Prepotenza americana madre di ogni guerra: dalla Seconda Guerra Mondiale 30 Paesi aggrediti

La rubrica Sottosopra
Dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, dalla Corea all’Iran, gli Usa hanno aggredito 30 Paesi in violazione del diritto internazionale

Bisogna spegnere la prepotenza più che un incendio. (Eraclito)
Mark Rutte, l’ineffabile olandese divenuto segretario della Nato, ha dichiarato che “il raid Usa in Iran non viola il diritto internazionale”. Questa è l’Alleanza atlantica. Segue la teoria di Goebbels: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Non pago, Rutte ha inviato un messaggio a Trump, da questi reso pubblico, in cui si spertica per il 5 per cento dei Pil dei Paesi europei per il riarmo, dove dice: “Otterrai qualcosa che nessun presidente americano è riuscito a fare in decenni”. Povero lacchè, con lingua a spatola. Che, attaccando l’Iran, Netanyahu e Trump abbiano violato il diritto internazionale e la Carta dell’Onu è una verità, per così dire, in re ipsa, di una evidenza abbagliante. Gli Stati Uniti, in particolare, sono maestri in quest’arte.
Dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi hanno aggredito, a loro insindacabile giudizio e piacimento, circa 30 Paesi, dalla Corea al Guatemala, dal Vietnam a Cuba, dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Somalia alla Bosnia, dal Pakistan alla Siria (per ragioni di spazio non posso riportare tutto l’elenco, con le date degli attacchi). La prepotenza d’oltreoceano si dispiega sul – nel – mondo. L’impostura, nell’immediato, può sembrare che paghi. Israele e Usa, attaccando l’Iran, hanno compiuto un’azione piratesca da manuale in termini militari e politici. Resisi rapidamente padroni dei cieli, hanno lasciato all’Iran solo l’uso di qualche missile. Sul piano politico, bombardando i siti nucleari, hanno fatto sì che solo Israele sia una potenza atomica nel Medioriente. E sono stati pure “generosi”: hanno evitato di ridurre l’Iran all’età della pietra – come hanno fatto a Gaza – , fabbricando una tregua che dovrebbe portare alla fine della guerra.
La lezione, impartita al mondo, è di una perentorietà agghiacciante. Dice, in sostanza: vedete – tutti – che cosa succede a chi tenta di sbarrarci il passo? Nessuno al mondo può sentirsi al riparo: le nostre portaerei, i nostri cacciabombardieri e i nostri missili possono arrivare dappertutto. La prepotenza come sudario onniavvolgente. Ed è qui, per fortuna, che sorge la contraddizione. Giunta all’acme, l’impostura violenta si svela agli occhi dei popoli. È questa la ragione fondamentale per cui il mondo cerca di andare verso il multilateralismo e il policentrismo. Lo mostra l’aggregazione dei Paesi Brics, crescenti di peso e di numero, che non a caso comprendono le economie emergenti e le nazioni più popolose, dalla Cina all’India, dalla Russia al Brasile. Un processo non privo di contraddizioni, certo. Ma indica una linea di tendenza. Sufficiente a stabilire la pace nel mondo? Per nulla, come le vicende attuali dimostrano. Per giungervi realmente occorre che l’uomo (contemporaneo) compia quella che i greci chiamavano “metànoia” (“mutamento di pensiero”, in senso lato “conversione”). Per cui il dialogo sostituisca la contrapposizione, la coesistenza soppianti lo scontro, e il disarmo è l’unico modo per togliere la parola agli ordigni mortiferi.
Valgano, in merito, le parole di papa Francesco: “ Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità”. Sottinteso: per giungere a quella fratellanza umana che, non a caso, era una delle aspirazioni della rivoluzione francese. Quando la Meloni ripete al Senato lo slogan rifritto “si vis pacem, para bellum”, è evidente la lunghezza della strada da percorrere. Nel vortice della guerra e nell’ebbrezza del riarmo, il bellicismo lava via la responsabilità delle coscienze: ci siamo accorti, ad esempio, che nessuno parla più dei mutamenti climatici, che si aggravano, e stanno pregiudicando il futuro della specie umana? E chi si occupa dei martoriati palestinesi? Come si è visto con l’Iran, gli Stati Uniti hanno un grande potere di influenza su Israele. Se non lo inducono a fermare il massacro, ogni persona onesta, e amante della pace, è in diritto di rivolgere loro le parole dette da Voltaire (a proposito dei padri della chiesa): “Me la pagheranno!”
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