Cari figli, silenziate il vostro dolore please

Sentirsi soli in mezzo agli altri: è questo il denominatore comune del vissuto degli adolescenti di oggi secondo Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro. «E sentirsi soli in mezzo agli altri è molto peggio che sentirsi soli da soli», annota. Nel suo ultimo libro, Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti (Raffaello Cortina Editore) Lancini mette sotto la lente il tema della relazione tra adulti e ragazzi, «unica vera forma di prevenzione» – dice – in un’epoca in cui «gran parte del disagio adolescenziale è legato alla mancanza di una relazione autentica, che manca proprio perché faticosa. Implica riconoscere che i figli sono altro da noi, fare cose che non ci piacciono, provare emozioni che non ci piacciono».
Intendiamoci, i genitori di oggi ascoltano i figli infinitamente più di quanto siano stati ascoltati: eppure non basta. «Con i nostri figli, fin dalla più tenera età, abbiamo stretto un patto centrato su ascolto e comprensione, ma di fatto noi quel patto lo interrompiamo nel momento in cui loro esprimono emozioni, esigenze o bisogni scomodi, che ci danno fastidio, che ci chiedono di cambiare i nostri programmi, di riorganizzare le nostre vite». Diciamo pure che ogni volta che i figli “rompono”… il patto salta. Tipicamente questo accade in adolescenza: «Tristezza, paura, rabbia sono emozioni che noi adulti, presi dalla nostra vita, non solo non vediamo, ma non legittimiamo». Lancini non crede che il problema odierno siano i genitori iperprotettivi («la “mamma spazzaneve” e il plusmaterno sono fenomeni legati alla società del narcisismo, tipici più degli anni Novanta che di oggi», spiega): «Noi ai ragazzi oggi chiediamo proprio di non provare emozioni negative e disturbanti, che è una cosa diversa dalla protezione. O meglio, il nostro scopo è proteggere noi stessi, in primis dal nostro senso di inadeguatezza. Ai ragazzi diciamo di rimanere sempre in superficie e poi li rimproveriamo perché non sono profondi. Chiamiamo educazione quella che invece è incapacità di accogliere i vissuti più disturbanti dei nostri figli e ci laviamo la coscienza dicendo che è colpa degli smartphone. Non siamo cattivi, siamo solo troppo fragili».
Dal corpo all’amicizia, dalla rabbia alle relazioni, nel nuovo numero di VITA, Adolescenti, quello che non vediamo, sette esperti ragionano su sette parole chiave e smontano ciò che pensiamo di sapere sui teenager di oggi, così diversi da quelli che noi siamo stati. Se hai un abbonamento leggi subito Adolescenti, quello che non vediamo e grazie per il tuo sostegno. Se vuoi abbonarti puoi farlo a questo link.
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