi, a fronte di una media nazionale del 26,6%. Un dato preoccupante, soprattutto alla luce di una presenza turistica in costante crescita.
Ristoranti in crisi nonostante la domandaLa fotografia scattata dallo studio di Confesercenti mostra come, nello stesso periodo, il 42% dei ristoranti pugliesi abbia cessato l’attività. Una percentuale superiore a quella della Basilicata (39,3%) ma leggermente sotto la media nazionale (43,1%). Tra le regioni che registrano le perdite più consistenti, il Trentino-Alto Adige guida la classifica con un crollo del 55,5%, seguito da Toscana ed Emilia Romagna con circa il 50%.
In Puglia, però, il dato stride in modo particolare perché si inserisce in un contesto di boom del turismo. Una contraddizione solo apparente, come spiega Giancarlo De Venuto, presidente di Assoturismo Confesercenti Puglia: “Non si può parlare di calo, ma di trasformazione dei turismi”.
Turismo in trasformazione e cambiamenti stagionaliSecondo De Venuto, il cambiamento climatico e le nuove abitudini dei viaggiatori stanno rimodellando le dinamiche del turismo pugliese. “L’overtourism non ci riguarda – sottolinea – perché l’estate, quella vera, sta diventando sempre più breve. I flussi internazionali si spostano tra aprile e giugno, e tra settembre e ottobre”.
Un’opportunità, secondo lui, per allungare la stagione e differenziare l’offerta. “Rispetto a Lazio e Veneto abbiamo margini di crescita enormi: la Puglia registra 20 milioni di presenze contro i 52 del Lazio e i 71 del Veneto”, osserva De Venuto. “Siamo quasi un quarto rispetto al Veneto, e quasi un terzo rispetto al Lazio”.
Clientela straniera in crescita, ma cambiano le esigenzeAnche nella ristorazione si registra una mutazione profonda. Le abitudini degli italiani, condizionati dalla crisi economica, stanno cambiando, mentre la clientela straniera cresce ma con gusti diversi. “Meno italiani vanno al ristorante, mentre gli stranieri – spiega De Venuto – consumano meno piatti ma bevono di più. È un modello che non fa decollare il fatturato dei ristoranti tradizionali, ma alimenta le attività di lusso che integrano ristorazione e intrattenimento”.
Nel frattempo, molte attività locali sono costrette a reinventarsi: “Ogni tre anni un ristorante cambia pelle – dice ancora De Venuto – a meno che non punti su un’autentica esperienza gastronomica legata al territorio”.
Imprese giovanili in calo, ma con un margine di speranzaLo studio di Confesercenti mette in luce anche un’altra tendenza: invecchia l’età media degli imprenditori del settore, mentre le imprese giovanili diminuiscono. In Puglia l’età media è salita a 49,8 anni, in Basilicata a 51,4, in linea con il dato nazionale di 51,3.
Nel quinquennio sono state chiuse 3.026 imprese giovanili pugliesi, contro appena 322 non giovanili. In Basilicata, il saldo è più equilibrato: 416 imprese giovanili cessate contro 401 non giovanili. Eppure, il patrimonio di imprese under 35 resta importante: nel 2024 se ne contano 10.605 in Puglia e 1.143 in Basilicata, su un totale nazionale di oltre 120.000.
Un piccolo tesoro di resilienza e innovazione che rappresenta un capitale umano su cui le istituzioni dovranno puntare. “Il successo turistico del Mezzogiorno – si legge nello studio – dipenderà anche dalla capacità delle due regioni di sostenere concretamente le energie giovani”.
Un compito non più rinviabile, per non perdere un’occasione che, almeno nei numeri dei turisti, sembra già tra le mani.
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