Bordi illuminati

Ci sono massime che resistono alla prova del tempo perché racchiudono secoli di saggezza. "Quando sei a Roma, sii come i Romani" è una di queste. Non nasce da un ottuso sciovinismo, ma dalla consapevolezza che la civiltà, quel delicato ricamo di abitudini, valori e istituzioni, richiede ordine, continuità e fedeltà a uno spirito comune. L'immigrazione senza criteri, il dissolvimento del multiculturalismo e l'arroganza della nuova casta di ricchi "espatriati" sono tutti sintomi di un'epoca che confonde la mobilità con l'appartenenza e la tolleranza con la capitolazione culturale.
Il Portogallo sta affrontando un cambiamento demografico senza precedenti: in soli sei anni, il numero di immigrati è quadruplicato. Non si tratta di un'integrazione graduale e attenta, ma piuttosto di un afflusso massiccio, spesso irregolare, promosso da élite politiche ingenue e imprenditori miopi, per i quali l'uomo è ridotto a una mera unità economica usa e getta, mentre la macchina statale esita, inciampa e accoglie gli immigrati senza condizioni né pretese. Il risultato è prevedibile: una pressione insostenibile sui servizi pubblici, tensioni culturali e un deterioramento della coesione sociale.
Più inquietante è la figura dell'"espatriato", ovvero l'immigrato benestante, che non arriva per integrarsi, ma per "occupare". Sbarca con aspettative signorili, esige un trattamento dignitoso dai servizi (pubblici e privati) che lo assistono, parla solo la sua lingua e plasma le città secondo il suo gusto asettico, trasformandole in un palcoscenico per vanità e in un centro espositivo per capricci esotici. Questa gentrificazione non è altro che una forma sofisticata di neofeudalesimo globalista che va combattuta non per risentimento, ma per amore dello stile di vita locale, legittima espressione di un Popolo.
Non meno grave è il ruolo di certi “capitalisti”, accecati dal profitto immediato, che trasformano i flussi migratori in una riserva di manodopera a basso costo, con il sostegno della sinistra, sostituendo la qualità alla quantità e alimentando nuovi ghetti al posto dei legami comunitari. Questo utilitarismo degradante non è il capitalismo nella sua accezione più alta (quello che investe, qualifica ed eleva la Dignità Umana), ma piuttosto una sua caricatura, consegnata ai numeri e alle statistiche. Il vero capitalismo, radicato nell’etica cristiana e nella razionalità aristocratica, non riduce l’Uomo a un mero strumento di profitto.
È quindi urgente rilanciare il principio di prudenza illuminata. I modelli di immigrazione australiani e neozelandesi, basati su sistemi a punti che valutano il merito, la compatibilità culturale e l'utilità sociale, sono un esempio di come le democrazie liberali possano rimanere aperte senza diventare vulnerabili. La selezione di coloro che entrano dovrebbe basarsi non solo sulle esigenze economiche, ma anche sulle affinità di civiltà. Accogliere gli stranieri che desiderano ottenere la cittadinanza, sì; accogliere gli indifferenti, gli opportunisti morali o gli ostili, mai.
La prevedibile critica, "questa è xenofobia", è intellettualmente pigra. Non si tratta di odio per gli altri, ma di amore per gli altri. Chi arriva deve conformarsi ai codici della casa, come è sempre stato in ogni società degna di questo nome. E se l'ospitalità è una virtù, esiste solo tra porte saldamente sorvegliate.
Il Portogallo ha bisogno di ritrovare fiducia nella sua cultura, nella sua lingua e nel suo modo di essere. Solo allora potrà continuare ad accogliere, con generosità ma anche con pretese. L'alternativa, già visibile a Lisbona e in altre città europee, è la frammentazione, la sostituzione culturale, il collasso morale e l'emergere di movimenti radicali (di sinistra e di destra) che minano lo Stato democratico. In difesa del nostro futuro, ripetiamo senza vergogna: quando sei a Roma, sii romano, o scegli un altro destino.
Economista
Jornal Sol