Copom aumenta il tasso Selic al 15%, il valore più alto degli ultimi 20 anni

Il Comitato di Politica Monetaria (Copom) della Banca Centrale ha deciso mercoledì (18) di aumentare il tasso di interesse di base (Selic) di 0,25 punti percentuali, dal 14,75% al 15% annuo. La mossa segna il livello più alto dal 2006 e rappresenta il settimo aumento consecutivo del tasso.
La decisione giunge in un contesto di inflazione ostinatamente superiore al target, di un'attività economica ancora resiliente e di uno scenario esterno sempre più instabile. In una nota, il Comitato ha sottolineato che il contesto internazionale rimane "sfavorevole e particolarmente incerto", con tensioni geopolitiche, volatilità dei mercati e incertezze sulle politiche fiscali e commerciali statunitensi.
Nello scenario interno, sebbene gli indicatori di attività e occupazione mostrino ancora un certo dinamismo, si registrano segnali di moderazione. L'inflazione cumulata e le sue misure sottostanti rimangono al di sopra del centro dell'obiettivo, e le aspettative per i prossimi anni rimangono elevate: secondo l'indagine Focus, il mercato prevede un'inflazione del 5,2% nel 2025 e del 4,5% nel 2026, entrambe superiori all'obiettivo ufficiale. Nello scenario di riferimento di Copom, la proiezione per il 2026 è del 3,6%.
A favore dell’aumento hanno votato i nove membri del Copom, tra cui il presidente della Banca Centrale, Gabriel Galípolo, e i direttori Ailton Santos, Diogo Guillen, Gilneu Vivan, Izabela Corrêa, Nilton David, Paulo Picchetti, Renato Gomes e Rodrigo Teixeira.
Secondo Ulisses Ruiz de Gamboa, economista dell'Associazione Commerciale di San Paolo (ACSP), la decisione della Copom ha superato le aspettative di quasi la metà degli analisti del mercato finanziario, che si aspettavano il mantenimento del tasso di base.
“Nonostante il graduale rallentamento dell’attività economica interna e l’apprezzamento del Real, che tendono a ridurre la pressione sui prezzi, l’inflazione di fondo, che tende a segnalare una tendenza al rialzo dei prezzi, escludendo quelli più volatili, resta ben al di sopra dell’obiettivo annuale, in un contesto di espansione fiscale e di aspettative inflazionistiche ancora disancorate, giustificando una politica monetaria più restrittiva”, spiega l’economista.
La politica fiscale nel mirinoCopom ha inoltre espresso nuovamente preoccupazione per la politica fiscale del governo, sottolineando che gli sviluppi in questo ambito hanno un impatto significativo sulle attività finanziarie e sulla politica monetaria stessa. La dichiarazione del Comitato è stata enfatica: "Per garantire la convergenza dell'inflazione verso l'obiettivo in un contesto di aspettative non ancorate, è necessaria una politica monetaria a un livello significativamente restrittivo per un periodo molto lungo".
Tuttavia, l'autorità monetaria ha lasciato aperta la possibilità di porre fine all'attuale ciclo di rialzi. "Se lo scenario previsto verrà confermato, il Comitato prevede un'interruzione del ciclo di rialzi dei tassi di interesse per esaminare gli impatti cumulativi dell'aggiustamento già effettuato", si legge nella dichiarazione.
La Banca Centrale ha elencato una serie di rischi per lo scenario inflazionistico. Tra i rischi al rialzo figurano un possibile prolungato disancoraggio delle aspettative, una maggiore persistenza dell'inflazione nei servizi e impatti inflazionistici derivanti da una combinazione negativa di fattori interni ed esterni, come un tasso di cambio più deprezzato.
D'altro canto, c'è il rischio di un rallentamento più marcato dell'economia nazionale e globale, oltre a un possibile calo dei prezzi delle materie prime, che potrebbe allentare le pressioni inflazionistiche.
gazetadopovo