Anziani fragili, gli esperti lanciano l’allarme: riforma nell’impasse ma in 10 mln l’aspettano


La riforma della non autosufficienza, presentata come una bandiera delle politiche per gli anziani del governo e approvata ormai nel 2023, sta vivendo un’impasse e “bisogna rilanciarla”. A chiederlo con forza è quello stesso Patto per un Nuovo Welfare sulla Non autosufficienza, formato da un network di oltre 60 associazioni, che aveva contribuito a scrivere le regole per una presa in carico della terza età più fragile, fin dal tempo dell’eseutivo Draghi. Ma oggi, a due anni dalla legge 33/2023, gli esperti guidati dal coordinatore Cristiano Gori esprimono “profonda preoccupazione”, a fronte di un’invecchiamento demografico certificato dagli ultimi dati Istat, a cui non corrisponde un miglioramento degli anni di vita passati in buona salute. Anzi.
La chiamata all’appello contro l’allerta demografica e i ritardi da colmare impongono quindi un’accelerazione e “l’unica strada possibile è un impegno comune di tutti i soggetti istituzionali, politici e sociali del Paese”, avvisano dal Patto che tende la mano e a sollecita incontri capaci di sbloccare gli ingranaggi. Anche rilevando come il maxi-decreto attuativo 29/2024 di fatto abbia parzialmente riscritto e sfumato la legge-quadro originaria.
In particolare, il “Patto” passa in rassegna le grandi incompiute. Il Sistema nazionale assistenza anziani (Snaa), pilastro centrale che avrebbe dovuto promuovere la sinergia tra sanità, sociale e Inps “è stato rinviato”, rilevano gli esperti che da subito hanno contestato questa modifica all’impianto della legge-quadro, rivisto dal “decretone” del 2024.Stessa sorte è toccata alla riforma dell’indennità di accompagnamento, sostituita dalla sperimentazione del bonus per il 2025-2026 destinato a una platea inferiore a 30mila destinatari, così come all’attivazione di servizi domiciliari specifici per gli anziani non autosufficienti. Sarebbe invece ancora “in via di elaborazione” la nuova valutazione multidimensionale unificata, necessaria anche per semplificare i percorsi di anziani e caregiver nella richiesta di interventi, mentre è bollato come “in corso di rinvio” l’intervento mirato a promuovere la qualità nelle residenze sanitarie (Rsa) grazie a un maggior tempo a disposizione degli operatori per ogni anziano e al miglioramento delle camere e degli spazi comuni.
I numeri
“La non autosufficienza coinvolge 10 milioni di persone in Italia, tra gli anziani che ne sono toccati, i familiari che li assistono e gli operatori professionali coinvolti. Il sistema delle risposte pubbliche è da tempo sotto tensione, stretto tra le proprie criticità e la vertiginosa espansione della popolazione anziana”, ricorda nel suo appello il Patto.Gli ultimi numeri Istat confermano l’urgenza di interventi appropriati: a fronte del minimo storico di 1,18 figli per donna in Italia nel 2024, siamo in un Paese sempre più vecchio con 14,5 milioni di anziani - di cui 4,59 mln over 80 - pari al 24,7% della popolazione. Da noi la speranza di vita alla nascita continua ad allungarsi ma con la longevità cresce anche la potenziale disabilità: se le donne hanno un’aspettativa di vita di 85,5 anni, l’attesa di una buona salute per loro arretra ai 56,6 anni (il minimo dal 2014) mentre gli uomini, meno longevi, hanno solo qualche “buon anno” in più ma non arrivano ai 60 anni vissuti senza fragilità.
La riforma - ricordano dal network delle associazioni - è stata introdotta con tre grandi obiettivi: semplificazione, innovazione e ampliamento delle risposte. Tradotto: snellimento del sistema pubblico così da facilitare la vita a famiglie e anziani, superando l’attuale frammentazione delle misure; nuovi modelli d’intervento capaci di rispondere alle specifiche caratteristiche degli anziani e delle famiglie di oggi; incremento dell’offerta di servizi alla persona, domiciliari e residenziali, ora insufficiente. A partire dalla sua approvazione, tuttavia, secondo il network la spinta al cambiamento che contraddistingue la riforma “ha subìto un rallentamento, con i decreti attuativi che “hanno previsto per ora il rinvio di molte tra le novità programmate”. Una lentezza che combinata con il trend di invecchiamento e la conclamata sofferenza del settore, indicano che non si può perdere tempo.
Adi, Rsa e una burocrazia più snella per accedere ai benefici sono le priorità da cui le associazioni del Patto chiedono di far ripartire la riforma, dandole concretezza. In una coralità: “Per cambiare direzione i principali soggetti istituzionali, politici e sociali del Paese dovrebbero unire le forze: è necessario che lavorino insieme Stato, Regioni, Comuni, Patto e altri soggetti sociali” rilanciano dal Patto. E la realizzazione “dovrebbe altresì procedere gradualmente, con un percorso pluriennale di progressiva messa in atto, accompagnato da un crescente incremento dei finanziamenti”. Ma in ogni caso, è l’avviso, “più fondi non servono senza un progetto concreto di cambiamento, sinora mancante”.
“Questo lavoro comune dovrebbe tradurre in pratica le indicazioni della Legge 33/2023 per affrontare innanzitutto tre questioni cruciali - è quindi il monito degli esperti -. Primo, in Italia non esiste un servizio di assistenza domiciliare efficiente per soddisfare i bisogni di tutti gli anziani non autosufficienti e interventi organici di riconoscimento e sostegno dei loro caregiver familiari. Secondo, c’è un diffuso problema di qualità dell’assistenza fornita agli anziani nelle strutture residenziali. Terzo, i passaggi da compiere per ricevere le misure disponibili sono troppi e troppo complicati”, aggiungono dal Patto.
Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.
Iscrivitiilsole24ore