Ovidio e le Fontane del Paradiso

Ovidio descrive in questo modo il momento in cui una donna raggiunge il piacere: “ Adspicies oculos tremulo fulgore micantes ut sol a liquida saepe refulget aqua .” (Gli occhi di una donna che gode brillano di una brillantezza che luccica come i raggi del sole riflessi nell’acqua limpida .)
Al di sopra di questa luminosità opaca e liquida, appare un gemito; poi un mormorio; e solo dopo, quasi impercettibilmente, un gemito. L'immagine di quella gioia estatica è rappresentata sotto l'aspetto di un riflesso sulla superficie di "acqua liquida" ( liquida aqua ); un piccolo lampo invisibile la cui ripercussione guizza nella visione delle donne che abbracciano la voluttà. Come un'improvvisa fontana in un giardino.
C'è una vignetta di Paul de Limbourg che preferisco a tutte le altre (ugualmente belle) che si possono vedere nel Libro d'Ore del Duca di Berry. Deve essere la più bella di tutte, la più elaborata, la più sontuosa: Eva è nuda, in piedi leggermente più in alto di Adamo, inginocchiato sull'erba. Gli porge, nella mano destra, il meraviglioso frutto scarlatto che ha colto dal ramo. Ciò che mi commuove, tuttavia, non ha nulla a che vedere con quest'offerta che precederà la dannazione sessuale. Ciò che mi commuove è la sua mano sinistra; la giovane donna nuda posa la sua mano sinistra, dolcemente, amorevolmente, sulla spalla dell'uomo, anch'egli nudo perché lo ama; non sappiamo se gli stia accarezzando la base del collo per confessargli il suo amore; se si appoggi a lui per pura amicizia e fiducia; se gli stia accarezzando la carne della spalla perché ora possa mangiare il frutto che gli porge sul palmo aperto; ma soprattutto, gli occhi della donna guardano con dolore, con ansia, gli occhi dell'uomo che ha voltato il viso verso di lei. L'uomo, a sua volta, vede solo lei, solo lei. Non guarda nemmeno il frutto, annega nel suo sguardo.
Vincent de Beauvais scrisse che Adamo ed Eva commisero il peccato il giorno stesso della loro creazione. Ciò avvenne quindi il sesto giorno dalla genesi del mondo. Il mezzogiorno è l'ora che cade perpendicolarmente al cuore del giorno, che cade verticalmente sulla terra. Poiché il peccato avvenne al dodicesimo rintocco della dodicesima ora, la nudità – la vergogna di un corpo nudo – ebbe inizio all'una.
La vergogna si impadronisce immediatamente dell'uomo, separandolo da tutti gli altri animali, nello splendore del mezzogiorno, al suono dell'illuminazione più intensa. Emergendo alla tredicesima ora, la vergogna è ciò che testimonia la Caduta. Immediatamente l'uomo si porta la mano al sesso, nascondendolo agli occhi della prima donna che ora lo guarda con una sorta di sospetto o di timore.
Passano due ore. È ormai l'inizio del crepuscolo. Lei nasconde i seni sotto il braccio sinistro. Nasconde la vista del sesso sotto il palmo della mano destra. Infine, al crepuscolo del sesto giorno, l'uomo e la donna vengono espulsi. Cominciarono, varcando la soglia, a gemere. Ma non appena lasciarono l'Eden, fecero di peggio che esprimere le loro lamentele e il loro pentimento: parlarono. E non appena lasciarono l'Eden, lei tolse la mano dalla sua spalla; l'amicizia scomparve; sorse l'ostilità; dialogarono , il che significa che opposizione, divisione, antagonismo e conflitto si insinuarono da ogni fessura. È per questo motivo che, durante la riparazione di questo mondo – durante la redenzione del peccato in questo mondo – Gesù viene crocifisso esattamente a mezzogiorno.
Il giorno prima, sotto la luna, vicinissimo a quel che restava di un pozzo, in un uliveto, Dio, in ginocchio, aveva sussurrato ai suoi discepoli che dormivano intorno a lui, con la schiena contro i tronchi degli ulivi o contro le pietre grigie: «Non siete riusciti a vegliare con me nemmeno per un'ora ?».
Agostino Inveges non concepisce la cronologia della Genesi come Vincent de Beauvais. Inveges calcola, in modo diverso, le ore e i primi momenti vissuti dal primo uomo e dalla prima donna mentre erano ancora in paradiso. Esamina più approfonditamente la matematica primordiale. Agostino Inveges scrive: La Terra fu creata il 22 marzo, che era un martedì, nel primo quarto d'ora della prima ora del giorno, al sorgere del sole. Eva peccò il venerdì successivo, 25 marzo, alle undici, girando la sua ruota, per liberare la mela che aveva suscitato il suo desiderio, più ancora della sua curiosità, e molto più della sua fame, all'estremità del ramo da cui pendeva. Adamo, a sua volta, la morse esattamente a mezzogiorno.
Fu in quel preciso istante, allo zenit, che l'uomo si ritrovò incapace di deglutire; fu in quel preciso istante che un pezzo del frutto gli rimase incastrato in gola, e sul suo collo apparve la prima traccia del tempo, quella che impedisce di deglutire . La prima traccia del tempo è il pomo d'Adamo, è l'angoscia che chiude la gola, un'angoscia che si è bloccata appena sotto il livello della parola. Quanto a Dio, è detto chiaramente che non attraversò il giardino prima delle 15:00. La prima donna, con entrambe le braccia alzate, urlante, seguita dal primo uomo, con entrambe le mani chiuse sugli occhi, il piede destro ancora dentro il piccolo spazio che resta del Paradiso, vengono entrambi espulsi dal giardino alle 16:00.
La meditazione iniziale di Ovidio è simile a quella di Spinoza, per il quale il piacere sessuale non è una forma immediata di gioia, ma il riflesso di una gioia più ampia, trascendente. Una gioia ontologica, vulcanica, tellurica. La gioia di essere nell'essere. Ut sol : come il sole che si riversa, così pensano i musicisti; una gioia degna di un sole radioso; una gioia naturale, ma che precede l'invenzione naturale del sesso: una gioia del passato. Una gioia solare da cui ha bevuto la terra, da cui ha bevuto la vita. Una gioia in permanente espansione e di cui noi siamo solo il riflesso. Un riflesso di una luminosità che guizza sotto lo spessore minimo di una mano sulla spalla, di un osso del polso, di un sorriso irregolare; un riflesso abissale e distante, antico e fragile, di quell'istante in cui, alle 16:00 in punto, al suono di una fontana, abbiamo trascinato, perplessi e confusi, un corpo a brandelli fuori dal paradiso.
observador