Da Prato a Foggia: il sogno dei partiti è diventato creare nuove procure antimafia per qualche voto in più

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Da Prato a Foggia: il sogno dei partiti è diventato creare nuove procure antimafia per qualche voto in più

Da Prato a Foggia: il sogno dei partiti è diventato creare nuove procure antimafia per qualche voto in più

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L'istituzione della Direzione distrettuale antimafia si è trasformata in un trofeo sognato dai partiti per guadagnare consenso sul territorio, a discapito del modello concepito da Giovanni Falcone

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C’è chi ne chiede l’istituzione a Foggia (Movimento 5 stelle), chi a Verona (tutte le forze politiche, Lega in testa), chi a Latina e a Prato (Fratelli d’Italia), chi in Emilia-Romagna (Partito democratico): tutti vogliono una Direzione distrettuale antimafia. Da struttura concepita per consentire alla magistratura di combattere le associazioni mafiose, la Dda si è trasformata in un trofeo sognato dai partiti per guadagnare consenso sul territorio, senza tenere conto delle conseguenze che scelte del genere avrebbero sull’effettivo contrasto alla mafia.

Ma partiamo dall’inizio. In Italia le Direzioni distrettuali antimafia sono ventisei, istituite nel capoluogo del distretto di Corte d’appello. Le Dda costituiscono delle sezioni delle procure con competenza esclusiva sulle indagini di mafia e, dal 2015, anche terrorismo. A livello nazionale sono coordinate dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, attualmente guidata da Giovanni Melillo. Il sistema della Direzione nazionale e delle Direzioni distrettuali rappresenta la concretizzazione di una delle principali idee di Giovanni Falcone. L’idea, cioè, che per combattere in maniera più efficace le mafie (e il terrorismo) occorrano strutture investigative altamente specializzate, che siano connesse fra loro e condividano reciprocamente le informazioni raccolte, sotto il coordinamento di una struttura centrale come la Dna.

Le sedi delle Dda sono appositamente poche (ventisei), proprio perché la loro ragion d’essere è quella di ospitare un pool di magistrati altamente specializzati e consentire un coordinamento tra loro. In breve, più sono le Dda e più c’è il rischio di avere strutture investigative inefficienti (sul piano delle risorse umane ed economiche) e anche di disperdere il patrimonio conoscitivo acquisito con le indagini.

Si potrebbe discutere a lungo su quanto il modello immaginato da Falcone si sia effettivamente realizzato, ma non è questo il punto. Ciò che è certo è che negli ultimi anni, anche in virtù della narrazione portata avanti da certi partiti e media sulla presunta diffusione senza freni della mafia in Italia, tutti sognano una Direzione distrettuale antimafia.

Da anni, per esempio, il Movimento 5 stelle propone l’istituzione a Foggia di una sezione distaccata della Dda di Bari, sostenendo che in questo modo la magistratura potrebbe contrastare meglio le associazioni mafiose attive nel foggiano.

Nell’aprile 2024, invece, tutti e 98 i sindaci della provincia di Verona (dunque di colore politico trasversale) hanno inviato una lettera al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e a quello della Giustizia Carlo Nordio per chiedere che sia istituita a Verona una sezione distaccata della Direzione distrettuale antimafia di Venezia. Una proposta già avanzata nel 2020 dalla Lega direttamente in Parlamento. L’idea è stata bocciata lo scorso luglio in audizione in commissione Antimafia proprio dal procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, poi andato in pensione: “Creare una procura distrettuale antimafia a Verona significa indebolire una già debolissima procura distrettuale di Venezia”, ha dichiarato Cherchi, secondo cui “non basta spostare un ufficio di 150 chilometri per migliorare il lavoro, ma bisognerebbe avere più risorse umane e tecnologiche per le indagini”.

Nei giorni scorsi, il procuratore di Bologna, Marco Forte, ha lanciato un appello al governo volto a rafforzare gli organici e anche a istituire una seconda Corte d’appello, con relativa Direzione distrettuale antimafia. L’appello è stato subito colto al volo dal Pd, che con la sua responsabile Legalità, la senatrice Enza Rando, ha fatto sua e rilanciato la proposta del procuratore bolognese.

Il partito di governo, Fratelli d’Italia, si è mosso nella stessa direzione, proponendo l’istituzione di una sezione distaccata della Dda sia a Latina sia a Prato. In quest’ultimo caso, la proposta è fortemente caldeggiata dal nuovo procuratore pratese, Luca Tescaroli, giunto dalla procura di Firenze dove ha indagato su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993-1994. L’idea di istituire un’altra Dda a Prato è parsa insensata persino a Nicola Gratteri. Oltre a dire che “basta la Dda di Firenze per indagare”, il procuratore di Napoli non ha potuto non sottolineare l’ovvio: “Più si parcellizzano gli uffici, più aumentano le spese e più è facile paralizzare l’azione dei magistrati. Soprattutto nei tribunali con pochi addetti”. Ma i partiti sembrano più interessati a usare l’antimafia per conquistare voti.

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