La forza delle università non è persuadere ma chiarire la complessità

14 giu 2025

Fabbri * In una lezione all’università di Monaco nel 1917 Max Weber indicò nella ’chiarezza’ il risultato più prezioso a cui...
Fabbri * In una lezione all’università di Monaco nel 1917 Max Weber indicò nella ’chiarezza’ il risultato più prezioso a cui un docente universitario potesse ambire. Chiarire come differente da persuadere. Dispiegare gli elementi analitici del reale, prendersi il tempo di osservarli bene, coprendosi l’occhio destro e poi l’occhio sinistro. Invece che assemblarli frettolosamente a proprio gusto, a uso e consumo delle proprie (spesso poco fondate) convinzioni, da inculcare in menti ancora indifese. L’aggressione che stanno subendo le università americane è, anche, una aggressione alla chiarezza. Che è un valore tanto più prezioso quanto maggiore è la confusione, teorica e pratica, generata dalle trasformazioni grandi, come quelle che stiamo vivendo, tecnologiche, economiche, sociali.
Sono trasformazioni che vanno decifrate e quindi governate, in un quadro valoriale condiviso e a tutela della qualità del nostro vivere. La digitalizzazione dell’intelligenza e delle identità. La demografia e le migrazioni. L’aggressione dell’economia da parte della finanza. La nuova fenomenologia nello spazio. Serve chiarezza, e quindi quadri interpretativi capaci di orientare le nostre percezioni e il nostro agire. E l’università può e deve esserne protagonista. Poiché le dinamiche della conoscenza e dell’innovazione oggi sono relazionali e processuali e richiedono organizzazioni porose e capacità di alimentare interdipendenze generative tra le università e i centri di competenza, le amministrazioni pubbliche, le imprese e i corpi intermedi, l’università deve riconcepirsi, da semplice produttore di conoscenza ’in proprio’ a ’orchestratore’ dei processi di produzione, diffusione e valorizzazione delle conoscenze, spazialmente distribuiti e variamente articolati tra gli stakeholders dell’ecosistema territoriale. Ciò sollecita anche una riorganizzazione operativa, da torre d’avorio a piattaforma, per il perseguimento collaborativo di obiettivi di ’bene comune’.*Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Economia Marco Biagi
© Riproduzione riservata
Tag dell'articolo
UniversitàQuotidiano Nazionale