Profit e non profit, un dialogo che resiste nonostante la burocrazia

Due mondi in dialogo. Sono quelli di aziende e organizzazioni del Terzo settore che si sono ritrovati sul palco di un incontro organizzato in occasione del Meeting di Rimini da CdO Opere sociali e Fondazione Progetto Arca.
Sul palco per parlare di “Partenariato profit – non profit: nuove frontiere di uno sviluppo sostenibile” si sono ritrovati: Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione Progetto Arca; Dario Boggio Marzet, presidente del Banco Alimentare Lombardia; Luisa Gamba, head of partnership and public sector di Amazon Business Italia; Alessandra Goretti, corporate affairs & communication manager di JTI Italia.
A moderare l’incontro Sergio Luciano, direttore di Economy che ha voluto citare due numeri: i 5 milioni di volontari attivi nel Terzo settore e i 10 milioni di tifosi di calcio lanciando una riflessione-provocazione: «Se il mondo del non profit avesse la metà dello spazio lasciato alle notizie del calcio…». Ma non solo, citando l’intervento del professor Zamagni al Meeting ha chiosato: «questo incrocio virtuoso ha ottenuto tanto, ma c’è ancora tanto da fare».
Alberto Sinigallia ha ripercorso i 31 anni di storia di Progetto Arca, nato su ispirazione dell’azione di Fratel Ettore, attivo a Milano nell’aiuto e alle persone senza dimora. «Noi abbiamo dato vita a un percorso di uscita dall’indigenza che nasce da un primo contatto: la distribuzione di cibo in strada», ha aggiunto. Raccontando i numeri della fondazione: 435mila beneficiari in 30 anni, 23 milioni di pasti distribuiti, oltre 100mila persone accolte nei dormitori, con il 77% dei casi conclusi positivamente attraverso il recupero sociale di casa e lavoro Sinigallia ha sottolineato: «Dietro questi dati ci sono 600 volontari e 250 dipendenti che ogni giorno scelgono di esserci».
Nel suo racconto anche il finanziamento, da parte di una fondazione britannica, di un manager che ha permesso a Progetto Arca di implementare i propri progetti, passati da 12 a 20 milioni di valore. Sinigallia ha chiuso il suo intervento annunciando l’inaugurazione per fine anno di 27 nuovi appartamenti (dell’impegno per l’housing abbiamo scritto qui).
La storia del Banco Alimentare nasce proprio dall’incontro tra impresa e volontariato, come ha ricordato Dario Boggio Marzet, presidente del Banco Alimentare Lombardia raccontando le origini negli anni ’80 dall’intuizione di Danilo Fossati, fondatore della Star con un gruppo di giovani volontari.
«Negli anni ’80 buttare via il cibo era uno scandalo. Da lì è partita la nostra missione: recuperare alimenti eccedenti e ridistribuirli a chi ha bisogno. Oggi il Banco è una rete nazionale di 21 organizzazioni regionali: nel 2024 abbiamo distribuito più di 100mila tonnellate di alimenti e aiutato 1,7 milioni di persone. Solo in Lombardia, ogni giorno forniamo 100mila pasti equivalenti», ha detto sottolineando come la scelta fin dalle origini sia stata quella di sostenere le strutture sul territorio che aiutano direttamente le persone in difficoltà. E nell’azione del Banco Alimentare fondamentale è il supporto del mondo profit a partire dal supporto logistico fornito per esempio da Amazon al volontariato aziendale. «Si è costruita una rete», ha sottolineato parlando di un tessuto sociale che si basa sulla sussidiarietà.
Luisa Gamba, di Amazon Business Italia, ha ricordato al di là della logistica l’intervento dopo l’alluvione in Emilia Romagna «supportando Croce Rossa e Protezione Civile con donazioni dirette e attraverso il marketplace».
Un altro punto richiamato da Gamba è quello della formazione: «Con AWS ci siamo impegnati a formare entro il 2026 200mila studenti e docenti sulle competenze digitali e sul coding. Aiutare il non profit significa anche dotarlo di strumenti per digitalizzare gli acquisti: il nostro marketplace per il Terzo settore consente di selezionare fornitori locali, garantire trasparenza e accedere a prodotti certificati sostenibili. È un modo concreto per liberare tempo e risorse, così che le organizzazioni possano concentrarsi sul loro vero lavoro: aiutare le persone», ha detto.
Accanto alle emergenze, ha precisato Alessandra Goretti, di JTI Italia, bisogna costruire relazioni di lungo periodo che possano prevenire il bisogno in una logica che vede le imprese restituire ai territori con progetti a lungo termine. «Con Progetto Arca abbiamo istituito le mense mobili, appartamenti sociali, progetti al Sud. Insieme a CdO Opere Sociali, JTI Italia ha lanciato un social contest che sostiene piccole realtà locali, permettendo loro di presentarsi, ottenere visibilità e realizzare progetti concreti».
Goretti, inoltre ha sottolineato come per Jti Italia sia importante «pensare al futuro, continuando a collaborare con le realtà sociali, portando avanti i concetti Esg in modo integrato e con le nostre persone».
Per rendere questi partenariati sempre più efficaci serve superare alcune criticità. Boggio Marzet ha sottolineato la necessità di un quadro normativo chiaro e meno burocratico, soprattutto in materia di sicurezza alimentare e fisco: «Non sono soldi sprecati: sono risorse che generano un effetto leva enorme. Con 2 milioni di budget, distribuiamo alimenti per un valore di 50 milioni. Un ente pubblico non avrebbe mai questa efficienza». Da parte sua Sinigallia ha rilanciando la proposta di defiscalizzare il volontariato aziendale.
Al termine dell’incontro sono stati raccontati i quattro progetti vincitori del social contest promosso da CdO opere sociali e Jti Italia. Si tratta del Banco di Solidarietà “Non Solo Pane” di Varese, che trasforma frutta in conserve donate alle famiglie in difficoltà: la Cooperativa Sociale “Giotto”, che ha sviluppato giardini terapeutici per malati di Alzheimer e persone fragili; l’associazione ”Cura e Riabilitazione”, che aprirà la Bottega dei talenti, dove persone con disabilità gravi potranno lavorare e incontrare il pubblico; e infine dell’impresa sociale torinese Panino e dintorni, che forma ragazzi autistici nella preparazione e vendita di panini e focacce nelle scuole, favorendo inclusione e cambiamento culturale.

«Il denaro, quando viene messo in circolo per il bene comune, diventa uno strumento prezioso. Mettere insieme risorse private orientate al profitto con opere nate per aiutare è intrinsecamente buono. È la dimostrazione», ha concluso Stefano Gheno, presidente di CdO Opere sociali, «che l’impresa non vive di numeri soltanto, ma di relazioni. Quello che oggi abbiamo ascoltato non è retorica: è la prova che un’amicizia operativa tra profit e non profit può costruire davvero nuove frontiere di sviluppo sostenibile».
Nell’immagine in apertura da sx: Boggio Marzet, Goretti, Gamba e Sinigallia – tutte le foto Meeting Rimini 2025
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