«Veniamo in Sardegna cinque volte»: Corino risponde al presidente del Budoni

La polemica sulle trasferte del Girone G si arricchisce di un nuovo capitolo e, questa volta, Ischia finisce al centro del dibattito. Nei giorni scorsi il presidente del Budoni, Filippo Fois, ai microfoni di Notiziariocalcio.com ha raccontato le difficoltà logistiche della sua società, costretta a misurarsi ogni settimana con voli, alberghi e incastri impossibili. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, per chi vive su un’isola e conosce da anni il peso dell’insularità sui bilanci e sull’organizzazione sportiva. Ma nelle parole del numero uno gallurese c’è un passaggio che ha fatto rumore: la trasferta di Ischia descritta come una sorta di incubo organizzativo.
«Ci avevano promesso solo poche squadre campane e invece ci hanno messo l’Ischia, una trasferta che per noi è terribile», ha detto Fois, ricordando la gara giocata a metà settembre. «Avendola affrontata intorno al 14 settembre, abbiamo dovuto prenotare addirittura tre alberghi perché non c’era spazio in un’unica struttura per tutta la squadra. Pensate che disagio stare in tre hotel diversi… A Ischia si cerca di giocare alle 11:00 di mattina: finita la partita, si deve stare fermi un’ora e mezza per prendere il traghetto e solo per un soffio si riesce a prendere l’aereo. Siamo arrivati 20 minuti prima che chiudesse il gate».
Una lamentela inserita in un quadro più ampio, in cui il presidente del Budoni insiste da anni su un obiettivo preciso: ottenere un girone “esclusivamente laziale”, con trasferte ravvicinate e spostamenti nel raggio di cento chilometri. «Sono anni che lottiamo per poter fare un campionato esclusivamente laziale, perché in quel girone ci si sposta agevolmente e nel giro di 100 km si hanno tutte le squadre. È quello che auspichiamo da sempre». Nel mirino, oltre a Ischia, c’è il pacchetto delle trasferte campane, considerate troppo onerose e logoranti per una realtà sarda.
Dall’altra parte del mare, però, la versione non è così univoca. A riportare equilibrio nel dibattito ci pensa mister Simone Corino, tecnico dell’Ischia, che parlando proprio delle difficoltà logistiche legate alle trasferte ha offerto una risposta indiretta ma chiarissima alle parole del presidente del Budoni. Senza citare Fois, ma andando dritto al punto.
«Quando vieni a lavorare su un’isola, queste cose le metti in conto», ha spiegato l’allenatore gialloblù. «Noi sono due anni che andiamo in trasferta in Sardegna. Vorrei ricordare che noi andiamo cinque volte in Sardegna, mentre le squadre sarde vengono qui una volta sola». Un ribaltamento di prospettiva netto, che sposta il fuoco dal racconto di una sola parte a una realtà condivisa: insularità e mare non sono un problema solo per chi parte dalla Sardegna, ma anche per chi, dall’isola d’Ischia, è costretto a imbarcarsi continuamente verso Olbia, Sassari, Budoni e compagnia.
Corino non minimizza le difficoltà, le conosce bene: «Quando ci dobbiamo muovere, per noi non è mai semplice. L’anno scorso andavamo in Puglia e c’erano viaggi estenuanti, come lo è stato anche quest’anno. Capisco perfettamente le problematiche e le vivo in prima persona». Ma il suo ragionamento va oltre la lamentela e spinge sulla necessità di soluzioni concrete. «Il calendario esce abbastanza presto e bisogna organizzarsi. So quali sono le difficoltà economiche e logistiche, ma so anche che in Sardegna abbiamo sempre trovato un’accoglienza importante, da parte delle società e dei tifosi. E quando le squadre sarde vengono qui cerchiamo, per quanto possibile, di accoglierle nella maniera migliore».
Il messaggio è chiaro: i sacrifici non sono a senso unico. Se il Budoni denuncia la trasferta di Ischia come “terribile”, l’Ischia potrebbe dire lo stesso delle cinque volte in cui deve attraversare il Tirreno per affrontare le squadre sarde. Con una differenza numerica evidente, che Corino sintetizza con una frase destinata a restare sul tavolo nel dibattito tra club: «Noi andiamo cinque volte in Sardegna, loro vengono qui una sola volta».
Sul tema si innesta un’altra considerazione del tecnico, che sembra quasi rispondere linea per linea alle preoccupazioni del presidente Fois sulla sostenibilità del campionato: «Le difficoltà ci sono, ma come dico sempre bisogna cercare le soluzioni. Se stiamo solo a parlare dei problemi, non li risolviamo mai. Alla fine tutto si riduce al campo: bisogna scendere in campo e fare prestazione, provando a vincere le partite».
Nel frattempo all’orizzonte si profila la riforma dei campionati con gironi da venti squadre e turni infrasettimanali, che il presidente del Budoni considera un incubo: «Giocare le partite in settimana viene malissimo per noi. Si perde tempo prezioso, non si riesce a recuperare né a preparare bene la gara successiva». Anche qui, l’isola d’Ischia conosce bene il peso dei rientri notturni, dei rientri alla domenica tarda, delle sveglie anticipate per prendere il primo traghetto utile.
Ne esce un quadro in cui tutti hanno qualcosa da recriminare e ben poco da festeggiare sul piano logistico. Ma se da una parte c’è chi chiede da anni un girone “cucito su misura”, dall’altra c’è chi, come Corino, accetta il terreno così com’è e prova a spostare il baricentro dal lamento alla programmazione. Con una certezza ribadita: il mare non divide solo i sardi dal continente, divide e complica anche il campionato di chi, come l’Ischia, ogni settimana convive con la stessa identica parola che Fois usa come chiave di tutto: insularità. Solo che qui, invece di diventare alibi, deve trasformarsi in identità.
Il Dispari






