Collboni bussa alla porta di Junts, accontenta l'ERC e ignora il BComú

Quando il 17 giugno 2023 prestò giuramento come sindaco di Barcellona, con i voti di 10 consiglieri del PSC, 9 consiglieri del BComú e 4 consiglieri del PP, il socialista Jaume Collboni non immaginava certo che, giunto a metà del suo mandato, avrebbe continuato a governare da solo il Comune di Barcellona, senza essere riuscito ad ampliare il suo esecutivo con l'incorporazione di nessuno dei gruppi di opposizione.
Oggi, a due anni dalle ultime elezioni comunali, tenutesi il 28 maggio 2023, Collboni lavora da mesi per poter utilizzare lo stesso mandato decennale con cui ha iniziato. E ha anche la convinzione, confessata nell'intervista pubblicata da La Vanguardia domenica scorsa, che è molto probabile, quasi certo, che in questi quattro anni non avrà potuto approvare nessun bilancio per via ordinaria (sempre più straordinaria in tutte le istituzioni), che per approvare i conti del 2026 dovrà sottoporsi nuovamente a un voto di fiducia e che non avrà altra scelta che prorogare i bilanci dell'anno prossimo al 2027.
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Ecco come stanno le cose al Comune di Barcellona. Qui nessuno svela nulla, e ancora meno ora che si avvicina il prossimo turno delle elezioni, previsto per maggio 2027. Collboni ha fatto di necessità virtù e ha abbracciato la pratica dell'aritmetica variabile dopo il rifiuto ufficiale della proposta di una coalizione tripartita di sinistra, in cui, in realtà, nessuno dei tre potenziali partner ha mai creduto.
Rafforzare il piano Endreça e il sostegno dei governi socialisti per migliorare la sicurezza e gli alloggiLa mancanza di partner stabili, oltre all'insufficiente appoggio della maggioranza di un partito dell'ERC in via di ricomposizione, cosa che non preoccupa troppo i socialisti, farà sì che d'ora in poi Collboni sarà condannato a soffrire un po' più del previsto nel portare avanti quei progetti che non possono prosperare con un semplice decreto del sindaco e che necessitano della maggioranza della sessione plenaria per l'approvazione.
Collboni può rafforzare il suo piano Endreça (e in effetti è in programma di farlo) e ampliare la portata della sua gestione della pulizia e della manutenzione degli spazi pubblici. Può anche, con l'aiuto dei governi socialisti della Generalitat e dello Stato, intensificare la presenza della polizia nelle strade e sfruttare nuove risorse giudiziarie per ridurre la percezione di insicurezza dei cittadini. Potrebbe perfino, in collusione con i governi fratelli e le istituzioni europee, spianare la strada affinché le politiche abitative diventino davvero efficaci un giorno, anche se il futuro è ancora molto lontano. Ma avrà bisogno dei voti dell'opposizione per far passare almeno due impegni elettorali e governativi che segneranno la linea tra successo e fallimento: la modifica dell'ordinanza civica e l'allentamento della norma che richiede una riserva del 30% per qualsiasi sviluppo immobiliare o ristrutturazione importante.

Jaume Collboni, Xavier Trias, Ada Colau e Ernest Maragall, i candidati dei quattro principali partiti politici del Comune di Barcellona. Solo il primo rimane nel Consiglio Comunale
Xavi Jurio/ArchivioSe a tutto questo si aggiunge l'accordo sulle ordinanze fiscali per il 2026, è logico che l'attenzione del sindaco Collboni sia attualmente concentrata sul gruppo Junts, l'unico che può garantirgli la maggioranza fissata a 21 seggi. In ogni caso, il partito indipendentista che, dopo aver esaurito le speranze di Xavier Trias nelle elezioni del 2023, non ha ancora aperto il dibattito sul candidato del 2027, non è affatto disposto a rendere la vita facile all'uomo che gli ha strappato la carica di sindaco pochi minuti prima dell'inizio dell'ultima sessione di investitura, lo stesso uomo che ha respinto un patto socio-convergente adducendo come scusa la dovuta obbedienza a un accordo di sinistra che sarebbe finito nel dimenticatoio.
Nella seduta plenaria comunale di venerdì Un altro tacito rimprovero in arrivoLa minoranza con cui governa Collboni ha fatto sì che sia lui sia alcuni dei membri più importanti del suo governo accumulassero critiche. È raro che una sessione plenaria sia completa senza alcun contenuto. Venerdì prossimo ci sarà una nuova opportunità. Junts ha presentato un'iniziativa per confermare "l'incapacità di Collboni di raggiungere accordi" e denunciare i suoi "ripetuti fallimenti". Lo ha annunciato ieri la portavoce del principale gruppo di opposizione, Neus Munté, che ha spiegato che il suo obiettivo è quello di mettere in luce "l'incapacità di questo governo di governare la città, la sua debolezza strutturale con solo 10 consiglieri su 41, la prassi costante di annunciare progetti che non si concretizzano mai e il ripetuto mancato rispetto della stragrande maggioranza degli accordi promossi dai gruppi in sessioni plenarie, commissioni o distretti".
Nei due anni che precedono le prossime elezioni, Collboni dovrà dare prova delle sue doti di funambolo per mantenere la centralità politica che spera di occupare definitivamente nel 2027. I settori economici che speravano che il suo arrivo alla carica di sindaco avrebbe portato un cambiamento radicale in alcune delle politiche attuate dal suo predecessore, Ada Colau, in particolare in materia di mobilità e tassazione del turismo, sono piuttosto delusi da quella che considerano una continuazione della linea dell'attuale governo municipale. Ma il PSC non è disposto a cedere terreno a sinistra ai Comuns, che due anni fa avevano battuto per soli 341 voti.
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L'incertezza che circonda il ritorno dell'ex sindaco alle elezioni del 2027, attualmente una possibilità piuttosto remota, aggiunge pepe al burrascoso rapporto che i socialisti e i Comuns hanno intrattenuto nel municipio di Barcellona praticamente dal giorno successivo all'investitura di Collboni. Da qui alla fine della legislatura, i pochi accordi che le due parti riusciranno a raggiungere, come il progetto esecutivo per completare definitivamente il collegamento tranviario attraverso la Diagonal, si realizzeranno per il semplice motivo che sono inevitabili.
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