L'acqua fa male il vino fa cantare. Il ritorno del Lollo gaffeur
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Il ministro Francesco Lollobrigida agli Stati generali del vino dice che in Europa è in corso un tentativo di "demonizzazione del vino" e che anche "l'abuso di acqua può portare alla morte". Libero di criticare Bruxelles, ma l'antiscienza non è una buona argomentazione
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Chi è che dis ch'el vin el fa mal l'è tutta gente de l'ospedal. Io ne ho bevuto tanto e non mi ha fatto male
l'acqua sì che fa male il vino fa cantar.
A Nanni Svampa e alla canzone popolare si perdona tutto: dal cameratesco politically incorrect, a una buona dose di baggianate antiscientifiche. Tanto più che, dagli alpini (Mi ho bevuto tuto e non m’ha fatto mal) in giù è tutto un dar di gola contro l'acqua "che rovina i ponti / perfino quella pura delle fonti / la cosa che per noi davvero conti / è il vino che mantiene mari e monti". Se però a dirle, le corbellerie, è un ministro della Repubblica, le cose si complicano un tantino.
Il ministro dell'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida agli Stati generali del vino – un confronto tra rappresentanti di governo, istituzioni europee e stakeholder – ha detto di volere "opporsi al tentativo di demonizzazione del vino" in corso a Bruxelles che, sostiene, è invece "un elemento che, non abusato, non solo non produce dei danni al fisico, ma sicuramente in un’alimentazione bilanciata produce salute". E poi si è lanciato in un parallelo davvero ardito: anche "l'abuso di acqua può portare alla morte".
Non è la prima volta che Lollobrigida si esercita sul tema. "Inseriscano in etichetta che il vino nuoce alla salute di chi non lo beve", aveva detto nel 2023, dal palco romano della IX Conferenza economica Agricolture al Centro. E ancora, sempre nel 2023, durante un punto stampa a margine del Consiglio Agricoltura e pesca a Bruxelles aveva presentato l'azzardato parallelo secondo il quale "anche l'abuso di acqua può provocare problematiche all'uomo e addirittura portarlo al decesso in quantitativi esasperati".
Al centro dell'ultima invettiva del ministro Lollobrigida (qui la versione integrale) c'è la proposta della Commissione europea di imporre avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche (vino incluso), in merito ai potenziali rischi per la salute associati al consumo di etanolo. Un po' meno, forse, della temuta "demonizzazione del vino"? Sulla salubrità del prodotto, poi, c'è poco da discutere. Diversi studi scientifici dimostrano come i polifenoli contenuti soprattutto nel rosso abbiamo effetti benefici sulla salute. Tuttavia, poiché il vino ne contiene pochi milligrammi per litro e spesso questi vengono degradati dal nostro organismo, il loro beneficio è quasi nullo: secondo uno studio pubblicato nel 2016 su American Society For Nutrition, per riuscire ad avere l'effetto cardioprotettivo del resveratrolo, per esempio, dovremmo bere circa 2.000 litri di vino rosso, 16 mila bicchieri al giorno. Non esattamente le modiche quantità che suggerisce Lollobrigida. Mentre l'etanolo, anche esso contenuto nel vino, ha effetti collaterali provati da tutta la letteratura scientifica: secondo l'Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, l'etanolo è causa di circa 60 tipi diversi di condizioni patologiche e di danni alla salute. Secondo le linee guida riportate dall'Iss in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale di Sanità, "non è possibile identificare delle quantità di consumo alcolico raccomandabili o 'sicure' per la salute" ma "è da considerare a basso rischio una quantità di alcol giornaliera da assumersi durante i pasti principali (non fuori pasto) che non deve superare i 20-40 grammi per gli uomini e i 10-20 grammi per le donne". Il nostro organismo insomma è in grado di sopportare l'etanolo senza evidenti danni, a patto che non vengano superate le Unità Alcoliche (U.A.) giornaliere consigliate. Un bicchiere di vino (125 ml) contiene 12 g di etanolo e corrisponde a 1 U. A.
Certo, come dice anche il ministro in un altro passaggio del suo intervento agli Stati generali del vino, ci sono poi anche ragioni sociali e culturali dietro il consumo di vino, che in Italia rappresenta una tradizione millenaria. Un consumatore informato può metterle sul piatto della bilancia insieme a quelle salutistiche, e operare una libera scelta. C'è poi tutta una serie di ragioni per la quale gli health warning proposti da Bruxelles possono essere messi in discussione. Ma utilizzare un paragone antisicentifico come quello scelto da Lollobrigida, è un'argomentazione che – perdonerete – fa acqua da tutte le parti.
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