L’accusa del Copasir: fu Conte ad autorizzare gli 007 a spiare Casarini

Volevano affossare le Ong
È evidente che è uno scandalo di gravità assoluta. Si tratta di spionaggio politico contro le Ong. Chi risponderà di questo reato gravissimo? Il sottosegretario Mantovano resterà al suo posto?

Il Copasir – che è un comitato parlamentare – ha accertato che i servizi segreti iniziarono a spiare Luca Casarini durante il governo Conte-due. L’opera di spionaggio fu assolutamente regolare perché autorizzata dal Presidente del Consiglio e poi dal Procuratore generale di Roma. Lo spionaggio e le intercettazioni non ordinate e richieste dalla magistratura sono una forma del tutto speciale di intercettazioni, molto simili a quelle che avvenivano nella Germania comunista nella seconda metà del secolo scorso.
Sono intercettazioni che non riguardano persone indagate per qualche reato, ma persone considerate interessanti e pericolose dai servizi segreti. Intercettazioni preventive. Sono legittime – forse – in uno stato di diritto solo in casi specialissimi e di emergenza vera. Cioè se si pensa che possano servire per evitare tremendi reati di sangue, stragi, attentati, sequestri di persona. Perché allora si decise di fare spiare Luca Casarini, che sicuramente è sospettabile di molte cose ma non di organizzare stragi? Perché si decise di spiare persino don Mattia, cappellano della Ong Mediterranea? Evidentemente l’obiettivo era raccogliere materiale che potesse essere usato contro Casarini e contro la Ong “Mediterranea”, in modo da eliminare dal mare un gruppo di fastidiosi soccorritori. Probabilmente, almeno nell’ultima fase dell’operazione, quella guidata da Mantovano, l’obiettivo era anche quello di raccogliere informazioni sulla Chiesa e sui vescovi, che appoggiano le Ong, e infatti l’azione di spionaggio ebbe un salto di qualità con l’uso del software di Graphite nel mese di settembre del 2024, pochi giorni prima che iniziasse il Sinodo, e gli 007 sapevano che Luca Casarini avrebbe partecipato al Sinodo.
È evidente che è uno scandalo di gravità assoluta. Si tratta di spionaggio politico contro le Ong. Iniziato da un governo di centrosinistra, proseguito dal governo Draghi, cresciuto con l’uso di nuove microspie col governo Meloni sotto la responsabilità diretta del sottosegretario Mantovano. Non c’è molto da discutere su questo spionaggio politico. Non succedeva (o almeno non veniva scoperto) dai tempi del Sifar. Il Sifar, negli anni 60, era il servizio segreto italiano, che fu sciolto proprio perché aveva organizzato lo spionaggio politico. Chi risponderà di questo reato gravissimo? Il sottosegretario Mantovano resterà al suo posto?
Poi c’è una seconda domanda: possibile che un leader politico che addirittura aspira, o aspirava, a guidare una alleanza di centrosinistra abbia autorizzato lo spionaggio contro le Ong? Perché lo fece? E qual è la sua linea – e la linea del suo partito – sui temi dell’immigrazione e dei salvataggi in mare? Agì per convinzione diretta o qualcuno lo consigliò? L’impressione è che si stia vivendo una fase di forti complicità trasversali su questi temi. Pensate solo al caso Almasri. Il nostro giornale qualche giorno fa ha sostenuto che il ministero aveva preparato tutto per impedire la scarcerazione di Almasri. E che il ministro decise di ignorare la cosa e lasciare che Almasri fuggisse. Nessuno ci ha smentito. La denuncia che abbiamo fatto è gravissima. Si tratta di complicità nella vera e propria evasione di uno dei peggiori criminali del Mediterraneo. Come risponde la politica? Col silenzio generale?
l'Unità