Come usare l’AI per mettere alla prova le proprie idee

Ogni idea geniale ha un punto debole che di solito non vediamo. È una legge non scritta dell’universo creativo. E più ci innamoriamo della nostra idea, meno riusciamo a vederne i difetti. È qui, che entra in scena l’AI. Può essere un ottimo sparring partner intellettuale, non per confermare quanto siamo brillanti… ma per demolire sistematicamente le nostre idee e renderle inattaccabili. Non è masochismo, è il modo più veloce per trasformare un’intuizione fragile in un progetto a prova di bomba.
Quando si lavora spesso da soli o in team molto piccoli è difficile avere punti di vista diversi che mettano in discussione le nostre idee. Il rischio è di vivere all’interno di bolle di conferma dove le nostre idee sembrano sempre fantastiche.
5 prompt che trasformano idee mediocri in progetti vincentiL’AI, da ChatGPT a Claude, usata nel modo giusto, rompe questa bolla. Non perché sia più intelligente di noi, ma perché può simulare punti di vista che il nostro cervello, intrappolato nei suoi schemi, non riesce a vedere. Il trucco sta nel non usare l’AI come una sorta di yes-man.
La maggior parte delle persone chiede È buona questa idea?
e ovviamente l’AI risponde con entusiasmo. È programmata per intrattenere conversazioni piacevoli e non conflittuali… Si deve invece trasformare l’AI in un critico spietato, un avvocato del diavolo, un simulatore di scenari catastrofici. Ecco come!
Il primo prompt può essere doloroso, ma è assolutamente utile: Fai l’avvocato del diavolo e trova tutti i buchi in questa idea. Sii brutalmente onesto, non risparmiare critiche.
Non è un esercizio per deboli di cuore. L’AI smetterà di essere gentile e inizierà a smontare la propria idea pezzo per pezzo.
Per chi si vuole cimentare con la variante ancora più spietata: Immagina di essere un investitore scettico con 20 anni di esperienza. Perché non investiresti mai in questa idea?
Le risposte forse faranno sudare freddo, ma è meglio sudare davanti a uno schermo che davanti a dei veri investitori.
C’è un prompt che è veramente prezioso: Quali domande dovrei farmi su questa idea/progetto/decisione prima di procedere?
Sembra banale, ma non lo è. Invece di cercare risposte, si chiedono quali sono le domande giuste. L’AI diventa un consulente strategico, capace di portare alla luce aspetti che non erano stati presi in considerazione. Si possono anche personalizzare: Quali domande farebbe un cliente arrabbiato?
Quali domande porrebbe un competitor?
Quali domande farebbe un revisore fiscale
Ogni punto di vista rivela vulnerabilità diverse.
Descrivi lo scenario migliore e peggiore se porto avanti questa idea. Poi aggiungi tre scenari realistici intermedi.
Questo prompt trasforma l’AI in una macchina del tempo. Non predice il futuro, ma forza a considerare futuri possibili che il proprio ottimismo (o pessimismo) naturale impedisce di vedere.
Per un cambio di carriera ad esempio, l’AI potrebbe delineare scenari inaspettati. Il peggiore magari non è nemmeno il fallimento totale, ma un successo mediocre che intrappola in una nuova routine insoddisfacente.
Variante potente per progetti a lungo termine: Simula l’evoluzione di questa idea nei prossimi 5 anni considerando cambiamenti tecnologici, economici e sociali prevedibili.
Un prompt che costringe a pensare oltre l’entusiasmo iniziale.
Analizza questa idea dal punto di vista di: un CEO con 20 anni di esperienza, un cliente target scettico, un dipendente che dovrebbe implementarla, e un giornalista critico. Fornisci il feedback di ognuno.
Con questo prompt, ogni “esperto” attacca l’idea da un punto di vista diverso. Il CEO potrebbe vedere problemi di scalabilità, il cliente confusione nella proposta, il dipendente complessità operative, potrebbe individuare aspetti controversi perfetti per creare titoli emozionali.
Ad esempio, il “cliente scettico” potrebbe sollevare obiezioni che si possono trasformare in FAQ sul proprio sito. Il “dipendente” potrebbe evidenziare processi che da automatizzare prima del lancio. Il “giornalista” può preparare alle critiche pubbliche.
5. Il detector di bias nascostiQuali bias o assunzioni culturali/personali/di privilegio potrebbero esserci in questa idea che non noto?
Questo prompt è scomodo perché mostra i punti ciechi. Spesso si dà per scontato che la propria esperienza sia universale. Non lo è mai. Le idee portano con sé pregiudizi impliciti che derivano dalla cultura, dal contesto sociale, ecc. Il rischio è doppio. Da un lato si perde l’opportunità di includere segmenti di mercato importanti, dall’altro si rischia di alienarli con messaggi che sembrano esclusivi o insensibili.
Facciamo un esempio pratico. Un team di sviluppo lancia un’app per il benessere che prevede camminate giornaliere di 10.000 passi. Sembra un consiglio innocuo e universale, ma non lo è per le persone con disabilità motorie, l’app diventa inaccessibile. Così pure per chi vive in città poco sicure, camminare da soli può non essere un’opzione. Oppure per chi fa turni di lavoro lunghi, l’obiettivo può essere irrealistico e frustrante.
Chiedendo all’AI di evidenziare i bias nascosti, emergono prospettive alternative. L’app potrebbe proporre obiettivi personalizzati, includere esercizi accessibili a tutti, o suggerire routine di movimento adattabili a vari contesti.
Il segreto non è la domanda perfetta, ma il processo di iterazioneIl vero potere non sta in un singolo prompt, ma nel processo progressivo. Ogni domanda successiva serve ad approfondire, chiarire e mettere alla prova le risposte ottenute. Si chiede di sviluppare un concetto, fornire esempi concreti, raccontare casi reali o presentare contro-argomentazioni. È un dialogo continuo, non un monologo. Ogni scambio migliora l’idea iniziale, come uno scultore che, colpo dopo colpo, libera la forma nascosta nel blocco di marmo.
L’AI non pensa per noi. Costringe a pensare in modo più rigoroso, a considerare più punti di vista. Le idee che sopravvivono a questo processo non sono solo buone, sono indistruttibili, perché hanno già affrontato critiche e difficoltà in una simulazione protetta, preparandosi a reggere l’impatto con il mondo reale.
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