L'UE non si pronuncia sulla nazionalità portoghese

La Commissione europea ha escluso, venerdì scorso, qualsiasi ingerenza nella decisione del Governo di prorogare il termine per l'ottenimento della cittadinanza portoghese e ha assicurato che il Patto sulle migrazioni e l'asilo implica una maggiore solidarietà tra gli Stati membri.

In risposta a Lusa, in occasione della visita a Lisbona del Commissario europeo per gli Affari interni e le migrazioni, Magnus Brunner, portavoce della Commissione europea, ha ricordato che è “responsabilità di ogni Stato membro stabilire le condizioni per l’acquisizione e la perdita della propria cittadinanza”.

Ad aprile, il ministro della Presidenza, António Leitão Amaro, ha difeso l'estensione dell'attuale periodo minimo di residenza legale nel Paese – cinque anni – considerando che un periodo così breve, rispetto ad altri Paesi europei, ha un effetto di richiamo sugli immigrati che cercano di entrare nell'area Schengen.

Si tratta di “un dibattito che vogliamo avere con la società portoghese”, ha affermato il ministro, ora riconfermato nel XXV Governo costituzionale, mantenendo la responsabilità dell’immigrazione.

"La Commissione non interferirà nell'esercizio di questa competenza da parte degli Stati membri", ha affermato un portavoce, sottolineando che "l'UE rimane un rifugio sicuro per le persone costrette a fuggire dalle proprie case a causa di persecuzioni, guerre, conflitti o calamità naturali".

Tuttavia, "spetta a noi - e non ai trafficanti - decidere chi arriva nell'Unione europea e in quali circostanze", ha sottolineato il portavoce, ricordando che gli ultimi dati di Frontex sugli arrivi irregolari mostrano "una diminuzione sulle rotte del Mediterraneo occidentale e dell'Atlantico".

"Per quanto riguarda gli ultimi arrivi in ​​Portogallo, stiamo monitorando attentamente la situazione e continuiamo a sostenere le autorità portoghesi a livello operativo e finanziario e attraverso una maggiore cooperazione con i principali paesi partner", ha affermato la Commissione.

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Il Patto sulla migrazione e l’asilo, recentemente approvato, prevede un “sistema di gestione della migrazione equo e solido, che deve essere globale e avere una forte gestione delle frontiere, una dimensione interna basata sulla solidarietà e sulla responsabilità tra gli Stati membri e una dimensione esterna, compresi partenariati globali con i paesi terzi”, si legge nella risposta dell’istituzione.

Negli ultimi anni il Portogallo ha quadruplicato il numero di immigrati e molti di loro intendono emigrare nello spazio europeo una volta ottenuta la nazionalità o regolarizzati, creando pressione sui paesi partner.

Con il patto, “l’Ue avrà un meccanismo di solidarietà obbligatorio permanente, nessuno Stato membro sarà lasciato solo sotto pressione”, promette la Commissione, nella sua risposta a Lusa.

Inoltre, aggiunge, “ogni Stato membro contribuirà agli sforzi di solidarietà in modo flessibile e potrà scegliere il tipo di solidarietà da fornire”, soprattutto perché il “sistema includerà anche norme efficaci per individuare e prevenire i movimenti secondari”.

Pertanto, secondo la Commissione europea, l'attuazione del patto è una priorità fondamentale per il prossimo anno, e si prevede che entrerà in vigore a metà del 2026.