Referendum su lavoro e cittadinanza, urne aperte per cambiare il Paese: la sfida è sul quorum

Urne aperte dalle 7 alle 23 di domenica 8 giungo e dalle 7 alle 15 di lunedì per i cinque referendum su lavoro e cittadinanza.
Per l’approvazione dei quesiti, promossi da Cgil assieme a Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e AVS, sarà decisivo il dato dell’affluenza: affinché il referendum sia valido servirà che si esprima almeno il 50%+1 degli aventi diritto.
Un traguardo molto complicato, anche ormai storicamente: non aiuta la decisione dei partiti di maggioranza, contrari nel merito ai quesiti proposti, di invitare i propri elettori a boicottare il voto non recandosi alle urne. Ma è lo stesso centrosinistra ad essere spaccato: il Partito Democratico è diviso, con l’area “riformista” schierata in difesa del Jobs Act dell’era renziana al centro del referendum.
Al voto oggi anche 13 Comuni sopra i 15mila abitanti, tra cui Taranto e Matera, per il ballottaggio delle elezioni amministrative locali.
I cinque quesiti dei referendumIl primo quesito, sulla scheda verde chiaro, riguarda appunto l’abrogazione parziale delle norme sul contratto a tutele crescenti e sulla disciplina dei licenziamenti illegittimi introdotte dal Jobs Act durante il governo Renzi. L’obiettivo è ripristinare la disciplina dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, modificata dalla riforma Fornero del 2012, che prevedeva il reintegro nel posto di lavoro per chi viene licenziato senza giusta causa o giustificato motivo, possibilità oggi limitata nelle aziende con più di 15 dipendenti. Se vincesse il sì, si tornerebbe a prevedere l’obbligo di reintegro anche per i contratti stipulati dopo il 7 marzo 2015.
Il secondo quesito, con la scheda arancione, punta a eliminare il tetto massimo all’indennità prevista in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole imprese. Attualmente il risarcimento per il lavoratore licenziato senza giusta causa o motivo oggettivo non può superare le sei mensilità di stipendio. Se il referendum passasse, spetterebbe al giudice del lavoro stabilire liberamente l’entità dell’indennizzo, senza più un limite prefissato.
La scheda grigia è quella del terzo quesito. Riguarda i contratti a termine e propone di cancellare la norma che oggi consente di stipulare contratti a tempo determinato fino a 12 mesi senza indicare una causale, con l’intento dichiarato di limitare il precariato e incentivare rapporti di lavoro più stabili. Se il sì dovesse prevalere, i datori di lavoro sarebbero obbligati fin dall’inizio a motivare in modo preciso e documentato il ricorso a contratti a termine.
Il quarto quesito, con la scheda di colore rosso rubino, tocca il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro e mira ad ampliare la responsabilità solidale dell’impresa committente nei contratti di appalto, subappalto e somministrazione. Attualmente la ditta appaltante è responsabile in solido per i crediti retributivi e contributivi dei lavoratori dipendenti delle aziende appaltatrici. Il referendum chiede di estendere questa responsabilità anche agli infortuni e ai danni subiti dai lavoratori per rischi specifici connessi alle mansioni svolte, e non più soltanto per i rischi generici. L’obiettivo dichiarato è contrastare il fenomeno delle morti bianche e delle irregolarità negli appalti.
Infine il quinto quesito, sulla scheda gialla, riguarda la cittadinanza italiana e propone di dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale continuativa richiesto agli stranieri maggiorenni extracomunitari per poter presentare domanda di cittadinanza. Resterebbero invariati tutti gli altri requisiti attualmente previsti dalla legge: la conoscenza della lingua italiana, la disponibilità di un reddito sufficiente e stabile, l’assenza di condanne penali, la regolarità contributiva e fiscale e l’assenza di cause ostative legate alla sicurezza nazionale.
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