Gli effetti dei dazi Usa sull’Italia, cosa cambia per l’economia: buco da mezzo punto di Pil e 22 miliardi di export

I rischi per il Made in Italy

Parla di “base sostenibile” per mandare giù un rospo indigeribile, ovvero una resa imbarazzante agli Stati Uniti. Così Giorgia Meloni ha commentato l’accordo siglato tra la Casa Bianca e la Commissione europea sui dazi: condizioni indiscutibilmente sfavorevoli per l’Europa, costretta a subire tariffe doganali sulle proprie merci del 15% e del 50% su acciaio e alluminio, impegnandosi inoltre ad acquistare prodotti energetici e armi statunitensi per 750 miliardi di dollari ed investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti.
Un accordo asimmetrico, l’Ue infatti non imporrà dazi sulle importazioni di merci statunitensi, il primo partner commerciale dell’Unione. Le parole di Meloni ricalcano d’altra parte quelle di Ursula von der Leyen, volata domenica a Turnberry, in Scozia, dopo che Trump aveva passato la giornata a giocare a golf in un centro di sua proprietà, per chiudere l’accordo.
L’intesa “non è da sottovalutare, ma è il meglio che potevamo ottenere”, è stata l’ammissione della presidente della Commissione Ue. In effetti a fine maggio Trump aveva minacciato dazi del 50% su tutti i prodotti europei, scendendo poi al 30 per cento: due scenari che avrebbero mandato in crisi l’economia europea. Ben diverso invece il trattamento riservato alla Casa Bianca dalla Cina, contro cui Trump sta invece perdendo la sua guerra commerciale per la risposta altrettanto dura del gigante asiatico, che non ha ceduto al pressing di Trump neanche quando da Washington si è arrivati al 145 per cento di dazi.
E l’Italia? Meloni sulla trattativa non ha toccato palla, nonostante i presunti “rapporti speciali” con Donald Trump costantemente sbandierati dalla premier. La presidente del Consiglio da una parte ha dunque parlato di “base sostenibile”, dall’altra ha lasciato aperta la questione dell’accordo raggiunto domenica specificando che servirà attendere i dettagli dell’intesa per “settori particolarmente sensibili, penso a farmaceutica e auto”, oltre alle “possibili esenzioni, particolarmente su alcuni prodotti agricoli”.
Non è un caso. Su questi tre settori l’impatto dei dazi potrebbe essere a dir poco traumatico per una economia italiana che già oggi non gode di grande salute, con una crescita sempre al lumicino ancora trainata dagli effetti di un Pnrr ormai prossimo alla scadenza.
Le stime dell’impatto dei dazi sull’economia italiana sono molteplici, ma la sostanza cambia poco: per il nostro Paese le tariffe doganali negli Usa potranno portare ad un contraccolpo sul Pil del valore di mezzo punto percentuale, circa 10 miliardi di euro.
Nelle stime di Confindustria il mix di tariffe al 15% e indebolimento del dollaro provocherebbe una perdita di export da 22,6 miliardi: dai macchinari 4,3 miliardi, dalla farmaceutica 3,4 miliardi, dall’agroalimentare 1,8 miliardi e dagli autoveicoli 1,3 miliardi, per restare solamente ai settori più colpiti.
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