La pace del Leone!

Il nuovo Papa, Leone XIV, ha inaugurato il suo pontificato con un vibrante appello alla pace: in Ucraina, a Gaza e ovunque essa esista e persista. «La guerra, mai più!» — ha proclamato. E questa invocazione, lanciata come una preghiera, ha trovato eco a Mosca e Kiev, dove, dopo tre anni di conflitto, si sta preparando un incontro diretto tra Putin e Zelensky, sotto la mediazione turca. Così sia, finalmente.
Leone XIV fu scelto dai cardinali per detenere le chiavi di una Chiesa travagliata, in un momento di prove e interrogativi. E, ancora una volta, come era accaduto con Giovanni Paolo II e Francesco, è stata confermata la vecchia massima: chi entra papabile, esce cardinale.
Questa elezione è stata davvero sorprendente, ma lo Spirito ha nominato un cardinale relativamente giovane (69 anni), proveniente da un vasto Paese continentale, povero di fedeli e che conosce molto da vicino i drammi e i dilemmi dei cattolici sparsi nel mondo. Non solo nelle Americhe, ma anche in Asia, in Africa e perfino in questa vecchia Europa, dove, contro ogni aspettativa, sta germogliando un segno luminoso: sempre più giovani si avvicinano ai precetti della fede, contribuendo a ripensare i cammini della Chiesa e rifiutando di abbandonarla all'erosione delle generazioni precedenti.
Questo segnale, discreto ma deciso, sta iniziando a irradiarsi anche in altri continenti. E fu a queste nuove generazioni, portatrici di speranza e di continuità, che Leone XIV rivolse le sue prime parole. Come Giovanni Paolo II, anche lui dovrà portare la Chiesa nel mondo, percorrendo tutte le strade, senza paura, senza chiudersi, convocando gli assenti, chiamando i lontani, senza rinchiudersi tra le mura del Vaticano.
Abbiamo un nuovo Papa. Il suo nome è Leone e conosce, come pochi altri, i cammini che la Chiesa deve percorrere con tutti. Tutto. Tutto.
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