Global Sumud Flotilla, decine di barche cariche di aiuti anche dall’Italia verso Gaza: per rompere l’assedio di Israele

L'iniziativa a fine agosto
Sumud in arabo vuol dire "resistenza", le imbarcazioni da 44 Paesi. Per gli organizzatori è "la più grande missione marittima civile mai tentata". A Genova organizzata una mobilitazione per caricare 45 tonnellate di generi alimentari

Decine di imbarcazioni che salperanno per avvicinarsi il più possibile alla Striscia di Gaza, nel tentativo di rompere il blocco navale di Israele e di far arrivare alla popolazione civile sotto le bombe carichi di aiuti umanitari. Gli organizzatori hanno definito la Global Sumud Flotilla “la più grande missione marittima civile mai tentata verso Gaza”. La parola Sumud in arabo vuol dire resistenza, resilienza, perseveranza. La flotta transnazionale chiede: “Stop all’assedio, stop al genocidio, stop alla fame usata come arma e stop alla disumanizzazione”.
L’iniziativa scatterà a fine mese, il 31 agosto. Le imbarcazioni arriveranno da 44 Paesi. Dall’Italia da Genova, il 31 agosto, e dalla Sicilia, il 4 agosto. A Genova organizzata anche una mobilitazione generale, con Music for Peace e il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (Calp) per raccogliere 45 tonnellate di generi alimentari da imbarcare il 30 agosto. Si uniranno ad altre imbarcazioni salpate da altri porti, da altri Paesi. Al momento si sa che partiranno sicuramente da Barcellona e dalla Tunisia. Il blocco imposto dallo Stato Ebraico sulla Striscia di Gaza dura dal 2007.
“Siamo una coalizione di persone comuni (organizzatori, operatori umanitari, medici, artisti, sacerdoti, avvocati e marinai) che credono nella dignità umana e nel potere dell’azione non violenta – si legge sul sito ufficiale dell’iniziativa – Sebbene apparteniamo/abbiamo nazioni, fedi e convinzioni politiche diverse, siamo uniti da un’unica verità: l’assedio e il genocidio devono finire. Siamo indipendenti, internazionali e non affiliati ad alcun governo o partito politico. La nostra fedeltà è rivolta alla giustizia, alla libertà e alla sacralità della vita umana”.
Non una novità assoluta: era il 2008 quando due barche del Free Gaza Movement riuscirono perfino a sbarcare sulla Striscia, a bordo c’era anche Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano ucciso a Gaza nel 2011. Due anni dopo le barche della Freedom Flotilla furono attaccate dalla Marina israeliana: furono nove le vittime tra gli attivisti. A inizio giugno la Freedom Flotilla con a bordo l’attivista ambientale Greta Thunberg era stata bloccata dalla marina militare. Sul sito ufficiale della Flotilla si legge che l’iniziativa non è illegale: “Il blocco di Gaza da parte dell’occupazione israeliana costituisce una punizione collettiva, una violazione delle Convenzioni di Ginevra. Le imbarcazioni civili che trasportano aiuti umanitari o che partecipano a proteste pacifiche in acque internazionali sono protette dal diritto marittimo”.
La Global Sumud Flotilla sarà composta in gran parte da piccole imbarcazioni. Se la scelta è stata puntare sulla rotta marittima è perché “gli aiuti vengono spesso ritardati, limitati o trasformati in trappole mortali. Via mare, aggiriamo questi sistemi e affrontiamo il blocco frontalmente. Queste imbarcazioni non trasportano solo aiuti; portano un messaggio: l’assedio deve finire”. Anche decine di attivisti italiani tra quelli che saranno a bordo, Maria Elena Delia è membro del Consiglio Direttivo della Global Sumud Flotilla e Coordinatrice italiana del Global Movement to Gaza.
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