Iran: “Questa non è la nostra guerra”

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Iran: “Questa non è la nostra guerra”

Iran: “Questa non è la nostra guerra”
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"Si vede come non si preoccupino del loro popolo. Non vogliono nemmeno proteggere il loro canale di propaganda." Lo striscione della televisione di stato iraniana mostra la presentatrice Sahar Emami, che stava trasmettendo sulla televisione nazionale quando l'emittente di Teheran è stata colpita da un attacco israeliano. (Foto: Fatemeh Bahrami/Anadolu tramite Getty Images)

L'ambasciata tedesca consiglia ai cittadini iraniani di rimanere a casa, mentre l'esercito israeliano e Trump consigliano di lasciare Teheran. E allora dove? Basta una chiamata ai familiari lì presenti, e la guerra arriva in diretta al telefono.

Articolo di Jina Khayyer

"Il grattacielo di cui probabilmente hai visto le foto, quello con i piani superiori spazzati via, dove è stato colpito uno dei generali, è a 200 metri da noi in linea d'aria", dice mia sorella. "Un drone! Gli israeliani hanno fatto volare un drone nella camera da letto di quel tizio. Sono così precisi. I droni erano piazzati da qualche parte a Teheran, ed è per questo che non sono comparsi su nessun radar. Non che questo avrebbe cambiato qualcosa; il nostro governo non ci avverte comunque. Solo se non indossi il velo: è a questo che servono i sistemi di allarme. Allora ti troveranno anche negli angoli più remoti della città e ti manderanno immediatamente un messaggio. Ci uccideranno perché non indossiamo il velo. Non gli importa se le bombe ci cadono in testa..."

L'autrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen parla dei traumi che ha vissuto dopo il 7 ottobre, della questione di chi trae vantaggio dalla vendetta e del motivo per cui, nonostante tutto, ha deciso di scrivere un altro romanzo.

Intervista di Nora Zukker

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