Referendum, i risultati a Bologna: trionfo dei ‘sì’ sui temi del lavoro. Cittadinanza, avviso al centrosinistra da Appennino e Bassa

Bologna, 9 giugno 2025 – Bologna e provincia si confermano tra le aree del Paese con la maggior sensibilità nei confronti dei temi del lavoro. La città delle Due Torri e le aree della Bassa, da sempre politicamente orientate verso il centrosinistra, dopo aver raggiunto un’affluenza decisamente superiore alla media italiana, seppur mancando il quorum (44,62% rispetto al 30,58%), fa segnare percentuali ‘bulgare’ anche per quanto riguarda il ‘sì’ alle schede che avevano come argomento sicurezza e precarietà dei contratti di lavoro.
Ma gli elettori bolognesi hanno colto anche l’occasione per inviare un messaggio chiaro al centrosinistra sul tema della cittadinanza. Per quanto riguarda questo referendum, infatti, seppur il ‘sì’ abbia prevalso, i ‘no’ hanno sfiorato quasi il 40%. E se, dati alla mano, buona parte degli elettori di centrodestra hanno disertato le urne, ciò sta a significare che anche chi è orientato più a sinistra è convinto il tema vada affrontato con ‘equilibrio’ dimostrando che il tema dell’accoglienza e della sua regolamentazione è molto sentito anche da chi non sostiene lo schieramento di governo.
Ma, andando nel dettaglio, ecco i risultati, quesito per quesito, tra città e provincia quando mancano ancora pochissime sezioni.
- Reintegro licenziamenti illegittimi: sì all’89,40% e no fermo al 10,60% (90,73% e 9,27 in città)
- Licenziamenti e limiti di indennità: sì all’88,07% e no al 11,93% (89,51% e 10,49% a Bologna)
- Tutela contratti a termine: sì all’89,47% e no al 10,53% (90,71% e 9,29% sotto le Due Torri)
- Responsabilità infortuni sul lavoro: sì all’88,71%, no all’11,29% (90,32% e 9,68% in città)
- Cittadinanza italiana: sì al 69,31%, no al 30,69% (77,04% e 22,96% nel capoluogo)
Se per quanto riguarda i quesiti sul lavoro i dati sono più o meno allineati, ad essere interessante è ancora il referendum relativo alla cittadinanza che, lo ricordiamo, puntava a ridurre da 10 a 5 anni le tempistiche per chiedere la cittadinanza del nostro Paese.
A Monghidoro, per esempio, paese dell’Appennino da sempre più orientato verso il centrodestra, il no al quesito sulla cittadinanza ha raggiunto quota 36,12%, confermando che anche gli elettori di centrosinistra che si sono recati alle urne non sarebbero pienamente convinti a un alleggerimento dei termini per ottenere il passaporto italiano. Resta ovviamente l’incognita di quanti elettori del centrodestra abbiamo deciso comunque di recarsi alle urne, nonostante la chiara indicazione dei partiti di astenersi.
Singolare anche il risultato di Marzabotto, da sempre feudo del centrosinistra, dove il no alla scheda gialla ha raggiunto addirittura il 35%. A Casalecchio si scende al 30,61%, a Bologna al 23,14%, a San Lazzaro al 29,25%.
Numeri che tornano invece a salire se si scende verso la Bassa: ad Anzola si sale al 35,49%, a Medicina al 36,96%. Percentuale molto simile a quella di Budrio.
Insomma, i centri medio grandi sembrano essere più ‘inclusivi’ delle comunità con un numero più ridotto di abitanti.
Le affluenzeCasalecchio ‘batte’ San Lazzaro con il 43,91% rispetto al 34,43%. Buoni i risultati anche per Valsamoggia (43,01%), Sasso Marconi (43,26%), Ozzano (46,19%), Monte San Pietro (43,71%), Pianoro (42,43%).
Percentuali più alte nella Bassa, rispetto all’Appennino. In pianura, oltre ad Anzola, spiccano senza dubbio Castel Maggiore con il suo 48,19% e Granarolo (48,59%). Bene, rispetto alla media nazionale, anche Castenaso (48,04%), Calderara (47,98%), San Giorgio di Piano (47,26%), Argelato (46,57%), Sala Bolognese (46,88%), Bentivoglio (44,30%), Minerbio (43,30%), Budrio (43,50%), San Giovanni in Persiceto (42,72%), Medicina (43,49%), San Pietro in Casale (41,65%), Crevalcore (41,98%), Pieve di Cento (40,92%), Castello d’Argile (39,83%), Sant’Agata Bolognese (39,65%), Galliera (40,21%).
Le reazioniVisioni opposte sui risultati da parte di centrosinistra e centrodestra.
"Non abbiamo raggiunto il quorum, ma questo è un seme piantato – sostiene Enrico Di Stasi, candidato unitario alla segreteria provinciale del Partito Democratico di Bologna – . Milioni di persone sono andate a votare per il lavoro, la sicurezza, i diritti e la cittadinanza. C’è un Paese che non accetta gli stratagemmi e i silenzi della premier Giorgia Meloni, c’è un Paese che vuole cambiare le cose. E c'è un Paese che è andato alle urne nonostante l'oscuramento del referendum da parte del Governo e i suoi appelli al non voto. Noi dobbiamo essere saldamente al fianco di queste persone e di questo Paese, così come dimostra la manifestazione per la Palestina e la pace di sabato scorso a Roma. Nonostante l'esito del referendum, inoltre, ci conforta il positivo risultato di Bologna, dove ha votato il 47,7% e dell'area metropolitana (44,6%), con lo straordinario risultato di Anzola dell'Emilia che ha superato il quorum (50,16%). I cittadini del bolognese hanno dimostrato di avere la grinta per partecipare alla vita del Paese e cambiare le cose, il coraggio per lottare per riappropriarsi dei diritti dei lavoratori e il forte spirito democratico e di comunità per non voltarsi dall'altra parte riguardo i diritti di chi nasce in Italia. E questa è la migliore promessa per il futuro".
Visione diametralmente opposta da parte del centrodestra. "La maggioranza a sostegno di Michele de Pascale, quel campo largo che va da Calenda, ad AVS fino ai 5 Stelle, è la stessa che ha caldamente invitato al voto in questa tornata referendaria – commenta la consigliera regionale Valentina Castaldini (Forza Italia) – . I cittadini di questa regione hanno dimostrato però di aver compreso meglio dei propri rappresentanti l’uso strumentale dell'istituto referendario, utilizzato a fini politici e non con il reale obiettivo di sostenere il lavoro e il diritto alla cittadinanza. Infatti, come abbiamo sempre ripetuto, questi temi esigono un serio dibattito nelle sedi opportune, quelle della rappresentanza. Nel Comune di Bologna gli elettori alle urne per il referendum sono stati 77.000 rispetto alla platea delle regionali di 102.000 elettori del campo largo. Un messaggio chiaro per la coppia de Pascale-Lepore di un elettorato che non è confuso, ma che chiede, una volta eletti, di prendere decisioni, di non dare sempre responsabilità ad altri e di non inseguire le sirene di chi pensa di costruire il consenso non su un lavoro ma rimanendo sulla strada di una campagna elettorale permanente e populista".
“L’Italia e gli italiani hanno bocciato un quesito per la cittadinanza facile, non necessario visto che l’Italia è uno dei paesi europei che riconosce il maggior numero di cittadinanze, e quattro quesiti referendari con cui nella migliore delle ipotesi la sinistra stava dicendo: ‘l’ultima volta che abbiamo fatto un legge sul lavoro abbiamo fatto un pasticcio, ma ora vogliamo rimediare’. Un referendum su loro stessi – commenta il leghista Matteo Di Benedetto – . Il tutto in un periodo storico in cui la disoccupazione continua a diminuire. Mi auguro che Lepore ora torni a fare il sindaco invece che continuare a occuparsi di campagne elettorale. La città è completamente paralizzata a causa delle sue scelte politiche e lacerata dalle violenze: serve un’amministrazione e un Sindaco attenti ai problemi dei cittadini”.
İl Resto Del Carlino