Tutto quello che c'è da sapere sui referendum dell'8 e 9 giugno 2025

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Gli orari in cui si può andare alle urne, la battaglia sul quorum, le posizioni di partiti e sindacati. E poi tutti i quesiti, spiegati scheda per scheda. Una guida al voto

Domenica 8 e lunedì 9 giugno si vota per i cinque referendum popolari abrogativi, in concomitanza con l'eventuale ballottaggio delle comunali (il cui primo turno si svolge domenica 25 e lunedì 26). I primi quattro quesiti, promossi dalla Cgil, riguardano il lavoro, e mirano in sostanza ad abolire il Jobs act, mentre un quinto quesito, promosso +Europa e una serie di comitati, è sulla cittadinanza e mira a ridurre da dieci a cinque gli anni necessari a ottenerla.
Le urne saranno aperte domenica dalle 7 alle ore 23 e lunedì dalle 7 alle 15.
La battaglia politica si sta consumando soprattutto attorno all'affluenza: come da articolo 75 della Costituzione, il quorum che rende valido questo tipo di consultazione è del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, una soglia mai raggiunta negli ultimi trent'anni (tranne che nel caso del quesito sull'acqua del 2011).

Ecco una guida, scheda per scheda:
Quesito 1: Jobs Act (scheda verde)Il primo dei quattro quesiti referendari sul lavoro chiede la cancellazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti introdotto nel 2015 con il Jobs act del governo Renzi, applicata a chi è stato assunto dal 7 marzo 2015 in poi.

Nelle imprese con più di 15 dipendenti, in diversi casi di licenziamento illegittimo, non c'è il reintegro nel posto di lavoro previsto dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970, ma un indennizzo economico che può arrivare fino a un massimo di 36 mesi.
In caso di vittoria dei sì (e quorum valido), se il licenziamento individuale fosse stato intimato per un motivo ritenuto dal giudice insufficiente, si tornerebbe a un indennizzo di entità compresa tra un minimo di 12 e un massimo di 24 mensilità – abbassando quindi il massimale, come previsto dalla legge Fornero – mentre nel caso di indebiti licenziamenti collettivi (si parla cioè di casi con almeno cinque dipendenti), i lavoratori sarebbero reintegrati nel posto di lavoro, ed eventualmente potrebbero concordare un indennizzo da una posizione più vantaggiosa.
Quesito 2: tutele nelle piccole imprese (scheda arancione)Il secondo quesito, dei quattro referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, chiede più tutele per i lavoratori delle piccole imprese e in particolare riguarda la cancellazione del tetto all'indennità nei licenziamenti nelle imprese con meno di 16 dipendenti.

In caso di licenziamento considerato illegittimo, in base alle leggi 604/1966 e 108/1990, è previsto solo un risarcimento monetario e non la reintegra nel posto di lavoro, che scatta invece solo se il licenziamento è per motivi discriminatori. Il referendum non cambia la natura della tutela ma vuole eliminare il tetto massimo del risarcimento: oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di stipendio, anche qualora un giudice reputi infondata l'interruzione del rapporto di lavoro. In caso di vittoria dei sì (e quorum valido), sarebbe il giudice a stabilire la misura del risarcimento senza un massimale predefinito.
Quesito 3: contratti a termine (scheda grigia)Il terzo dei quattro quesiti referendari sul lavoro riguarda ancora il Jobs act, ma anche uno degli ultimi interventi del governo Meloni sul lavoro, e chiede di ripristinare l’obbligo di causali per il ricorso ai contratti a tempo determinato.

Quando la durata del rapporto di lavoro è pari o inferiore ai dodici mesi, i proponenti vorrebbero fosse imposto l’obbligo ai datori di lavoro di indicare nel contratto il motivo, che oggi non è richiesto: l'obbligo era stato eliminato dal governo Renzi nel 2015 con il Jobs act, poi reintrodotto nel 2018 con il cosiddetto "decreto Dignità" del governo Conte e poi di nuovo modificato nel 2023 con il decreto Lavoro del governo Meloni, che ha escluso l'obbligo di causali per i rinnovi e per le proroghe per i contratti fino a 12 mesi e introdotto nuove causali per i contratti con durata compresa tra i 12 e i 24 mesi (tra cui quella per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti in assenza della previsione contrattuale, che è possibile stipulare fino a fine anno).
Quesito 4: sicurezza sul lavoro (scheda rosa)Il quarto quesito referendario interviene in materia di salute e sicurezza sul lavoro e riguarda il cosiddetto Testo unico del 2008 e in particolare appalti e subappalti. Chiede di modificare le norme che impediscono in caso di infortunio di estendere la responsabilità all'impresa appaltante.

Per capire meglio di cosa si sta parlando può essere utile l'esempio fatto dall'Avvenire: "Se oggi una società che si occupa di vendite di scarpe procedesse alla ristrutturazione di un suo negozio, appaltando il lavoro a un’impresa edile, non sarebbe corresponsabile in solido dei danni da risarcire a un muratore che si ferisse usando il piccone. Questo perché il negoziante di scarpe fa un altro mestiere rispetto a un’impresa edile. I proponenti vorrebbero che la corresponsabilità ci fosse in qualsiasi caso. [...] Il vantaggio sarebbe certamente quello di spingere qualsiasi azienda committente a una maggiore vigilanza sulle attività e le condizioni dei lavoratori delle imprese appaltatrici. [...] Per contro, verrebbe richiesta ai committenti una “competenza” che non possono avere nella valutazione del lavoro delle imprese a cui appaltano un’opera".
Quesito 5: cittadinanza (scheda gialla)Questo quesito modifica la legge del 1992 (ripristinando un requisito introdotto nel 1865) che regola la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri extracomunitari. I proponenti chiedono di dimezzare da 10 a 5 anni i tempi di residenza legale in Italia per potere richiedere la cittadinanza.

Il comitato promotore scrive che la proposta "allineerebbe l’Italia alla maggioranza delle normative europee", e in effetti il termine dei dieci anni è tra i più lunghi in Ue. Tuttavia l’Italia è il paese europeo che in assoluto naturalizza il maggior numero di persone, anche perché in altri paesi si è cittadini perché si nasce in quel territorio, benché da genitori stranieri. Secondo i dati di Eurostat, nel 2022 sono state circa un quarto del totale (circa un decimo dei "nuovi italiani" proviene da Argentina e Brasile ed è facile che abbiano ottenuto la cittadinanza per via dello ius sanguinis). L'Italia è quinta per numero di cittadinanze garantite in proporzione alla popolazione (al primo posto c'è la Svezia, in fondo alla lista Estonia e Slovacchia).
La riduzione a cinque anni del requisito di residenza potrebbe indirettamente semplificare anche il percorso per molti minori stranieri: oggi una persona nata in Italia da genitori non italiani può richiedere la cittadinanza al compimento dei diciotto anni se ha risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia fino a quel momento.
Come votano i partitiIl centrodestra è compatto nell'invito a disertare le urne (con l'eccezione di “Noi Moderati" che invita a votare cinque no, come ha detto la segretaria Mara Carfagna).

Più confusa la situazione all'opposizione.
La linea ufficiale del Partito democratico è cinque "Sì", benché l'ala riformista abbia detto che non voterà tre dei quattro referendum sul lavoro. “Voteremo sì al referendum sulla cittadinanza e sì al quesito sulle imprese appaltanti. Ma non voteremo gli altri 3 quesiti, perché la condizione del lavoro in Italia passa dal futuro, non da una sterile resa dei conti con il passato”. Insomma, il primo partito di opposizione arriverà diviso all'appuntamento elettorale.
Il Movimento 5 stelle è per votare "Sì" ai quesiti sul lavoro e per lasciare libertà di scelta nel quesito sulla cittadinanza, anche se il presidente Giuseppe Conte ha annunciato il suo "Sì" anche a quello.
Avs va dritto: cinque "Sì".
Azione voterà "No" ai quesiti sul lavoro e "Sì" alla cittadinanza.
Italia viva voterà "Sì" alla cittadinanza e "No" a tre quesiti sul lavoro, lasciando libertà di scelta sul quarto quesito (quello sulla responsabilità dell'impresa committente in caso di incidenti ai dipendenti delle ditte in appalto e subappalto).
A quest'ultimo quesito dice "Sì" +Europa, insieme ovviamente a quello sulla cittadinanza, mentre per gli altri è "No".
Per quanto riguarda i sindacati, la Cgil vota cinque "Sì". La segretaria della Cisl Daniela Fumarola ha annunciato che non andrà a votare, mentre il segretario della Uil, Pier Paolo Bombardieri, ha spiegato: "Per due quesiti (licenziamenti illegittimi e sicurezza sul lavoro) risponderemo Sì, per gli altri abbiamo lasciato libertà di coscienza".
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