Dazi, Rampelli (FdI): "Non escluderei accordi bilaterali Italia-Usa se naufragano i colloqui tra Trump e l'Europa"

"Ogni trattativa che si rispetti si tiene in piedi fino all’ultimo secondo utile, questa sui dazi non fa eccezione. Anzi... Anticipare la conclusione del negoziato con un accordo iniquo o una rottura violenta equivarrebbe a un atto di masochismo". Con queste parole Fabio Rampelli, vice-presidente della Camera di Fratelli d'Italia, risponde alla domanda di Affaritaliani.it se l'Unione europea debba insistere nella trattativa a oltranza con gli Stati Uniti sui dazi.
Ci si deve preparare anche a eventuali dure contro-misure? "Dobbiamo tenere unito l’Occidente, come ha sottolineato il presidente Meloni a Trump fin dal primo incontro a Washington, dimostrando anche per questo di essere perno insostituibile di un’alleanza atlantica che si fonda su valori comuni e non solo su economia e commercio. Un richiamo del nostro governo agli Stati Uniti che ha emozionato molti italiani. Se l’emergenza finanziaria degli Usa fosse incomprimibile dovremo certamente rispondere. Siamo stati molto disponibili con i colossi del web i quali si ostinano a non pagare le tasse al pari di tutte le altre imprese laddove fanno enormi profitti", risponde Rampelli.
E se naufragassero i colloqui con Bruxelles, il governo italiano dovrebbe trattare singolarmente con il presidente Trump per difendere il Made in Italy? Il vice-presidente della Camera di FdI risponde: "Io sono del parere che occorra sempre fare l’impossibile per difendere gli interessi nazionali, quindi non escluderei - qualora fosse compatibile con la legislazione europea - taluni accordi bilaterali. Ma l’Ue è ormai diventata un’istituzione governata da burocrati e lobbisti, non può andare avanti così".
Qualche esempio? "Se l’Italia vuole per esempio impedire ai minorenni di devastarsi il cervello sulle piattaforme social non si apre una discussione politica con i Commissari di Bruxelles, ma sono i vertici del pachiderma europeo a dire se e come si deve procedere, dopo aver preso loro accordi con i giganti economici. Non decide la democrazia dei popoli ma l’oligarchia dei portatori di interessi che tratta con la casta dei capi struttura che dà ordini a ministri e parlamenti nazionali. È necessario dare potere alla democrazia. Una cosa è la regolamentazione delle lobby e il loro ascolto, un'altra è farsi dettare l'agenda da loro. Per questo occorre cambiare i processi decisionali e limitare la loro ingerenza. Questa è una delle ragioni del tafazzismo europeo che, come ha detto dal principio Giorgia Meloni a Ursula Von der Leyen, sì autoflagella con auto-dazi imposti da accordi impropri spesso etero diretti", conclude Rampelli.
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