Pozzolo, Soumahoro e de Bertoldi. Vita da pària a Montecitorio

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Pozzolo, Soumahoro e de Bertoldi. Vita da pària a Montecitorio

Pozzolo, Soumahoro e de Bertoldi. Vita da pària a Montecitorio

Il caso

Dopo l'espulsione dal gruppo di FdI Emanuele Pozzolo entra nello strano club degli esclusi dai partiti. Come lui l'ex sindacalista dei braccianti e il deputato trentino passato alla Lega

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Aboubakar Soumahoro sorride, allarga le braccia e, dandoci una piccola pacca sul collo, esclama: “Io come Pozzolo? Divertente!”. Poi, svicola via per il corridoio di Palazzo Montecitorio. Il deputato, eletto con Avs e da ormai tanto tempo parlamentare del Gruppo Misto, è stato il primo espulso eccellente da uno dei gruppi di Montecitorio (tecnicamente, lo diciamo per precisione, si è auto sospeso). Anche lui – come Emanuele Pozzolo, cacciato mercoledì dal gruppo parlamentare di FdI per la vicenda dello sparo di capodanno nella Pro loco di Rosazza –, scaricato dopo una vicenda che è convinto debba ancora essere chiarita, ma che intanto gli ha fatto ottenere gli indesiderati galloni di pària della politica parlamentare. Con Soumahoro non parla più nessuno. Lui, sempre elegantissimo, si agira per il Transatlantico con le cuffie bianche ben infilate nelle orecchie. Sempre. In ogni momento. Preso da una call che si direbbe eterna. Da sindacalista dei lavoratori agricoli, volto pulito delle trasmissione televisive culto di sinistra, Soumahoro era entrato in Parlamento con gli stivali da bracciante, e già sembrava una rivoluzione. Poi, poco dopo, l’inchiesta sul presunto sfruttamento dei migranti nelle cooperative guidate da sua moglie e da sua suocera, lo ha travolto. E chi come icona dei braccianti lo aveva candidato – Avs, il partito di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, sempre pronto a imbarcare volti pop della società civile di sinistra per arrotondare le percentuali elettorali – ci mise pochi istanti a scaricarlo, confinandolo nel lazzaretto della politica. “E’ il cinismo dei partiti?”, proviamo ancora a chiedergli inseguendolo per Montecitorio, ma lui, cuffie nelle orecchie, è già scappato via.

Al deputato di FdI presunto sparatore da veglione toccherà ad esso una sorte simile? O gli ex colleghi del partito di Giorgia Meloni saranno più clementi? A guardare l’altro cacciato, il primo espulso da Fratelli d’Italia, Andrea de Bertoldi, si direbbe proprio di no. De Bertoldi era stato allontanato dal partito nell’estate del 2024 per una vicenda di consulenze che il suo studio da commercialista a Trento aveva fatto ad alcune aziende. Consulenze che i probiviri del partito di Meloni hanno considerato politicamente inopportune. Quando passa in Transatlantico gli ex compagni di partito tendono a girarsi dall’altra parte. Non gli perdonano quanto accaduto e lo sospettano di vendette, in versione di fonte giornalistica, ai danni del partito. Eppure de Bertoldi, almeno, ha ritrovato casa. Doveva finire a Forza Italia. Faceva interviste per spiegare: “La mia prossima allocazione non potrà che essere improntata ai valori della moderazione, e del cattolicesimo liberale”. Poi, dopo una lunga trattativa, il partito di Antonio Tajani ha deciso di non arruolarlo tra le sue truppe parlamentari. Poco dopo però il deputato trentino si è traghettato nella Lega di Matteo Salvini. E poco importa che “i valori di moderazione e del cattolicesimo liberale” non siano proprio il marchio di fabbrica del Carroccio. Per Pozzolo però sembra difficile anche questa strada. Dice un deputato leghista: “Ma come facciamo a prenderlo? Rischia di essere solo una grana. E non solo per i rapporti con FdI”.

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