Quando la democrazia funziona, anche se è scomoda

Il Portogallo non sta attraversando una crisi di democrazia. Sta vivendo il suo funzionamento più chiaro: un elettorato libero, maturo e soddisfatto. Liberi di scegliere, sufficientemente maturi da rifiutare le illusioni e stanchi di un sistema politico che, per anni, si è protetto dietro formule logore e discorsi moralistici.
I risultati delle elezioni dimostrano qualcosa che l'élite politica e mediatica è restia ad ammettere: la maggior parte dei portoghesi non si riconosce più in un progressismo dogmatico, estraneo alla realtà del Paese. La sinistra, che per decenni si è presentata come custode dell'etica pubblica, ha perso la bussola. E ha perso l'elettorato.
C'è chi vede nell'ascesa dei cosiddetti partiti di protesta un rischio per il regime. Ma il vero rischio era credere che il regime potesse durare in eterno senza ascoltare. La democrazia non manca di suscitare malcontento. Fallisce se lo ignori. Come ci ricorda Yascha Mounk, "La democrazia consente agli elettori di sostituire i governi che non funzionano, e spesso tale sostituzione è rumorosa, scomoda e necessaria".
L'elettore portoghese non ha votato per odio. Ha votato con delle richieste. Richiesta di risultati, riforme strutturali, rispetto per gli sforzi di chi lavora, investe e produce risultati. Ha votato contro l'inerzia. Contro la via più facile. Contro il politicamente corretto che è diventato dogma.
La sinistra ha perso la presa sul vero Paese. La destra, se vorrà prendere il controllo del momento, dovrà dimostrare di saper governare con rigore, ma anche con visione. Non basta vincere le elezioni. È necessario trasformare l'opportunità in responsabilità. E tutto questo inizia ripristinando la fiducia dei cittadini in una politica che dice meno e fa di più.
Il centro politico, spesso sottovalutato perché apparentemente poco interessante, può e deve essere il pilastro di questa nuova fase. Un centro che difende la libertà con responsabilità, l’autorità con giustizia e la solidarietà senza condiscendenza. Un centro che capisca che aprire le frontiere, promettere uno Stato per tutto e per tutti o negare i limiti dell’integrazione non sono atti di progresso. Queste sono le ricette per la frammentazione.
Il Portogallo ha bisogno di più ambizione e meno discorsi. Di più merito e meno complessi ideologici. Il futuro si costruisce con la stabilità, non con gli slogan . Il sistema funziona. Resta da vedere se coloro che ora hanno la responsabilità di guidare saranno all'altezza di quanto hanno detto i portoghesi alle urne, con chiarezza, coraggio e senza mezzi termini.
observador