Rocca di Papa, uccide per vendetta l’assassino di suo figlio: Franco Lollobrigida era appena uscito dal carcere

L'agguato mortale
Ha ucciso per vendetta l’assassino del figlio, centrandolo a colpi di pistola in pieno giorno a Rocca di Papa, alle porte di Roma.
È quanto avvenuto martedì mattina nella cittadina del Lazio. Qui un uomo di 61 anni, Guglielmo Palozzi, ha aperto il fuoco nei pressi del capolinea dei bus Cotral in piazza della Repubblica, colpendo alle spalle Franco Lollobrigida.
Lollobrigida, 35 anni, era stato recentemente condannato a 10 anni di reclusione in Appello per omicidio preterizionale per la morte di Giuliano Palozzi, il figlio di Guglielmo, l’uomo che ha aperto il fuoco stamani.
Sul luogo dell’omicidio sono arrivati giunti carabinieri del gruppo e della compagnia di Frascati e della stazione di Rocca di Papa, oltre alle ambulanze del 118. Secondo una prima ricostruzione Palozzi avrebbe aspettato che Lollobrigida uscisse dal carcere per ucciderlo.
Giuliano Palozzi morì nel 2020 all’età di 34 anni dopo esser stato aggredito da Lollobrigida per un debito di droga di circa 25 euro. Manovale residente a Rocca di Papa, era morto dopo cinque mesi di coma al Policlinico Umberto I di Roma l’11 giugno 2020: dopo il pestaggio non si era più svegliato.
L’aggressione era avvenuta il 27 gennaio di quel 2020, quando Palozzi e Lollobrigida si incontrarono in via Frascati: ne nacque una discussione animata per un debito di droga al termine della quale Lollobrigida, con precedenti penali, lo avrebbe aggredito brutalmente, prendendolo a calci e a pugni, fino a lasciarlo a terra svenuto, provocandogli un ematoma in testa. Lollobrigida venne poi arrestato dopo qualche ora dai carabinieri per tentato omicidio: dopo la morte Palozzi il reato era diventato omicidio preterintenzionale.
Come riferisce Il Messaggero, in sede processuale Lollobrigida confermò di averlo colpito durante una lite per un debito, ma solo per difendersi: “Ho visto Palozzi estrarre un’arma o quella che mi sembrava una pistola o forse un coltello, qualcosa di metallica”, aveva dichiarato in aula. “Dopo di me sarebbero venuti altri, chi l’ha ridotto così sicuramente è stato dopo di me. Sennò avrei avuto sangue su vestiti scarpe e maniche. Per ridurre una persona così ci dovrebbe essere molto più sangue”, si era difeso nel corso del processo Lollobrigida.
l'Unità