Corsa al riarmo, l’Italia come gli Usa di Trump: anche Crosetto e Meloni vogliono l’Iron Dome sul modello israeliano

Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

Corsa al riarmo, l’Italia come gli Usa di Trump: anche Crosetto e Meloni vogliono l’Iron Dome sul modello israeliano

Corsa al riarmo, l’Italia come gli Usa di Trump: anche Crosetto e Meloni vogliono l’Iron Dome sul modello israeliano

Parla il generale Portolano

Corsa al riarmo, l’Italia come gli Usa di Trump: anche Crosetto e Meloni vogliono l’Iron Dome sul modello israeliano

L’Italia come gli Stati Uniti di Donald Trump ma, soprattutto, come Israele. Anche il nostro Paese, sulla scia della Casa Bianca, dovrebbe dotarsi di un sistema Iron Dome sul modello di quello in uso a Gerusalemme, ovvero del sofisticato scudo antimissilistico operativo dal 2011 per la protezione dall’alto dello Stato ebraico.

A chiederlo come “priorità numero uno” è stato il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, intervenuto oggi durante un’audizione in commissione Difesa alla Camera dei deputati.

Un sistema difensivo, dai costi elevatissimi per le casse esangui dell’Italia, che per Portolano “è uno degli obiettivi che ci stiamo prefiggendo, è una delle priorità che il ministro Crosetto ha voluto porre come elemento nell’ambito di quella che è la pianificazione generale interforze”. “Oggi – ha aggiunto ancora il capo di Stato Maggiore della Difesa in audizione – esistono dei sistemi di difesa aerea ma non abbiamo un sistema di copertura totale su quello che è sia la parte nazionale ma soprattutto quando andiamo a guardare in maniera più estesa l’area di responsabilità della Nato con riferimento ai Paesi del fianco sud dell’Alleanza”.

Parole dunque in linea con la corsa al riarmo europea, sposata appieno dal ministro della Difesa Guido Crosetto ma che resta un dossier complicato per la premier Giorgia Meloni, in difficoltà su questo fronte per le posizioni della Lega.

Il generale si è poi soffermato sulle condizioni attuali dell’esercito italiano, che negli ultimi 30 anni è stato “costantemente coinvolto in attività legate al mantenimento della pace e alle missioni di peacekeeping”. Il problema è che, ha sottolineato Portolano, oggi lo scenario internazionale imponga un cambio di passo: “L’Italia deve poter disporre di una capacità militare credibile, sia in termini di difesa che di deterrenza, come ci insegna il conflitto in Ucraina”. Esigenza che per il capo di Stato Maggiore della Difesa richiede un’evoluzione dello strumento militare: “È in corso un processo di adattamento dell’Esercito per acquisire capacità che possediamo solo parzialmente o che non abbiamo mai avuto. Anche perché, fino a ieri, prima dell’avvento del presidente Trump, queste capacità erano sostanzialmente garantite dal nostro alleato strategico: gli Stati Uniti”.

L’altro punto chiave è ovviamente l’Ucraina. Portolano non usa mezzi termini nella sua audizione: per il generale “è un dovere da parte dell’Italia, così come della comunità internazionale sostenere l’Ucraina”, perché si tratta di una “nobile missione”. Kiev che va sostenuta, ha aggiunto, anche attraverso la donazione di “munizionamento di diversa tipologia”, circostanza che però “ha comportato un abbassamento nell’ambito del livello all’interno di quelli che sono gli stockpiles (scorte, ndr) nazionali”.

l'Unità

l'Unità

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow