Peppe Poeta ha concesso a Brescia un sogno scudetto


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a canestro
Voleva fare il general manager, è finito ad allenare. La Germani si giocherà la vittoria nelle finali della Serie A contro la Virtus Bologna
Dopo aver incantato per anni sui parquet di mezza Italia (con una breve parentesi in Spagna), Peppe Poeta è passato dall’altra parte, dove non pensava di poter finire. Voleva fare il general manager, lui che era sempre stato abituato a valutare il talento, soprattutto il suo, in maniera decisamente esigente: voleva e doveva dimostrare di essere all’altezza della Serie A e si era messo sulla cartina geografica del nostro basket grazie a una partita da 51 punti ai tempi della Prima Veroli. Non ha avuto mai nulla di facile dalla sua carriera, Poeta: ogni minuto che ha giocato se l’è guadagnato, ogni gradino una conquista, fino a Bologna, Vitoria, la Nazionale, una Coppa Italia incredibile alzata da capitano di Torino agli ordini di Paolo Galbiati, che in quel 2018 aveva praticamente la sua età. Dall’altra parte, quel giorno, c’era Brescia, sconfitta in volata: mai avrebbe pensato di poterla guidare, qualche anno dopo, alla sua prima finale scudetto della storia, arrivata, con una tremenda ironia della sorte, proprio nella stagione in cui la squadra di calcio sta per saltare in aria.
Per Poeta è la prima stagione da head coach. Si era immaginato una carriera da dirigente, poi era arrivata una telefonata da Ettore Messina, alla ricerca di un assistente dopo l’addio di Gianmarco Pozzecco, destinazione Nazionale. Ma anche il Poz aveva avuto la stessa idea: lo voleva nello staff azzurro. Un’affinità elettiva, quella tra il ct dell’Italbasket e l’uomo di Battipaglia: entrambi ex play, entrambi capaci di sconquassare le difese avversarie con la palla in mano nonostante una corporatura lontana da quella dei giganti che affrontavano. Dopo quel doppio sì, sono stati anni di prezioso apprendistato: Poeta ha osservato, catturato con gli occhi, imparato il mestiere da due profili decisamente distanti tra loro.
A giugno 2024, la chiamata di Brescia, reduce nei due anni precedenti dalla vittoria della Coppa Italia e da una semifinale scudetto con Alessandro Magro in panchina. Una scelta coraggiosa, un’eredità pesante da non disperdere e da onorare. Serviva Poeta per scardinare un duopolio che negli ultimi anni aveva reso noioso il basket italiano: era dal 2019, l’anno del trionfo della Reyer di coach De Raffaele sulla Dinamo Sassari di Pozzecco, che in finale non si vedeva un nome diverso da quelli della Virtus Bologna e delll’Olimpia Milano. Certo, Brescia ha avuto la fortuna, se così si può dire, di vedere finire le due corazzate sul lato opposto del tabellone, complice la sgangherata stagione milanese, ma ha avuto comunque la capacità di spazzare via in tre partite la rivelazione della stagione, Trapani, la neopromossa terribile allenata da un vecchio santone come Jasmin Repesa. Per superare il muro virtussino servirà un miracolo: “Siamo oltre ogni aspettativa, ci vuole un’impresa e forse non basterà nemmeno la miglior versione di noi stessi: ai miei ragazzi ho detto di godersela”, ha detto qualche giorno fa a Repubblica, consapevole che la pressione è tutta sulle spalle dei ragazzi di Ivanovic. A fare il gm, adesso, non ci pensa nemmeno.
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